«L’istruzione è un diritto di tutti, anche dei poveri». Di questo era convinto San Giovanni Battista de La Salle, che non esitò a rinunciare al canonicato e alla ricca eredità di famiglia per dedicarsi all’istruzione del ceto sociale più basso. Memori di questa «passione» del fondatore «per gli ultimi e gli scartati» impegnatevi per promuovere una educazione per tutti: è questo il mandato che Papa Francesco affida ai 300 Lasalliani ricevuti stamane in Vaticano in occasione dell’Anno giubilare della congregazione. 

In Sala Clementina il Pontefice incontra i Fratelli delle Scuole Cristiane, gli educatori laici e gli alunni di tutto il mondo, in rappresentanza dei 3500 religiosi, 90mila educatori e il milione di studenti - di tutte le età e condizioni di vita - presenti in 83 Paesi, che celebrano il terzo centenario della morte del santo francese, patrono degli insegnanti. Il Papa saluta tutti, anche i non presenti che - dice - «operano nella Chiesa con generosità, competenza e fedele adesione al Vangelo».

Gran parte del suo discorso il Papa lo dedica alla figura di san Giovanni Battista, morto il 7 aprile 1719 a Rouen. «Un innovatore geniale e creativo nella visione della scuola, nella concezione dell’insegnante, nei metodi di insegnamento», lo definisce, «un pioniere nel campo dell’educazione, che ideò nella sua epoca un innovativo sistema educativo»

Il sacerdote, infatti, «intraprese audaci riforme dei metodi di insegnamento», mosso «da uno straordinario realismo pedagogico». Ad esempio, ricorda il Pontefice, sostituì la lingua francese con quella latina; divise gli alunni per gruppi omogenei di apprendimento in vista di un lavoro più efficace; istituì i Seminari per i «maestri di campagna», ovvero i giovani che volevano diventare insegnanti senza entrare a far parte di alcuna istituzione religiosa; fondò le Scuole domenicali per gli adulti e due Pensionati, uno per giovani delinquenti e l’altro per il recupero dei carcerati.

Proprio quella della riabilitazione attraverso studio e lavoro fu una delle sue intuizioni fondamentali. «Egli - rammenta Francesco - sognava una scuola aperta a tutti, per questo non esitò ad affrontare anche le necessità educative estreme, introducendo un metodo di riabilitazione attraverso la scuola e il lavoro. In queste realtà formative diede inizio ad una pedagogia correttiva che, in contrasto con l’uso dei tempi, portava tra i giovani in punizione lo studio e il lavoro, con attività di artigianato, anziché la sola cella o le frustate».

Quest’opera ha una «originale attualità» per il mondo di oggi, afferma il Papa, lodando in particolare la visione della scuola del Santo che «lo portò a maturare sempre più chiaramente la persuasione che l’istruzione è un diritto di tutti, anche dei poveri». Per questo «diede vita ad una comunità di soli laici per portare avanti il suo ideale, convinto che la Chiesa non può mantenersi estranea alle contraddizioni sociali dei tempi con cui è chiamata a confrontarsi». 

Quella dei Fratelli delle Scuole Cristiane rimane infatti «una esperienza originale di vita consacrata», dove educatori religiosi che, senza essere sacerdoti, interpretano in modo nuovo il ruolo di «monaci laici», immersi «totalmente nella realtà del loro tempo», attivi per il «progresso della società civile». 

Tutto merito sempre di Giovanni Battista de La Salle che volle riconfigurare il ruolo dell’insegnante nella convinzione che «la scuola è una realtà seria, per la quale occorre gente adeguatamente preparata». Una concezione in controtendenza a quelle dei suoi tempi per cui la scuola era «una istituzione precaria che necessitava di ordine e forma».

«L’insegnamento non può essere solo un mestiere, ma è una missione», diceva sempre il fondatore dei lasalliani. Perciò «si circondò di persone adatte alla scuola popolare, ispirate cristianamente, con doti attitudinali e naturali per l’educazione. Consacrò ogni energia alla loro formazione, diventando lui stesso esempio e modello per loro, che dovevano esercitare un servizio al tempo stesso ecclesiale e sociale, e adoperandosi alacremente per promuovere quella che lui definiva la “dignità del maestro”».

Un patrimonio così vasto non può andare perduto, raccomanda Papa Francesco ai Fratelli delle scuole cristiane. Nel solco della testimonianza del fondatore, raccomanda a conclusione dell’udienza, «siate protagonisti di una “cultura della risurrezione”, specialmente in quei contesti esistenziali dove prevale la cultura della morte». «Non stancatevi di andare in cerca di quanti si trovano nei moderni “sepolcri” dello smarrimento, del degrado, del disagio e della povertà, per offrire speranza di vita nuova».

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