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Ilva, basteranno le nuove misure decise dal ministro Costa?

Ilva, basteranno le nuove misure decise dal ministro Costa?
(ansa)
Dopo dieci mesi il ministro dell’Ambiente torna finalmente in Commissione Ambiente per qualità dell’aria ed emissioni dell’ex-Ilva
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Dopo dieci mesi il ministro Sergio Costa è tornato finalmente in Commissione Ambiente alla Camera per un'audizione sulle iniziative assunte dal suo Dicastero in materia di qualità dell'aria, anche con riguardo all'impatto ambientale e alle emissioni dello stabilimento ex-Ilva di Taranto.

La ricetta per ridurre l'inquinamento atmosferico annunciata dal ministro è un protocollo d'intesa di misure nazionali per la lotta all'inquinamento dell'aria, con impegni sia per i ministeri coinvolti (Ambiente, Mit, Agricoltura, Mise, Salute ed Economia) che per le Regioni che sarà firmato a inizio giugno a Torino.

Tra le principali misure previste dal protocollo, per il ministero dell'Ambiente: il coordinamento di un gruppo di lavoro sui sussidi ambientalmente dannosi, la promozione di accordi con le regioni coinvolte in procedure di infrazione e la formulazione con il ministero delle Politiche agricole di una proposta per limitare l'utilizzo della pratica di abbruciamento dei residui agricoli. Per il Mit: la modifica del codice della strada per inserire un criterio ambientale nella determinazione dei limiti di velocità autostradali, l'approvazione del decreto sulla micro-mobilità elettrica e una classificazione dei veicoli elettrici ibridi per un miglior orientamento degli incentivi. Una ricetta che non basta, in continuità con il passato e che francamente non sembra all'altezza del cosiddetto governo del cambiamento.

Nel nostro Paese abbiamo una vera e propria emergenza sul fronte della qualità dell'aria: l'Agenzia europea per l'ambiente calcola che sono oltre 80 mila l'anno le morti premature legate all'inquinamento e Legambiente ha rilevato che nel 2018 in ben 55 capoluoghi di provincia sono stati superati i limiti giornalieri previsti per le polveri sottili o per l'ozono.

Un'emergenza che ci portiamo dietro da anni, su cui non riusciamo a intervenire in modo strutturale e che invece sarebbe necessario aggredire con misure capaci di ridurre drasticamente le emissioni di mobilità, riscaldamento e industria. A tal proposito suggerirei al ministro Costa il varo di un decreto Respira-Italia per mettere in campo un provvedimento che finalmente costringa ad agire per arginare l'inquinamento atmosferico non solo il Dicastero dell'Ambiente e gli Enti locali a vario titolo competenti, ma anche gli altri ministeri.

Da parte mia ho provato a introdurre alcune delle misure di cui i nostri polmoni hanno bisogno con proposte migliorative ai decreti arrivati in Parlamento. Ad esempio ho chiesto di stabilizzare ed estendere l'ecobonus per l'efficienza energetica in edilizia e di introdurre un extra-incentivo per chi sostituisce tetti e coperture in amianto con pannelli fotovoltaici con diversi emendamenti al decreto Crescita, alcuni dei quali sono stati stranamente dichiarati inammissibili per estraneità di materia. Come se creare posti di lavoro nella riqualificazione edilizia fosse incompatibile con la crescita.

Visto che parliamo di qualità dell'aria sarebbe poi utile vedesse finalmente la luce l'atteso decreto per le rinnovabili elettriche. Nel mondo dei sogni sarebbe bello che il MATTM avesse più voce in capitolo anche per inserire misure a tutela dell'ambiente nei provvedimenti economici del governo, per esercitare un maggiore protagonismo sui decreti che l'esecutivo manda al Parlamento. In attesa che, prima o poi, arrivi anche una legge per l'ambiente.

Sul fronte dell'ex-Ilva non riesco a condividere l'ottimismo con cui il Ministro dice che è stato intrapreso un cammino serio per risolvere la situazione, ma sicuramente va salutato con favore il decreto ministeriale che dispone il riesame dell'Autorizzazione Integrata Ambientale per l'acciaieria di Taranto al fine di introdurre eventuali condizioni aggiuntive motivate da ragioni sanitarie. Un atto che va in direzione di quanto chiedono da anni le associazioni ambientaliste e dell'istanza presentata dallo stesso Sindaco visti gli esiti del rapporto di valutazione del danno sanitario elaborati da Arpa Puglia e Asl, che hanno evidenziato un rischio residuo non accettabile per la popolazione.

Credo che una delle maggiori criticità di cui si debba tenere conto nasca dal contrasto tra i tempi troppo lunghi delle bonifiche e l'emergenza quotidiana che vivono i cittadini di Taranto. E al di là dei dati sulle emissioni richiamati dal ministro che fanno segnalare nel periodo 2010-2017 una tendenziale diminuzione di Pm10 e biossido di azoto, ma non di Pm 2,5, c'è un elemento che non viene intercettato dalle centraline: il fenomeno dello slopping. Ossia quando le emissioni sono talmente tante che il fumo si tinge di rosso, segno evidente per i cittadini che qualcosa che non va. In una interrogazione avevo già sollecitato il governo in merito alla qualità dei filtri delle centraline, in particolare di quelle interne all'impianto. La situazione dell'ex-Ilva, infatti, è talmente eccezionale che credo pubblico e privato debbano provare a rompere i confini delle rispettive competenze e collaborare ai massimi livelli perché in gioco ci sono la qualità della vita e la salute dei cittadini. Lo sottolineo anche perché c'è un altro elemento che mi preoccupa: il rinvio a luglio, guarda caso dopo le europee, della pubblicazione della nuova edizione del Rapporto Sentieri: lo studio che esamina le correlazioni tra inquinamento, residenza, malattie e rischio mortalità. Uno dei più autorevoli in materia e più rilevanti per sapere quale sia la reale situazione a Taranto e di quali misure abbia bisogno la città per ripartire. Uno dei tanti casi di rinvio a ‘dopo le europee'. Ma lì ci sono dati certi e importanti, dati necessari che servono a tutelare adeguatamente la salute dei cittadini.

* ecologista, deputata di LeU

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