Chi crede in Gesù è chiamato a essere artefice «di comunione» in Europa. È l’invito che papa Francesco esprime durante la visita al patriarca della Chiesa ortodossa bulgara Neofit e al Santo Sinodo, a Sofia, nel suo primo giorno di visita in Bulgaria.

Cattolici e ortodossi sono uniti «da un ecumenismo del sangue, del povero e della missione», dice il Pontefice. Parlando della possibilità di «ritrovare la gioia del perdono e pregustare il giorno in cui, con l'aiuto di Dio, potremo celebrare allo stesso altare il mistero pasquale», il Vescovo di Roma dice che «in questo cammino siamo sostenuti da tanti fratelli e sorelle, ai quali anzitutto vorrei rendere omaggio: sono i testimoni della Pasqua». 

Quanti cristiani «in questo Paese hanno patito sofferenze per il nome di Gesù, in particolare durante la persecuzione del secolo scorso! L'ecumenismo del sangue!», esclama. E «mentre tanti altri fratelli e sorelle nel mondo continuano a soffrire a causa della fede, chiedono a noi di non rimanere chiusi, ma di aprirci, perché solo così i semi portano frutto». Intanto, aggiunge soffermandosi sul dialogo tra le Chiese, «siamo chiamati a camminare e fare insieme per dare testimonianza al Signore, in particolare servendo i fratelli più poveri e dimenticati, nei quali Egli è presente. L'ecumenismo del povero».

Con riferimento ai santi Cirillo e Metodio, compatroni d'Europa, evangelizzatori dei popoli slavi, dice Francesco: «Missione e comunione: due parole sempre declinate nella vita dei due Santi e che possono illuminare il nostro cammino per crescere in fraternità. L'ecumenismo della missione». 

Poi sottolinea: «Un campo che ci interpella nell'annuncio è quello delle giovani generazioni. Quant'è importante, nel rispetto delle rispettive tradizioni e peculiarità, aiutarci e trovare modi per trasmettere la fede secondo linguaggi e forme che permettano ai giovani di sperimentare la gioia di un Dio che li ama e li chiama! Altrimenti saranno tentati di prestare fiducia alle tante sirene ingannevoli della società dei consumi».

Ecco poi la riflessione sul ruolo dei cristiani nel «vecchio Continente»: «Comunione e missione, vicinanza e annuncio, i santi Cirillo e Metodio hanno molto da dirci anche per quanto riguarda l'avvenire della società europea», sostiene papa Francesco. Infatti, osserva citando papa san Giovanni Paolo II, «sono stati in un certo senso i promotori di un'Europa unita e di una pace profonda fra tutti gli abitanti del continente, mostrando le fondamenta di una nuova arte di vivere insieme, nel rispetto delle differenze, che non sono assolutamente un ostacolo all’unità».

Anche «noi, eredi della fede dei Santi - esorta - siamo chiamati ad essere artefici di comunione, strumenti di pace nel nome di Gesù».

Conclude evidenziando che «tra poco avrò la possibilità di entrare nella cattedrale patriarcale di Sant'Aleksander Nevskij per sostare in preghiera nel ricordo dei santi Cirillo e Metodio. Sant'Aleksander Nevskij, della tradizione russa, e i santi fratelli, provenienti dalla tradizione greca e apostoli dei popoli slavi, rivelano quanto la Bulgaria sia un Paese-ponte». 

All'incontro del Papa con il patriarca ortodosso Neofit e con il Santo Sinodo ha preso parte anche Simeone II, già re di Bulgaria.

Papa Francesco entra poi nella cattedrale patriarcale di Sant'Aleksander Nevskij, si raccoglie in preghiera silenziosa per alcuni minuti davanti al «Trono» dei santi Cirillo e Metodio. 

«Pacem in Terris. Franciscus». Così, citando il titolo dell'Enciclica di Giovanni XXIII che fa anche da motto per il suo viaggio in Bulgaria, Bergoglio firma il libro d'onore della Cattedrale. 

I commenti dei lettori