Robert Steuckers non vuole essere associato alla Nouvelle Droite, la nuova destre francese orbitante intorno ad Alain de Benoist a cui pure è stato legato. Ma il pensiero di questo 62enne saggista belga che si definisce un «collezionista di libri», apprezza Guénon e denuncia il declino dell’Europa sradicata da sé torna sovente nei ragionamenti di conservatori e sovranisti d’oltralpe.

Per che Europa stiamo votando da Roma a Londra?

«L’Europa è civilizzazione, filosofia, l’eredita di Aristotele passata anche per l’islam illuminato. L’Ue invece è una creazione del Piano Marshall che indubbiamente ha avuto un forte slancio di iniziativa indipendente dall’America e dal capitalismo anglosassone negli anni ’60 salvo poi cedere alla reazione neo-liberista».

La crisi d’identità europea inizia col Piano Marshall?

«Il crollo del muro di Berlino ha riportato l’Europa al 1914, alla perdita delle sue radici. La svolta è la crisi economica del 2008, quando il deep state americano impedisce a un’Europa ormai libera dalla cortina di ferro di cercare nuovi mercati. Già negli anni ‘90 Michel Albert anticipava lo scontro inevitabile tra due capitalismi, quello anglosassone speculativo e quello patrimoniale-industriale di tipo francese, tedesco, italiano. La vittoria del primo, ortodosso e universalistico, ha sepolto il secondo più legato alla storia geografica e culturale, più inclusivo dei feroci libertari anarchici».

Il sovranismo è la soluzione?

«Sono per un sovranismo europeo, un’Europa completamente indipendente dagli Stati Uniti e libera di avere scambi e relazioni diplomatiche con Iran, India, Russia. Nel panorama esistente la Lega di Salvini mi sembra un modello più interessante della Le Pen con il suo centralismo. La Lega non rigetta l’Europa ma l’Europa socialdemocratica, è una forza che evolve e io apprezzo chi cambia anche radicalmente idea, le vere avanguardie».

Chi vincerà queste elezioni?

«I sovranisti possono scombussolare il sistema e disarticolarlo dal suo modello neoliberista che si è tradotto in libertanismo, una società più attenta alle libertà individuali che alla giustizia sociale, più ai gay che ai salari. Ma non torneranno gli anni ’30 perchè il contesto storico è diverso. Allora c’erano 20 milioni di uomini che avevano visto il sangue nella grande guerra. E poi la critica a questa Europa viene anche dai neocomunisti, da Chantal Mouffe: una società libertaria finisce per auto-distruggersi. I sovranisti però sono solo un intermezzo».

Che peso hanno le diseguaglianze sulla crisi europea?

«L’euro deve restare ma forse ci vorrebbero due monete. I prossimi 5 anni saranno cruciali, il rischio è che le diseguaglianze esplodano. Le classi ci sono ancora, ma con la meccanizzazione sono finite le classi come categoria massa. Il figlio dell’operaio non fa più l’operaio ma neppure il figlio del dottore segue la carriera del padre. La classe lavoratrice è passata da sinistra a destra, è sempre la stessa ma è meno disciplinata di ieri».

Conosce Steve Bannon?

«Non l’ho mai incontrato, mi cercò attraverso un suo avvocato ebreo di origini lituane, vidi i suoi qui a Bruxelles. Ha una strategia gramsciana, cerca l’egemonia culturale anche se credo non abbia letto Gramsci. E’ interessante, mescola politica e humor come Beppe Grillo, ma è pur sempre americano e se viene in Europa lo fa per interessi americani che, oggi come ieri, mi sembrano quelli di indebolirci».fra. pac.

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