Non sa spiegarsi come si crea l’odio che porta ai femminicidi. Ma è certo che «la donna continua a essere in secondo piano e l’espressione di sorpresa quando una ha successo lo indica bene». Papa Francesco lo afferma nell’intervista rilasciata a Valentina Alazraki e trasmessa dall’emittente messicana Televisa. Il Pontefice si esprime anche sulla struttura della Curia romana, definendola «l’ultima corte europea di una monarchia assoluta»: ma questo «schema deve sparire». E risponde anche su alcuni noti casi di abusi da parte di personalità ecclesiastiche: in particolare McCarrick - «non ne sapevo nulla altrimenti non avrei taciuto – e Zanchetta - «ho fatto aprire il processo alla Congregazione per la Dottrina della Fede».

Il mondo «senza le donne non funziona. Non perché è la donna a fare i figli, mettiamo da parte la procreazione. Una casa senza una donna non funziona. C’è una parola che sta per uscire dal vocabolario, perché fa paura a tutti: tenerezza. È patrimonio della donna. Ora, da qui al femminicidio, alla schiavitù, il passo è breve». Così afferma Papa Bergoglio sul tema femminile. «Come si crea quest’odio, uccidere donne è un’avventura? Non lo so spiegare. Ma è evidente che la donna continua a essere in secondo piano e l’espressione di sorpresa quando una donna ha successo lo indica bene».

Il Vescovo di Roma non saprebbe «dare una spiegazione sociologica oggi. Ma oserei dire che la donna sta ancora in secondo piano». Osserva: «Se magari la donna ottiene un posto importante, di grande influenza, allora veniamo a sapere i casi di donne geniali. Ma nell’immaginario collettivo si dice: guarda, c’è riuscita una donna! È riuscita ad avere un premio Nobel! Incredibile». Aggiunge: «Guardi il genio letterario come si esprime in queste cose. E la donna in secondo piano. E dal secondo piano a essere oggetto di schiavitù basta poco - prosegue il Pontefice -. Basta andare alla stazione Termini, per le strade di Roma. E sono donne in Europa, nella colta Roma. Sono donne schiave. Perché questo sono. Ebbene, da qui ad ucciderle...».

Racconta che «quando ho visitato un centro di recupero per ragazze nell’Anno della Misericordia, una aveva un’orecchia mozzata, perché non aveva portato abbastanza soldi. Hanno un controllo speciale sui clienti, allora se la ragazza non fa il suo dovere la picchiano o la puniscono come è successo a quella. Donne schiave».

Dice di avere «appena letto il libro di Nadia Murad, “L’ultima ragazza”, quando è venuta qui me lo ha regalato in italiano. Lì è concentrato, anche se in una cultura speciale, tutto quello che il mondo pensa delle donne», dice a proposito dell’attivista irachena yazida per i diritti umani, premiata nel 2018 con il Nobel per la Pace.

Francesco aggiunge anche che «la donna tende sempre a nascondere la debolezza, a salvare la vita. C’è un’immagine che mi è rimasta particolarmente impressa: la fila delle madri o delle mogli che vedo sempre, quando arrivo a un carcere, in attesa di entrare per vedere i figli o i mariti carcerati. E tutte le umiliazioni che devono sopportare per riuscire a farlo. Stanno in strada. Passano gli autobus, la gente le vede. Ma a loro non importa. Il mio amore è lì dentro, pensano».

Il Papa torna a parlare anche di muri: «Non so che cosa succede quando entra questa nuova cultura di difendere territori facendo muri. Già ne abbiamo conosciuto uno, quello di Berlino, che ci ha portato tanti mal di testa e tanta sofferenza. Ma sembra che quello che fa l’uomo è quello che non fanno gli animali. L’uomo è l’unico animale che cade due volte nella stessa buca. Rifacciamo le stesse cose». Alzare «muri come se fosse questa la difesa. Quando la difesa è il dialogo, la crescita, l’accoglienza e l’educazione, l’integrazione, o il sano limite del “non si può fare di più”, ma è umano...», afferma il Papa. Con questo «non mi riferisco solo al limite del Messico - spiega - ma parlo di tutte le barriere che esistono».

Alla domanda su che cosa direbbe in proposito al presidente Usa Donald Trump, Francesco risponde: «Lo stesso. Lo stesso perché lo dico pubblicamente. L’ho detto pubblicamente. Ho anche detto pubblicamente che chi costruisce muri finisce prigioniero dei muri che costruisce. Invece chi costruisce ponti fraternizza, dà la mano anche se resta dall’altro lato», e comunque «c’è dialogo. E si può difendere perfettamente il territorio con un ponte, non necessariamente con un muro. Parlo di ponti politici, di ponti culturali. È chiaro? Certo, non costruiremo un ponte in tutte le frontiere. È impossibile».

Ed è «triste, vero?», commenta reagendo a un riferimento sui «porti chiusi» alle navi che trasportano migranti. E sul perché parli spesso dei migranti dice: «Perché è una priorità oggigiorno nel mondo. Il mondo migratorio è giunto a un punto tale, oggi, che ho preso nelle mie mani la sezione migranti del Dicastero dello Sviluppo Umano Integrale per darle un significato. Tutti i giorni veniamo a sapere che il Mediterraneo sta diventando sempre più un cimitero, solo per fare un esempio».

