Non è solo l’ultimo e definitivo affondo di Matteo Salvini contro le (ormai rare) Ong rimaste a pattugliare con le loro navi il Mediterraneo, ma è anche un’incursione del Viminale nelle competenze del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli in materia di navigazione, quasi a suggellare con una norma quella che negli ultimi mesi era diventata prassi. Sette mesi dopo il primo decreto sicurezza, che aveva limitato le possibilità di accoglienza degli immigrati e rafforzato i poteri di sindaci, prefetti e questori in materia di ordine pubblico, il decreto bis con i suoi 12 articoli chiude quel cerchio, con una ulteriore stretta securitaria e innescando una nuova polemica con gli alleati del Movimento 5 Stelle che non lascia immaginare un passaggio agevole del testo in Consiglio dei ministri. «Oggi è una bellissima giornata per due motivi - ha detto Salvini a Napoli annunciando il varo delle nuove norme - in primis perché Noemi sta meglio e sta lottando e poi per il fatto che sono stati arrestati gli autori della sparatoria. Ci sarà il decreto sicurezza 2 che ci darà ulteriore forza».

Sanzioni stellari

Evocando una «straordinaria necessità e urgenza», il provvedimento dispone all’articolo 1 sanzioni pesantissime per le navi, da pesca o da diporto, che effettuino soccorsi in acque internazionali disattendendo le convenzioni e le istruzioni operative «emanate dalle autorità responsabili dell’area in cui ha avuto luogo l’operazione di soccorso» (quindi nella stragrande maggioranza dei casi la Marina libica relativamente alla sua area Sar), o dalle autorità dello Stato di bandiera.

La multa prevista va da 3.500 a 5.500 euro «per ciascuno degli stranieri trasportati», una ipotesi che, per esempio, nel caso di 30 persone tratte in salvo, farebbe oscillare da 105mila a 165mila la sanzione a carico dei soccorritori, cifre stellari per qualsiasi organizzazione non governativa. Non solo: nei casi «più gravi e reiterati» e laddove la violazione sia commessa da navi battenti bandiera italiana, è disposta la sospensione dell’attività da uno a 12 mesi, o la revoca della licenza.

Più poteri sugli sbarchi

Il passo successivo è la modifica del Codice della Navigazione dove, all’articolo 83, viene inserito un nuovo comma che mette nelle mani del Viminale il potere di «limitare o vietare il transito e la sosta» di navi mercantili, da diporto o da pesca nel mare territoriale «per motivi di ordine e sicurezza pubblica» o comunque nel caso in cui l’imbarcazione violi le disposizioni della Convenzione sul diritto del mare di Montego Bay relativamente al «passaggio inoffensivo» di una nave. Viene solo «informato» il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, le cui competenze, quindi, vengono limitate alle sole finalità di sicurezza della navigazione e di protezione dell’ambiente marino.

Il testo prevede anche norme meno urticanti sul piano politico. Per contrastare il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina vengono stanziati tre milioni di euro in tre anni per potenziare le operazioni di polizia sotto copertura che prevedano l’impiego di agenti di polizia stranieri appartenenti a Stati con cui siano stati stipulati accordi per operare sul territorio italiano. La disciplina delle intercettazioni preventive, inoltre, così come la competenza delle procure distrettuali, viene estesa anche al reati associativi di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.

C’è poi un ampio capitolo dedicato all’ordine pubblico, con un ulteriore giro di vite rispetto alle indicazioni del primo decreto, approvato nel novembre scorso.

Nuove fattispecie di reato

Vengono inasprite le sanzioni e le pene legate ai reati commessi durante manifestazioni pubbliche, in particolare il danneggiamento (che era stato parzialmente depenalizzato nel 2016) e la devastazione e saccheggio in modo da «garantire il regolare e pacifico svolgimento» delle iniziative. Allo stesso tempo, vengono rafforzate le tutele per gli operatori delle forze dell’ordine introducendo nuove fattispecie di reati, trasformando contravvenzioni in delitti e inasprendo le sanzioni. In particolare rischia da 1 a 3 anni chi usa contro gli agenti «scudi o altri oggetti di protezione passiva, ovvero materiali imbrattanti o inquinanti». È punito con una pena da 1 a 4 anni invece chiunque lancia razzi, bengala, fuochi artificiali, petardi, strumenti per l’emissione di fumo o di gas visibile, o ancora bastoni, mazze, oggetti contundenti. Vengono poi introdotte nuove circostanze aggravanti e inasprite le sanzioni nel caso in cui si sia «ostacolato, impedito o ritardato lo svolgimento di attività sanitarie, di soccorso pubblico e di protezione civile».

Arriva la «spazza-clan»

C’è poi la norma battezzata «spazza-clan», che prevede l’istituzione di un commissario straordinario di governo e l’assunzione di 800 persone con impegno di spesa per oltre 25 milioni per eliminare l’arretrato, permettendo di notificare le sentenze definitive ai condannati in libertà e garantendo così l’effettività della pena. Infine, per vigilare sull’Universiade che si svolgerà a Napoli in estate, il decreto dispone l’invio di ulteriori 500 militari a partire dal 20 giugno e sino al 14 luglio.

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