Chiede a Dio «il pane della memoria». Sopratutto per i giovani. In quest’epoca segnata dal rischio di sradicamento fra «tante situazioni liquide», bisogna «rinsaldare le radici comuni della nostra identità cristiana». Papa Francesco lo dice nella cattedrale ortodossa di Bucarest, prima di recitare il Padre Nostro con il patriarca Daniel, vicini ma non insieme: il Pontefice in latino, il capo della Chiesa romena nella sua lingua.

La «Cattedrale ortodossa della Salvezza del Popolo» è stata inaugurata a novembre 2018 ma è ancora in costruzione e il suo completamento è previsto per il 2024. Durante il suo viaggio apostolico in Romania, nel maggio del 1999, papa san Giovanni Paolo II fece una donazione di 200mila dollari ed è infatti menzionato nell'elenco dei donatori della Cattedrale.

Sono dinamiche, quelle del mondo, «orientate dalle logiche del denaro, degli interessi, del potere», rileva il Vescovo di Roma. Mentre «ci troviamo immersi in un consumismo sempre più sfrenato, che ammalia con bagliori luccicanti ma evanescenti, aiutaci, Padre - è la preghiera del Pontefice - a credere in quello che preghiamo: a rinunciare alle comode sicurezze del potere, alle ingannevoli seduzioni della mondanità, alla vuota presunzione di crederci autosufficienti, all'ipocrisia di curare le apparenze. Così non perderemo di vista quel Regno al quale tu ci chiami».

Poi l’appello: «Ti domandiamo il pane della memoria, la grazia di rinsaldare le radici comuni della nostra identità cristiana, radici indispensabili in un tempo in cui l'umanità, e le giovani generazioni in particolare, rischiano di sentirsi sradicate in mezzo a tante situazioni liquide, incapaci di fondare l’esistenza».

Sottolinea che «tanti ogni giorno sono privi» del pane, dell'indispensabile, «mentre pochi hanno il superfluo. Il Padre Nostro non è preghiera che acquieta, è grido di fronte alle carestie di amore del nostro tempo, di fronte all'individualismo e all'indifferenza che profanano il nome tuo, Padre». 

Per vivere c’è necessità di «condividere, non di accumulare; di sfamare gli altri più che riempire noi stessi, perché il benessere è tale solo se è di tutti».

Invoca per tutti aiuto «a non cedere alla paura, a non vedere nell'apertura un pericolo; ad avere la forza di perdonarci e di camminare, il coraggio di non accontentarci del quieto vivere e di ricercare sempre, con trasparenza e sincerità, il volto del fratello».

I commenti dei lettori