Sul tema pedofilia riconosce: «Soprattutto nel viaggio in Cile mi sono reso conto che l’informazione che avevo non coincideva con quello che avevo visto. E credo che sono state alcune delle domande poste con molta educazione durante il viaggio di ritorno a farmelo capire». Si riferisce allo scandalo della pedofilia in Cile e della vicenda del vescovo Barros accusato di aver nascosto gli abusi del suo mentore don Fernando Karadima. «È stato alla fine quando ho risposto a quella giornalista, si ricorda? Alla fine. Prima della messa - ricorda - Allora, di fronte alla reazione ho riflettuto, pensato: qui sta succedendo qualcosa. Il viaggio di ritorno mi ha aiutato abbastanza a capire e quando sono arrivato qui, ho riflettuto, ho pregato, ho chiesto consiglio e ho deciso di mandare un visitatore apostolico, il quale ha portato allo scoperto tutto quello che non sapevo. È stato un aiuto, mi sono sentito aiutato».

Sul problema dei «filtri» rispetto alle informazioni che gli arrivano, il Papa risponde: «Chiaramente bisogna risolverlo e sto compiendo ogni sforzo per risolvere casi simili. Non sempre è corruzione, a volte è stile curiale. Sì, in sostanza c’è una legge di corruzione, ma è uno stile che bisogna aiutare a correggere». Si sta lavorando «bene, i miei collaboratori stanno lavorando bene in tal senso - prosegue -. È gente leale, che si muove per questo, ma chiaramente è vero: arriva un’informazione che non risponde alla realtà. Sì, dopo qualcuno dice: “ma avevamo informato, avevamo detto...” Ma la verità è che nei dossier preparati non c’erano queste cose perché la maggior parte delle persone qui non lo sapeva, nessuno dei miei collaboratori, neppure il Segretario di Stato e l’incaricato dei rapporti con gli Stati le sapeva». Francesco però non perde l’ottimismo: «Il Signore ci aiuta, ha visto, si sta lavorando bene, persino il dialogo con le persone vittime di abusi in Cile prosegue bene. Alcune le ho ricevute qui, si sono rese conto che la Chiesa le ama e che è pronta a mettere un punto finale alla questione, con tutto quel che comporta di sforzo e anche di preghiera. E chiedo al Signore di illuminarmi per non sbagliare nelle nomine».

A proposito di nomine, Francesco accetta di spiegare la scelta di inserire il cardinale Pell, poi condannato per abusi sessuali in Australia, a far parte del Consiglio di cardinali: «Lavorava qui nella Curia e l’ho scelto io perché me lo avevano chiesto. Stava per essere nominato qui già prima, c’era stato qualche indizio, ma c’era anche stato un processo dal quale era uscito pulito». Sul coordinatore Maradiaga, oggetto di attacchi nel suo Paese, l’Honduras, dice invece: «Gli dicono di tutto ma non c’è nulla di certo, no, è onesto e mi sono preoccupato di esaminare bene le cose. Si tratta di calunnie. Sì. Perché nessuno ha potuto provare nulla. Può essersi sbagliato in qualcosa, può aver commesso qualche errore, ma non del livello che gli vogliono addossare. Questo è l’importante, perciò lo difendo».

Sul caso del vescovo argentino Gustavo Oscar Zanchetta, da lui nominato assessore all’Apsa dopo aver lasciato la propria diocesi e poi accusato di abusi sessuali e di potere su seminaristi adulti, papa Francesco spiega che «circa quindici giorni fa mi è ufficialmente arrivata l’indagine preliminare. L’ho letta, e ho visto che era necessario fare un processo. Allora l’ho passata alla Congregazione per la Dottrina della Fede». E in quel Dicastero «stanno facendo il processo».

E poi, il caso Mccarrick: di lui «non sapevo nulla, naturalmente, nulla. L’ho detto diverse volte, non sapevo nulla. Voi sapete che io di McCarrick non sapevo nulla, altrimenti non avrei taciuto. Il motivo del mio silenzio è stato prima di tutto che le prove erano lì, vi ho detto: «giudicate voi». È stato davvero un atto di fiducia. E poi, per quello che vi ho detto di Gesù, che nei momenti di accanimento non si può parlare, perché è peggio. Tutto va a sfavore. Il Signore ci ha indicato questo cammino e io lo seguo». È una sorta di risposta ai contenuti della lettera dell’ex nunzio negli Usa monsignor Carlo Maria Vigano’, che lo accusava di aver ignorato le informazioni degli abusi omosessuali dell’ex cardinale di Washington e su cui ai giornalisti in volo rispose «giudicate voi». «Ho taciuto, perché avrei dovuto gettare fango. Che siano i giornalisti a scoprirlo. E voi l’avete scoperto, avete trovato tutto quel mondo. È stato un silenzio basato sulla fiducia in voi», aggiunge il Papa con riferimento indiretto alle questioni familiari.

Sulla Curia romana e la relativa opera di riforma dice: «È l’ultima corte europea di una monarchia assoluta. L’ultima. Le altre sono ormai monarchie costituzionali. La corte si diluisce. Qui ci sono ancora strutture di corte, che sono ciò che deve cadere». e fa un esempio: «Il palazzo di Castel Gandolfo, che viene da un imperatore romano, restaurato nel Rinascimento, oggi non è più un palazzo pontificio, oggi è un museo, è tutto un museo. E quindi il prossimo Papa se vorrà andare a passare l’estate lì, e ne ha diritto, ci sono due palazzi, può andare in uno di questi, è tenuto bene. Però questo è un museo. Si cambia... La corte si trasferiva tutta a Castel Gandolfo perché sono abitudini, costumi antichi che si possono riformare. Il Papa deve andare in vacanza, ovviamente! Ebbene, Giovanni Paolo II andava a sciare. Benedetto andava a camminare in montagna... è giusto. Il Papa è una persona, una persona umana. Ma lo schema di corte deve sparire. E questo lo hanno chiesto tutti i cardinali, ebbene, la maggior parte, grazie a Dio».

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