L’Europa deve «recuperare lo spirito degli inizi» ed è chiamata a «curarsi di più delle persone». Anche se «affiorano atteggiamenti di intolleranza, aggressività, chiusura», e bisogna evitare che certi fenomeni si saldino tra loro «a livello internazionale», in Italia sono ancora prevalenti «iniziative e comportamenti di grande solidarietà». Per questo, anche seguendo l’invito di papa Francesco, è bene che il «vecchio Continente» ritrovi lo spirito dei suoi fondatori. Lo afferma il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un’intervista a tutto campo con i media vaticani - L’Osservatore Romano, Radio Vaticana e Vatican News. Il Capo dello Stato parla del Pontefice - «punto di riferimento per gli italiani» - delle relazioni «ottime sotto ogni profilo» tra Italia e Santa Sede, del ruolo della Chiesa cattolica nel paese, dell’importanza del dialogo tra le religioni per la pace nel mondo in relazione al «Documento sulla Fratellanza umana per la Pace mondiale e la Convivenza comune» firmato ad Abu Dhabi da Bergoglio e dal grande Imam di Al Azhar, Ahmad Al-Tayyeb, a febbraio. 

Per Mattarella «la principale preoccupazione che» occorre «nutrire» è «un’Italia che recuperi appieno il senso e il valore del sentirsi comunità di vita». Il Paese «registra, al suo interno, una gran quantità di iniziative, e comportamenti, di grande solidarietà; e questa realtà è nettamente prevalente». Però «affiorano, rumorosamente, atteggiamenti di intolleranza, di aggressività, di chiusura alle esigenze altrui».

Per il Presidente è necessario evitare che «questi fenomeni, così diversi fra di loro, si possano saldare, determinando situazioni di paura, di avversione reciproca, di conflittualità tra persone, tra gruppi sociali, tra territori».

A proposito dei rapporti fra la Chiesa cattolica e lo Stato italiano Mattarella evidenzia che «le relazioni sono ottime sotto ogni profilo». 

Il magistero «di Papa Francesco riceve grande attenzione ed esercita influenza significativa sui nostri cittadini, anche per l’affetto che questi nutrono nei suoi confronti». Papa Bergoglio è «subito diventato un punto di riferimento per gli italiani. Per parte sua la Chiesa italiana fornisce un contributo, di grandi dimensioni, alla società del nostro Paese, non soltanto sul piano spirituale, concorrendo al raggiungimento degli obiettivi, indicati dalla nostra Carta costituzionale». 

Mattarerlla mette in evidenza le «innumerevoli iniziative di diocesi, parrocchie, realtà associative, in favore dei più deboli, degli emarginati, di chi chiede ascolto e accoglienza»: sono «concrete ed evidenti; e costituiscono un richiamo costante all’esigenza di aiuto reciproco nella vita quotidiana, per rafforzare la coesione della nostra comunità».

Il Capo dello Stato riflette poi su dialogo tra religioni e pace: «Il rispetto reciproco tra le diverse fedi - che parlano di pace e di fratellanza - costituisce il principale antidoto all’estremismo che cerca di strumentalizzare il sentimento religioso. La Dichiarazione sulla Fratellanza umana firmata da Papa Francesco e del Grande Iman di Al Azhar è di grande importanza, sul piano dei principi e su quello concreto, per rimuovere le basi della predicazione di odio del terrorismo, che evoca abusivamente motivazioni religiose». 

Sull’Europa afferma che l’integrazione «europea è la migliore idea che abbiamo mai avuto». L’Unione infatti «non è un comitato di interessi economici, regolato dal criterio del dare e dell’avere, ma è una comunità di valori. Questa convinzione è l’unica che corrisponda, davvero, alla storica scelta dei fondatori dei primi organismi comunitari. Questo viene percepito, forse talvolta inconsapevolmente, ma con effettività, soprattutto da due generazioni: i più anziani, che ricordano qual era la condizione dell’Europa prima di quella scelta, e i più giovani, che possono viaggiare liberamente da Trapani a Helsinki e da Lisbona a Stoccolma». Ma tutti «dovrebbero riflettere cosa hanno provocato due atroci guerre mondiali, combattute soprattutto in Europa; e cosa rappresentava vivere in un’Europa divisa in due dalla cortina di ferro, dal muro di Berlino, dall’angoscia, sempre presente, di un conflitto nucleare devastante». Il Presidente ricorda: «Da giovane sono stato a Berlino, era ancora divisa. Mia moglie e io desideravamo visitare uno splendido museo, il Pergamon, che si trovava a Berlino Est: abbiamo attraversato la frontiera, il muro e nel mio ricordo è incancellabile il senso di oppressione che si provava; e come si percepisse la grave lacerazione della città». 

Mattarella ritiene che «questo sia ben compreso dalle nuove generazioni, quelle dei nativi digitali, del roaming europeo, dei voli low cost e dell’Erasmus. Giovani che, anche senza dichiararlo, si sentono europei oltre che cittadini ciascuno del proprio Paese. Avvertono questa “Casa comune”». Ovviamente «questo non vuol dire che nell’Unione tutto vada bene. La percezione delle sue istituzioni non sempre è positiva, anche se è spesso l’egoismo degli Stati – e non quindi quelle istituzioni – a frenare il sogno europeo». 

Il Presidente nota che «per qualche aspetto l’andamento della vita dell’Unione - anche per il freno posto da parte di alcuni Paesi - dà l’impressione di essersi fermata, come in ordinaria amministrazione». Questo stop «ha, sensibilmente, appannato il disegno storico, la prospettiva e la tensione ideale dell’integrazione. Papa Francesco, con saggezza, indica il centro della questione. L’Europa deve recuperare lo spirito degli inizi. Deve curarsi di più della sorte delle persone». E pure «garantire sempre maggior collaborazione, uguaglianza di condizioni, crescita economica». Dinamiche e risultati a cui si può arrivare solo «con una crescita culturale civile, morale». 

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