Umiltà, comunione, rinuncia, per liberarsi dalle tentazioni di efficientismo, mondanità, culto di sé. E da quella brutta tendenza ad occuparsi più dei programmi che delle persone. Papa Francesco celebra la messa nella Basilica di San Pietro in apertura della XXI assemblea generale di Caritas Internationalis sul tema: “Una famiglia umana, una casa comune”. L’evento, ispirato alla Laudato si’ si svolgerà a Roma fino al prossimo 28 maggio.

Nella messa con i partecipanti, guidati dal cardinale presidente Louis Antonio Tagle, il Papa chiede discernimento: «Non davanti al computer, ma davanti alla realtà delle persone». «Persone prima dei programmi, con lo sguardo umile di chi sa cercare negli altri la presenza di Dio, che non abita nella grandezza di quello che facciamo, ma nella piccolezza dei poveri che incontriamo», dice il Pontefice. «Se non guardiamo direttamente a loro, finiamo per guardare sempre a noi stessi; e per fare di loro degli strumenti del nostro affermarci». 

Bergoglio mette in guarda dalla «tentazione dell’efficientismo», cioè il «pensare che la Chiesa va bene se ha tutto sotto controllo, se vive senza scossoni, con l’agenda sempre in ordine, tutto regolato…». Il Signore, però, non procede così: «Gesù non vuole che la Chiesa sia un modellino perfetto, che si compiace della propria organizzazione ed è capace di difendere il proprio buon nome. Povere quelle Chiese particolari che si affannano tanto nell’organizzazione, nei piani, cercando di avere tutto chiaro, tutto distribuito. A me fa soffrire», aggiunge a braccio il Pontefice. «Le questioni non si affrontano con la ricetta pronta» e «la fede non è una tabella di marcia, ma una “via” da percorrere insieme, sempre insieme, con spirito di fiducia». 

Accanto a questo serve «il coraggio della rinuncia», prosegue il Papa. I primi cristiani hanno abbandonato tradizioni e precetti religiosi importanti: «C’era in gioco l’identità religiosa». Tuttavia «hanno scelto che l’annuncio del Signore viene prima e vale più di tutto. Per il bene della missione, per annunciare a chiunque, in modo trasparente e credibile, che Dio è amore, anche quelle convinzioni e tradizioni umane che sono più di ostacolo che d’aiuto, possono e devono essere lasciate». 

Anche noi abbiamo bisogno di riscoprire insieme questa «bellezza della rinuncia», «anzitutto a noi stessi», dice il Papa. «Dio purifica, Dio semplifica, spesso fa crescere togliendo, non aggiungendo, come faremmo noi. La vera fede purifica dagli attaccamenti. Per seguire il Signore bisogna camminare spediti e per camminare spediti bisogna alleggerirsi, anche se costa»

Attenzione allora al «gattopardismo», cioè «il fingere di cambiare qualcosa perché in realtà non cambi nulla». Questo, spiega Francesco, succede «quando, per cercare di stare al passo coi tempi, si trucca un po’ la superficie delle cose, ma è solo maquillage per sembrare giovani. Il Signore non vuole aggiustamenti cosmetici, vuole la conversione del cuore, che passa attraverso la rinuncia. Uscire da sé è la riforma fondamentale».

Il Papa parla poi di umiltà: «Quando cresce l’interesse per gli altri, aumenta il disinteresse per sé», sottolinea. «L’umiltà nasce quando, anziché parlare, si ascolta; quando si smette di stare al centro. Poi cresce attraverso le umiliazioni». 

In particolare Papa Bergoglio chiede di avere un «orecchio teso ai piccoli»: «È sempre importante ascoltare la voce di tutti, specialmente dei piccoli e degli ultimi. Nel mondo chi ha più mezzi parla di più, ma tra noi non può essere così, perché Dio ama rivelarsi attraverso i piccoli e gli ultimi», afferma Papa. «A ciascuno chiede di non guardare nessuno dall’alto in basso. È lecito guardare una persona dall’alto in basso soltanto per aiutarla a sollevarsi; l’unica volta, altrimenti non si può». 

Papa Francesco conclude infine con un appello all’unità, contro «le voci del diavolo e del mondo portano alla divisione». «Nella discussione della prima Chiesa l’unità prevale sempre sulle differenze. Per ciascuno al primo posto non ci sono le proprie preferenze e strategie, ma l’essere e sentirsi Chiesa di Gesù, raccolta attorno a Pietro, nella carità che non crea uniformità, ma comunione». 

E nel Vangelo Gesù chiede: «Rimanete nel mio amore». Come si fa? «Bisogna stare vicini a Lui», spiega il Papa. «Ci aiuta stare davanti al tabernacolo e davanti ai tanti tabernacoli viventi che sono i poveri. L’Eucaristia e i poveri, tabernacolo fisso e tabernacoli mobili: lì si rimane nell’amore e si assorbe la mentalità del Pane spezzato». 

«Chiediamo al Signore - è la preghiera finale del Vescovo di Roma - che ci liberi dall’efficientismo, dalla mondanità, dalla sottile tentazione di rendere culto a noi stessi e alla nostra bravura, dall’ossessiva organizzazione. Chiediamo la grazia di accogliere la via indicata dalla Parola di Dio: umiltà, comunione, rinuncia». 

Presentando questa mattina in Sala Stampa vaticana l’Assemblea generale, il cardinale Tagle - che, al termine del suo primo mandato quadriennale, sarà rinnovato come presidente dell’organismo durante i cinque giorni a Roma - ha spiegato che obiettivo principale è «sottolineare la responsabilità di tutti come esseri umani, come fratelli e sorelle», come unica «famiglia umana» che condivide la «casa comune». 

«Papa Francesco nella Laudato si’ ha insistito su questo: ecologia integrale, ecologia umana, e anche ecologia ambientale, non l’uno contro l’altro ma insieme. Questa è l’esperienza della Caritas», ha detto l’arcivescovo di Manila. E sulle donne ha aggiunto: «Non c'è un discorso adeguato sull’umanità senza la dignità umana delle donne». Non per caso sono tre le donne candidate all’incarico di segretario generale di Caritas Internationalis, in successione a Michel Roy, che lascia dopo otto anni di mandato.

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