Sono indirizzate ai cuori degli studenti che affollano l'auditorium dell'istituto Enzo Ferrari le prime parole di Salvatore Borsellino alla giornata della legalità e in ricordo delle vittime delle stragi di mafia del '92 a Capaci e Palermo promossa per stamattina, lunedì 27 maggio, dalla scuola superiore di Susa. "Siamo qui tra voi giovani, che siete la nostra speranza per il domani, perché non ci stanchiamo di chiedere giustizia e verità sulle morti di 27 anni fa" attacca Salvatore Borsellino riferendosi all'uccisione del fratello Paolo, di Giovanni Falcone, della moglie Francesca Morvillo e degli uomini delle scorte dei magistrati uccisi nei due attentati dinamitardi tra il maggio e il luglio del '92.

«Vogliamo ricordare chi ha dato la vita nella guerra alla mafia. Ma anche chiedere sostegno, forte e costante, per chi ogni giorno si batte con lo stesso obiettivo. Come il magistrato Nino Di Matteo, che solo pochi giorni fa è stato rimosso dal suo incarico importante per aver detto in tv ciò che ormai si è appurato da tempo: che dietro gli attentati a Falcone e Borsellino ci sono pezzi deviati dello Stato, ancora non identificati» incalza il fondatore della Casa di Paolo: il centro di inclusione sociale e documentazione aperto da qualche anno nell'ex farmacia della famiglia Borsellino in via della Vetriera, nel centro storico di Palermo.

Accanto a Salvatore Borsellino, e alla preside Anna Giacone, sul palco dell'auditorium di Susa ci sono Antonio Vullo, unico agente superstite di via D'Amelio, e Claudia Loi, sorella della poliziotta Emanuela morta accanto a Borsellino. Poi ancora Vincenzo D'Agostino, padre dell'agente Antonino D'Agostino ucciso in un agguato mafioso con la moglie incinta dopo lo sventato attentato a Falcone all'Addaura di Palermo, pochi anni prima di Capaci. E i due poliziotti del servizio scorte Salvatore Iuculano, segretario del Siap di Palermo, ed Emanuele Filiberto, caposcorta di Borsellino negli anni '80 e oggi vicesegretario palermitano dello stesso sindacato di polizia. Da tutti loro i ragazzi hanno appreso oggi una lezione di storia, vera e drammatica, «per non dimenticare».

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