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Maternità surrogata: facciamo il punto

In Italia è considerata un reato, ma non se avviene all’estero. Ci sono diversi Stati in Europa (e Paesi nel mondo) dove è legale, con modalità diverse. Una piccola guida per chiarire le idee
Credit: Viktoria Matrosova

Il tema della maternità surrogata è tornato al centro del dibattito pubblico: viene chiamata anche “utero in affitto”, per sottolineare come spesso avvenga un pagamento sulla base di un contratto. Questa pratica, che in Italia è vietata dalla legge n. 40 del 2004, solleva molti dubbi e questioni, sia dal punto di vista etico che giuridico. Facciamo chiarezza.

Cos’è la maternità surrogata?

È una forma di procreazione assistita in cui una donna si impegna a portare a termine una gravidanza per conto di terzi, rinunciando preventivamente a reclamare qualsiasi diritto sul bambino. I genitori committenti possono essere persone single, coppie eterosessuali con problemi di sterilità o coppie omosessuale che vogliono avere un figlio. Circa il 90% dei casi di maternità surrogata riguarda, in realtà, coppie di eterosessuali.

I residenti nei Paesi dove la pratica è reato (come l’Italia) sono costretti a recarsi all’estero, dove la legge locale lo consente: è il fenomeno del “turismo procreativo”.

Esistono diversi tipi di surrogazione: può avvenire con un pagamento alla madre surrogata, in modo gratuito o con il riconoscimento di un eventuale rimborso spese.

Si parla di surrogazione “tradizionale” se si verifica l’inseminazione artificiale dell’ovulo della donna che fa da madre surrogata, mentre viene detta “gestazionale” se viene inserito nell’utero della donna un embrione realizzato in vitro.

Cosa si può fare e cosa no

La legge n. 40 punisce con la reclusione da 3 mesi a 2 anni e con una multa (che va da 600.000 a un milione di euro) chi, “in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità”. Ma il divieto è applicabile al solo territorio italiano.

Oggi il partner o la partner ha accesso soltanto all’adozione in casi particolari, ovvero la stepchild adoption, prevista dalla legge 184 del 1983, che attraverso il pronunciamento di un giudice consente al genitore non biologico di adottare il proprio figlio, come chiarito anche dalla sentenza della Corte di Cassazione a Sezioni Unite di dicembre 2022.

Eppure, questa forma di adozione non è sufficiente a tutelare i diritti dei bambini. Per prima cosa, richiede una procedura giudiziaria che può durare fino a 3 anni e comporta il coinvolgimento di servizi sociali e avvocati. Nell’attesa del riconoscimento, il genitore intenzionale dovrebbe avere una delega scritta da parte del genitore biologico anche solo per prendere il figlio da scuola o assumere decisioni mediche in caso di ricovero. Fino all’anno scorso, la stepchild adoption non garantiva nessun rapporto civile tra l’adottato e la famiglia dell’adottante, a differenza dell’adozione piena o legittimante.

Inoltre, perché l’adozione abbia effetto, il genitore biologico deve dare per legge il suo consenso. Questo requisito crea notevoli complicazioni nei casi, non rari, di separazione della coppia: il ritiro del consenso potrebbe avere come conseguenza paradossale quella di bloccare ogni rapporto del genitore non biologico con il figlio di cui si è preso cura fino a quel momento.

Europa: legale o reato?

Nel mondo, il panorama delle leggi in materia è vastissimo. Dove la pratica è consentita, spesso sono previsti requisiti di residenza o cittadinanza per i genitori intenzionali e/o la madre surrogata.

Per non trasformare la gestazione per altri in un’attività redditizia, alcuni Paesi vietano di pagare alla madre surrogata ricompense in denaro, legittimando soltanto la surrogazione per motivi altruistici. Ma spesso è difficile trovare una donna che voglia dare alla luce un bambino “gratis”.

Mentre la fecondazione eterologa con seme di donatore è legale nella maggior parte degli Stati dell’Europa occidentale per le coppie eterosessuali, con alcuni divieti per coppie omosessuali e donne single (come in Italia e Germania), la maternità surrogata è vietata in gran parte dell’Ue: Italia, Francia, Germania, Svizzera, Spagna, Ungheria e Austria sono tra i Paesi che prevedono un divieto esplicito.

L’Ucraina, dove la surrogazione a pagamento è legale anche per le persone straniere, è stata il punto di riferimento in Ue per molte coppie, fino a prima dell’inizio del conflitto: qui i costi sono abbastanza contenuti.

Per quanto riguarda la surrogazione altruistica, la pratica è ammessa in Inghilterra, Danimarca, Belgio, Paesi Bassi. In Portogallo è possibile solo come ultima risorsa nei casi in cui una donna non può essere madre per assenza di utero o malattie che rendono impossibile la gravidanza e il parto. Anche in Grecia è consentita, per coppie eterosessuali e donne single, ma solo se la richiesta viene autorizzata da un tribunale.

In Inghilterra solo i cittadini britannici possono utilizzare i servizi delle madri surrogate inglesi, che hanno diritto al rimborso delle spese sostenute e vengono automaticamente riconosciute alla nascita come madri biologiche. La genitorialità può essere trasferita ai genitori intenzionali con un successivo provvedimento del tribunale, il parental order, oppure tramite adozione. In caso di problemi, i tribunali (come avviene in Italia) decidono sulla base del principio del best interest of the child.

La pratica non è vietata, ma manca una legislazione specifica in Irlanda e Repubblica Ceca, dove comunque è praticabile solo a scopo altruistico con rimborso spese.

