Nel diluvio di numeri che si accatastano dopo ogni elezione, alcuni assumono un significato politico speciale e nel caso del Pd è significativo il successo dell’investimento di Nicola Zingaretti sui candidati “esterni” rispetto a quelli di partito: Carlo Calenda, capolista nel Nord-est con 275mila preferenze è il candidato delle liste democratiche più votato in assoluto, ma è notevole anche il successo dell’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia (capolista al Nord-ovest) con 266mila.

Un doppio successo personale (rispetto ai candidati sostenuti dalle correnti interne) perché premia i due personaggi simbolo di due aree politico-culturali molto diverse tra loro. Anche al Sud prevale un esterno, l’ex magistrato Franco Roberti, mentre nelle Isole prevale rispetto ai notabili locali, il medico di Lampedusa Pietro Bartolo con 135mila voti personali. Unica capolista strettamente di partito era Simona Bonafè nel Centro, che peraltro non ha aderito alla mozione di Zingaretti in occasione del recente congresso del Pd.

Del tutto indipendente dall’investimento del nuovo segretario su liste aperte, ma sintomo dell’impotenza oramai dei partiti di supportare i propri elementi migliori, è la mancata rielezione del parlamentare considerato tra i più capaci dell’intera assemblea europea: Roberto Gualtieri, già presidente della commissione per gli Affari Economici e Monetari, membro del gruppo di coordinamento sulla Brexit dell’Eurocamera e giudicato da Politico.eu come il parlamentare più influente dell’intero Europarlamento, dopo due personalità la cui incisività deriva dal loro potere politico, Matteo Salvini e Nigel Farage.

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