«Sulla riduzione delle tasse mi gioco tutta la partita, non so se vincerò ma darò battaglia in Europa». Matteo Salvini sembra essere in campagna elettorale permanente. Non intende far cadere il governo, ma vuole far valere fino in fondo il suo trionfo elettorale con quel 34% che ha portato la Lega ad essere il primo partito italiano e il secondo in Europa. «Dobbiamo però rimanere con i piedi per terra e non montarci la testa», ha detto il ministro dell’Interno ai parlamentari europei mostrando sul cellulare una foto di Matteo Renzi. Anche l’ex premier Pd aveva raggiunto una vertiginosa percentuale alle Europee (40,8%), ma in poco tempo tutti hanno visto la sua «rovinosa caduta» e quella del suo partito. Adesso, dice il leader del Carroccio, occhio a quello che faremo nelle prossime settimane: battere il ferro finché è caldo, presentarsi in Europa e in Italia con proposte forti e concrete. Lui ha cominciato a farlo proponendo una Conferenza europea sulla crescita. Se non verrà accolta, sarà un’arma notevole contro Bruxelles, contro la vecchia e nuova Commissione Ue. Potrebbe tornare utile nel caso la maggioranza in Italia dovesse collassare e il governo saltare in aria. Sì, perché Salvini sta alzando sempre di più l’asticella insistendo sui cavalli di battaglia leghisti e soprattutto sulla flat tax da 30 miliardi per redditi delle imprese e delle famiglie fino a 50 mila euro.

Magari non sarà proprio la classica flat tax del 15% per tutti: ci potrebbero essere più aliquote, forse due come è previsto nel contratto del governo. Ma il punto non è solo tecnico. Salvini vuole stanare i 5 Stelle, vuole risposte concrete nell’arco di poche settimane. «Del resto non si può aspettare di scrivere la legge di bilancio e arrivare a novembre: bisogna cominciare a parlarne presto, passare dall’accordo generico che c’è nel contratto di governo agli aspetti concreti», spiega il presidente della Commissione Finanze della Camera Claudio Borghi, che oggi parteciperà con il leader leghista a una riunione proprio per parlare di flat tax e altri provvedimenti economici.

Salvini dice che «se fra un anno saremo stati bravi il debito sarà sceso e il Pil sarà salito». Ma ci vuole un anno di tempo per stimolare la crescita e la riduzione forte delle tasse va in questa direzione. I 5 Stelle non sanno cosa rispondere. Luigi Di Maio sembra un pugile suonato che si aggrappa alle corde del ring. Il ministro dell’Economia Giovanni Tria, che si prepara a rispondere alla lettera Ue, esclude che la flat tax si possa fare. Quel debito che secondo Salvini è cresciuto nonostante l’austerità, proprio a partire dal governo Monti e ha continuato a crescere con Letta, Renzi e Gentiloni: «Quella cura è fallita. Noi scommettiamo nella cresciuta». Il premier Giuseppe Conte è molto irritato per questo tambureggiare di Salvini. Il presidente del Consiglio ieri era a Bruxelles per il vertice Ue, ha avuto colloqui con i leader dei governi europei, ha discusso della nuova Commissione: trovarsi di fronte ad Angela Merkel e altri capi di Stato e di governo mentre Salvini insiste sul superamento dei vincoli europeo, sullo sforamento del 3%, lo ha messo in imbarazzo. Viene descritto molto irritato. Forse questo suo stato d’animo di irritazione l’ha trasmesso a Giancarlo Giorgetti, che ha fatto diffondere un’interpretazione distensiva delle uscite di Salvini. Distensive tipo questa: «Ai signori di Bruxelles dico che è finito il tempo delle letterine e dei richiami, del “sei stato cattivo e finisci dietro la lavagna”».

Alle richieste della Lega, i 5 Stelle dovranno dare una risposta molto presto. Se sarà negativa, Salvini aprirà la crisi di governo. Le preoccupazioni di Conte sono ben chiare a Giorgetti che ieri ha chiesto a Salvini di vedersi. «Dobbiamo parlare di Conte», ha detto il sottosegretario. E fonti leghiste attribuiscono allo stesso Giorgetti questa frase che dice tutto: «Se il governo cade, cade entro dieci giorni. Altrimenti non cade più». Se M5S si piega, si governa per altri quattro anni. Altrimenti... E Salvini sta preparando tutti gli argomenti per giustificare la rottura e fare una nuova massacrante campagna elettorale. Anche sotto l’ombrellone.

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