Una rivoluzione. Come altro si potrebbe definire quello che avvenne nel tardo pomeriggio del 4 aprile di 45 anni fa? Era un quarto alle sette, quando sulla Rete 2 andò in onda il primo episodio di un nuovo cartone animato il cui titolo era Atlas Ufo Robot. Boom! Era iniziata l’invasione dei robot giapponesi. E nulla, ma davvero nulla potè più essere la stessa cosa. Per i bambini degli Anni Settanta fu una scossa tellurica emotiva dalla quale non si sarebbero più ripresi del tutto, se ancora oggi quando vedono un modellino di Goldrake i loro occhi tornano a scintillare. Da quel giorno sarebbe stato un profluvio di Jeeg Robot d’Acciaio, Il Grande Mazinga e Mazinga Z, Gundam, Daltanius, Gordian, Trider G7, solo per citare alcuni nomi che avrebbero acceso la fantasia di milioni di bambini. E preoccupato anche diversi adulti: «Ma con tutta sta violenza esibita, come cresceranno questi ragazzini?». Oggi possiamo rispondere «bene». Oddio, più o meno, dai.

Ma torniamo a quel pomeriggio primaverile. Nel programma-contenitore Buonasera con… condotto dalla “fatina” della annunciatrici Rai, Maria Giovanna Elmi, venne trasmessa la prima puntata dell’anime nato dalla fantasia di Go Nagai. Trasposizione in animazione di un manga. Per noi oggi una consuetudine, per l’epoca un mondo assolutamente inesplorato. Tant’è che non furono poche le perplessità in Rai, prima di trasmettere le avventure di Actarus, che erano andate in onda in Giappone per la prima volta nel 1975 e che solo il successo in Europa convinse i più restii ad aprire le porte a Goldrake. I bambini che quel giorno erano davanti al televisore, molti ancora in bianco e nero, non erano per nulla consapevoli di essere i primi protagonisti di una rivoluzione epocale, e probabilmente nemmeno in Rai avevano inteso la portata di quanto stava accadendo.

Per quell’epoca analogica è davvero il caso di parlare di inconsapevolezza. Già la dicitura del titolo affonda nel mito, la dicitura Atlas che precede Ufo Robot, aggiunto solo nella versione italiana, fu un errore di trascrizione. Il cartone animato che abbiamo conosciuto noi in Italia è figlio dell’edizione francese. Quando Nicoletta Artom, manager esecutivo dei prodotti per bambini della Rai, e i suoi collaboratori si trovarono di fronte la brochure francese che presentava il prodotto, pensarono che Atlas facesse parte dei titolo. Pare invece che per i francesi volessero indicare con quel termine “Guida a Ufo Robot”. Dettagli, sviste in una storia pazzesca. Anche sulla messa in onda dei 74 episodi suddivisi nelle tre stagioni, trasmesse fino al 1980 ci sarebbe molto da dire: filologia non proprio impeccabile, puntate non trasmesse (all’appello ne mancano 3), traduzioni di fantasia… Ai bambini però poco importava, il focus era ben altro. Erano le battaglie con gli spietati veganiani che volevano conquistare la Terra, le avventure di Actarus e compagni, la mitica sigla scritta da Luigi Albertelli con musica di Vince Tempera e Ares Tavolazzi, cantata da Alberto “Michel” Tadini (piccola curiosità nelle altre canzoni del cartone c’è addirittura Fabio Concato a cantare). E che dire dei giocattoli? Non c’era bimbo che non ne avesse uno nella propria cameretta: pupazzetti di diverse dimensioni e costi, quaderni, diari, portapenne… Era l’esplosione del merchandising (già vista con il successo al cinema di Guerre Stellari l’anno precedente).

Nel tempo abbiamo scoperto che era il terzo capitolo di una saga che vedeva Mazinga Z e Il Grande Mazinga come capitoli precedenti e che Alcor, altri non era che il protagonista degli altri due cartoni. Oggi ci sarebbe una sollevazione di scudi, proteste sui social e indignazione in ogni dove. All’epoca era tutto così naive che nemmeno ci si fece caso. Oggi possiamo dire che è un peccato, ma va anche detto che possiamo metterci a riguardare il tutto con filologica correttezza. Ciò che conta è il simbolo. Il significato di quel 4 aprile 1978, la corsa di Actarus era iniziata, Goldrake era uscito dall’acqua della cascata e l’alabarda spaziale era stata impugnata. Indietro non si sarebbe più tornati. I robot erano arrivati, la Terra era più al sicuro e i bambini potevano sognare. Guardando con gli occhi verso il cielo.

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