CITTÀ DEL VATICANO. Il «credo laico» di Matteo Salvini, modello Stefano Accorsi in «Radiofreccia», non rovina la Festa dell’Assunta in Vaticano. Ma a non pochi prelati ha dato fastidio «l’ambiguità provocata dalla scelta di titolare il manifesto programmatico con una parola dalla valenza anche religiosa e cattolica». Vari presuli Oltretevere preferiscono non esprimere un parere «per non dare ulteriore visibilità alla strategia del segretario leghista», anche perché «non è una novità il suo uso strumentale della fede». Scelgono l’«indifferenza» per non «regalare ulteriore pubblicità».

E poi alcuni citano le parole di papa Francesco di un paio di settimane fa, sul volo di ritorno dal viaggio in Canada, quando ha scandito che non vuole in alcun modo «immischiarsi» nelle elezioni, chiedendo soltanto «responsabilità» ai politici.

Nessun commento ufficiale né ufficioso giunge dalla Santa Sede dunque, però lo slogan «dell’atto pop di fede laica» di stampo leghista ha comunque suscitato malumori e disapprovazione tra i prelati nelle Sacre Stanze. Al di là «dei veri obiettivi del leader della Lega, il suo manifesto può confondere la gente: la fede è una cosa troppo seria per essere utilizzata, anche solo lateralmente, in campagna elettorale». Su questo ambito «non si deve dare neanche l’impressione di giocare sulle e con le parole - dichiara un porporato -. Né conquistare il consenso con affermazioni potenzialmente equivoche. Se c’erano buone intenzioni, è stata comunque una leggerezza da evitare; se è una strategia voluta, allora è un trucco, una furbizia che può ritorcerglisi contro».

C’è anche chi si sofferma sui dettagli del messaggio, che ha come capisaldi fisco, immigrazione e pace. Un vescovo mette «in discussione una serie di “credo” di Salvini». Un altro monsignore sostiene che il Capitano ha detto «una cosa vera: se non si crede in qualcosa di alto non si riesce a realizzare nulla di buono. Ma sembra avere soltanto usato questa verità in chiave retorica e di propaganda».

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