A trent'anni dalla fine «del regime totalitario che ne imprigionava libertà e iniziative» il paese bulgaro «si trova ad affrontare le conseguenze dell’emigrazione». Ecco, «a voi, che conoscete» questo «dramma, mi permetto di suggerire di non chiudere gli occhi, il cuore e la mano - come è nella vostra tradizione - a chi bussa alle vostre porte». Papa Francesco lo dice nel suo discorso alle autorità e alla società civile bulgare, a Sofia, alla presenza del presidente della Repubblica Rumen Radev. È il primo intervento del Pontefice in questo suo 29° viaggio apostolico internazionale, durante il quale andrà anche in Macedonia del Nord, martedì. Dunque il Papa, a tre settimane dalle elezioni europee, si trova in uno stato Ue che lui definisce «ponte tra l'Europa dell'est e quella del sud».

A bordo del volo papale verso Sofia, Francesco ha espresso il suo apprezzamento per il titolo «Salvare l'Europa» del libro scritto da Enzo Romeo, inviato del Tg2, e donato dallo stesso autore a Bergoglio. «Mi piace questo titolo», ha commentato Francesco. Con il giornalista si è brevemente intrattenuto anche sul fatto che il simbolo dell'Ue - la corona di stelle - tragga origine dall'immagine dell'Immacolata Concezione. «Non hanno voluto citare le radici cristiane ma Dio si è vendicato così», ha commentando con ironia il Papa.

La sua visita in Bulgaria, paese che ha definito «luogo d'incontro tra molteplici culture e civiltà, porta aperta sul vicino oriente», per papa Francesco «intende idealmente riallacciarsi a quella compiuta da San Giovanni Paolo II nel maggio 2002 e si svolge nel grato ricordo della presenza a Sofia, per circa un decennio, dell'allora Delegato Apostolico mons. Angelo Giuseppe Roncalli», spiega.

Il futuro papa san Giovanni XXIII «portò sempre nel cuore sentimenti di gratitudine e di profonda stima per la vostra Nazione, al punto da affermare che, dovunque si fosse recato, la sua casa vi sarebbe stata sempre aperta, senza bisogno di dire se cattolico o ortodosso, ma solo: fratello di Bulgaria». 

Papa Roncalli «lavorò instancabilmente per promuovere la fraterna collaborazione tra tutti i cristiani e con il Concilio Vaticano II, da lui convocato e presieduto nella sua prima fase, diede grande impulso e incisività allo sviluppo dei rapporti ecumenici». 

Francesco, parlando in piazza Atanas Burro, auspica in questa occasione che «ogni religione, chiamata a promuovere armonia e concordia, aiuti la crescita di una cultura e di un ambiente permeati dal pieno rispetto per la persona umana e la sua dignità, instaurando vitali collegamenti fra civiltà, sensibilità e tradizioni diverse e rifiutando ogni violenza e coercizione. In tal modo si sconfiggeranno coloro che cercano con ogni mezzo di manipolarla e strumentalizzarla».

Riflettendo sull’attualità del Paese balcanico, afferma Francesco: «Ora, in questo frangente storico, a trent'anni dalla fine del regime totalitario che ne imprigionava la libertà e le iniziative, la Bulgaria si trova ad affrontare le conseguenze dell'emigrazione, avvenuta negli ultimi decenni, di più di due milioni di suoi concittadini alla ricerca di nuove opportunità di lavoro». Allo stesso tempo, «come tanti altri Paesi del vecchio continente», deve fare i conti «con quello che può essere considerato come un nuovo inverno: quello demografico, che è sceso come una cortina di gelo su tanta parte dell'Europa, conseguenza di una diminuzione di fiducia verso il futuro».

Secondo il Pontefice, «il calo delle nascite, dunque, sommandosi all'intenso flusso migratorio, ha comportato lo spopolamento e l'abbandono di tanti villaggi e città». Inoltre, la Bulgaria «si trova a confrontarsi con il fenomeno di coloro che cercano di fare ingresso all'interno dei suoi confini, per sfuggire a guerre e conflitti o alla miseria, e tentano di raggiungere in ogni modo le aree più ricche del continente europeo, per trovare nuove opportunità di esistenza o semplicemente un rifugio sicuro».

Rivolgendosi quindi al presidente Radev, il Papa aggiunge: «Conosco l'impegno con cui i governanti di questo Paese, da anni, si sforzano di creare le condizioni affinché, soprattutto i giovani, non siano costretti a emigrare. Vorrei incoraggiarvi a continuare su questa strada, a compiere ogni sforzo per promuovere condizioni favorevoli affinché i giovani possano investire le loro fresche energie e programmare il loro futuro personale e familiare, trovando in patria condizioni che permettano una vita degna».

a «voi, che conoscete il dramma dell'emigrazione, mi permetto di suggerire di non chiudere gli occhi, non chiudere il cuore e non chiudere la mano - come è nella vostra tradizione - a chi bussa alle vostre porte».

Papa Francesco arriva poi in auto al «Palazzo del Sinodo», a Sofia, dove incontra il patriarca della Chiesa ortodossa bulgara, Neofit, e il Santo Sinodo. Al suo arrivo è accolto dal metropolita dell'Europa occidentale e centrale, Antonio. 

Il premier bulgaro, Bojko Borisov, ha donato a Bergoglio un grande barattolo di yoghurt bulgaro molto diffuso in Argentina. Francesco ha commentato che la prima volta che ha sentito parlare della Bulgaria è stato quando sua nonna Rosa gli servì appunto lo yoghurt bulgaro.

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