Ferma condanna di ogni forma di intolleranza e razzismo, e vigilare contro i nuovi rigurgiti antisemiti. Lo ha detto il Primo Ministro Giuseppe Conte, nella grande Sinagoga di Roma, durante la cerimonia in occasione del centenario dalla nascita di Primo Levi e in memoria delle vittime della Shoah. Conte, accolto dal rabbino capo Riccardo Di Segni, dalla presidente della comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello e dal sopravvissuto alla Shoah Sami Modiano, ha incontrato una delegazione di 800 giovani ebrei dalla Russia, accompagnati dal rabbino capo del Paese Berel Lazar.

L’impegno europeo contro l’antisemitismo

Il Premier lo aveva già detto nel primo incontro con la Comunità ebraica di Roma, e lo ha ribadito in Sinagoga: «L’antisemitismo è un suicidio dell’uomo europeo». «Purtroppo ancora oggi, in molti Paesi d’Europa, anche in Italia, nella stessa città di Roma assistiamo a episodi di riprovevole violenza, un drammatico affievolimento della sensibilità collettiva di fronte all’emersione di antiche e nuove forme di razzismo, spesso di matrice antisemita» ha detto, sottolineando «l’impegno dell’Italia in Europa e nel mondo per tutelare la libertà religiosa e combattere ogni forma di discriminazione e intolleranza».


Conte con la presidente della comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello


Il ricordo di Primo Levi

Il Primo Ministro ha poi ricordato la figura di Levi, di cui l’opera «ha dato un contributo importantissimo alla cultura, offrendo all’umanesimo europeo nuove fioriture». Durante la cerimonia, in cui sono state accese sette candele in memoria delle vittime della Shoah, è stato letto un messaggio della Senatrice Liliana Segre: «Conoscevo Primo Levi, ci siamo scritti ragionando assieme sull’indicibile, ovvero Auschwitz da cui non si esce mai». Il testimone della Shoah Sami Modiano ha ricordato la liberazione del campo di sterminio di Auschwitz avvenuta il 27 gennaio del 45, vissuta e descritta anche da Primo Levi: «Io sono stato liberato dall’armata rossa - ha detto Modiano rivolgendosi ai ragazzi - e sono stato curato da una dottoressa russa, che mi ha riportato in vita».

Il progetto del viaggio

Il viaggio in Italia del gruppo dei giovani russi fa parte del progetto educativo della Federazione delle Comunità Ebraiche Russe, che ogni anno fa tappa in una capitale europea e che termina ad Auschwitz. Roma è stata scelta perché ebbe un ruolo chiave nell’accoglienza dei profughi ebrei in fuga dal comunismo dopo la caduta dell’Urss. «Proprio la comunità di Roma e l’Italia si adoperarono per far uscire gli ebrei dall’ex unione sovietica e gli diedero assistenza. – ha detto Dureghello - Gli ebrei romani li aiutarono, perché il Rabbino capo Elio Toaff si mise a disposizione. Fu proprio la Comunità di Roma ad accogliere trent’anni fa le prime famiglie in fuga dalla Russia». Dopo la cerimonia il rabbino Berel Lazar ha donato al Premier Conte l’opera di Primo Levi in lingua russa e lo ha invitato a visitare la comunità ebraica di San Pietroburgo.

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