E’ stato, e resta, il leader italiano più carismatico degli ultimi decenni su una ribalta politica che si è sempre più rimpicciolita. Enrico Berlinguer, il cui mito fu potente tra gli elettori comunisti ma non solo, sarà ricordato a 40 anni dalla sua scomparsa con film, mostre, convegni che culmineranno nel giorno in cui ricorrerà l’anniversario della morte, l’11 giugno 1984. La mostra più ricca di documenti suggestioni si annuncia “I luoghi e le parole di Enrico Berlinguer” in programma all’ex Mattatoio di Roma a partire dal 15 dicembre e che vedrà esposti diversi repertori inediti, che si preannunciano di forte impatto emotivo. E non soltanto per quei nostalgici over 60, che a distanza di decenni sono ancora avvolti nel mito rassicurante di Berlinguer, ma anche per generazioni più giovani. Soprattutto per un “mix” ancora oggi originalissimo: Berlinguer era radicale nei contenuti e al tempo stesso uomo di leggendaria riservatezza, detestava ogni esibizionismo, si offriva a piccole e distanziate dosi. La mostra in preparazione offre testimonianza di questo stile, attraverso libri personali, annotazioni, manoscritti, tutto materiale destinato a spiazzare chi è assuefatto ad una politica vanitosa, effimera, chiassosa.

La mostra, organizzata dalla “Associazione Enrico Berlinguer” e dal suo presidente Ugo Sposetti, che da anni si dedica con la cura del filologo “classico” al recupero di ogni traccia della storia del comunismo italiano, è realizzata nell’ambito di un progetto finanziato dalla Struttura di Missione Anniversari della Presidenza del Consiglio che, da ciò che si sa, ha offerto

una collaborazione nel segno di quel reciproco rispetto, così raro in questi tempi tra maggioranza e opposizioni. Mancano due settimane all’apertura della mostra, ancora non sono partiti gli inviti ma oltre al Capo dello Stato dovrebbe essere invitata anche la Presidente del Consiglio. Si può già immaginare una visita di Giorgia Meloni? Possibile, anche perché c’è un precedente storico, ma storico per davvero: l’arrivo del segretario dell’Msi Giorgio Almirante a Botteghe Oscure per rendere omaggio al feretro di Berlinguer. E di quel passaggio pare non sia rimasta traccia fotografica: forse perché quella era un’epoca nella quale i gesti simbolici si facevano per farli, prima ancora che per esibirli.

Berlinguer - come dimostrarono comizi oceanici, funerali e memoria tramandata - è stato leader carismatico, anche se ovviamente non è stato l’ultimo leader che abbia calcato la scena italiana e d’altra parte anche lui – pur amato – ha esercitato un’influenza assai controversa. Ci sono storici, non di destra, che attribuiscono un certo settarismo – giunto sino ai giorni nostri - e una certa tendenza a sentirsi antropologicamente migliori degli altri, come lasciti di Berlinguer, anche se ovviamente la mostra si dedica a restituire, con documenti oggettivi, la figura del leader, attraverso cinque sezioni: ce ne sarà anche una dedicata agli “affetti”, oltre a quelle più politiche.

Tra i tantissimi oggetti in mostra, i testi manoscritti del discorso che Berlinguer aveva preparato il 16 marzo 1978: quello originario e quello corretto dopo il rapimento di Aldo Moro. Ma anche i libri letti a 20 anni: accanto ai classici del marxismo, ecco testi di Nietzsche, Cartesio, Leibniz. Vi è annotato “Sassari 1942”: la scrittura è minuta ma l’orizzonte evocato da quegli autori è arioso.

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