E nel resto del mondo?

La surrogazione altruistica è legale in Canada (escluso lo Stato del Quebec che la vieta), Nuova Zelanda, Sud Africa e India.

In Canada la madre surrogata deve avere la cittadinanza o residenza permanente, avere già partorito in precedenza ed essere sottoposta a test fisici e psicologici a garanzia della sua salute.

Negli Stati Uniti le leggi variano in base alla possibilità offerta dai singoli Stati di regolamentazione in modo indipendente. In alcuni regioni, la surrogazione è lecita anche dietro compenso, con requisiti diversi a seconda dei casi (California, Washington, Florida, New York, Illinois, Maine, Colorado, Delaware, Vermont).

Lo Stato più gettonato è la California, che consente l’accesso anche a persone omosessuali e single. Qui gli screening delle future gestanti sono molto rigorosi: a Growing Generations, la più nota clinica californiana, viene accettato solo l’1% delle surrogate che si candidano. In Michigan, Louisiana e Virginia è consentita solo la surrogazione altruistica. Inoltre, mentre alcuni Stati ritengono efficaci i contratti di surrogazione, altri richiedono una successiva adozione per il riconoscimento della genitorialità.

In tutto il Sud America non c’è un quadro normativo che disciplini la materia. Solo il Brasile consente la gestazione per altri su base altruistica e nel rispetto di una condizione davvero sui generis: la madre surrogata deve essere parente, fino al quarto grado di consanguineità, di uno dei futuri genitori del bambino.

Pro e contro

Uno dei vantaggi è ampliare la platea di potenziali genitori, includendo anche quelli che non avrebbero a disposizione altri metodi per realizzare il desiderio di avere un figlio.

Il motivo per cui in Italia è vietata è che “offende in modo intollerabile la dignità della donna e mina nel profondo le relazioni umane”. Questa è l’opinione ribadita più volte dalla Corte costituzionale (l’ultima volta, nel 2021).

Anche il Parlamento Europeo ha condannato più volte la maternità surrogata a fini commerciali, definendola una “violazione della dignità umana e dei diritti umani”, che “può esporre allo sfruttamento le donne di tutto il mondo, in particolare quelle più povere e in situazioni di vulnerabilità”, riferendosi in particolare alle ucraine vittima della guerra.

Come si schierano i partiti italiani?

Fratelli d’Italia ha già presentato 2 proposte di legge per perseguire la maternità surrogata come reato universale, anche se commessa all’estero da cittadini italiani. Un provvedimento, a firma della deputata Carolina Varchi (FdI), è stato calendarizzato nell’ambito della Commissione Giustizia della Camera, mentre una proposta di legge simile era stata già presentata in Senato (a firma Lucio Malan e Isabella Rauti, entrambi senatori di FdI).

I 2 testi riprendono integralmente la proposta presentata da Giorgia Meloni nella precedente legislatura per modificare la legge 40 del 2004, introducendo un’unica nuova previsione: è in discussione anche la possibilità di aumentare le pene previste.

Tra le file di Fratelli d’Italia, hanno fatto discutere negli ultimi giorni le parole del deputato Federico Mollicone, presidente della Commissione Cultura della Camera, che ha definito la maternità surrogata un «reato più grave della pedofilia», e di Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera dei deputati, che in occasione della festa del papà ha scritto su un post Facebook: “c’è chi ha scambiato le persone per oggetti o animali o specie arboree e i bambini per puffi”.

Anche Matteo Salvini, leader della Lega, si allinea al partito di Meloni, sposando a pieno l’introduzione dell’universalità del reato di maternità surrogata. Dello stesso avviso anche Forza Italia che, tramite Giorgio Mulè, deputato e vicepresidente alla Camera, ha richiamato la violazione di «leggi divine» per giustificare la previsione di un crimine internazionale.

Carlo Calenda, leader di Azione, su Twitter ha scritto che la gestazione per altri “non è eticamente accettabile”, mentre Mara Carfagna, presidente di Azione, ha presentato un progetto di legge contro l’utero in affitto identico a quello formulato da Fratelli d’Italia.

La segretaria del Pd Elly Schlein non ha ancora espresso una posizione riguardo la questione, nonostante sia scesa in piazza a Milano per manifestare insieme a circa 10.000 persone a favore dei figli di coppie omogenitoriali, e molti esponenti politici le hanno chiesto di intervenire. Se ci fosse un’apertura nei confronti della maternità surrogata, nel Pd potrebbe aprirsi un doppio fronte: da un lato l’ala cattolica che preme perché la pratica resti sanzionata, dall’altro uno schieramento più progressista.

In questo senso, Laura Boldrini, deputata del Pd ed ex presidente della Camera, ha manifestato opinioni favorevoli alla surrogazione di maternità altruistica, in nome del diritto di scelta individuale della donna, perché «un conto è la libera scelta di una donna di prestare il proprio utero, diverso è se la scelta è dettata dal bisogno».

Tra l’altro, con l’obiettivo dichiarato di salvaguardare il divieto di maternità surrogata previsto dalla legge italiana, il 14 marzo la Commissione Politiche europee del Senato, con i voti di Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega, ha bocciato la proposta di regolamento Ue per l’adozione del certificato europeo di filiazione: una sorta di carta d’identità europea che garantirebbe che il rapporto di parentela accertato tra genitori e figli in uno Stato membro dell’Ue (indipendentemente dal tipo di famiglia e dalle modalità di concepimento) venga riconosciuto in tutti gli altri Stati membri senza una procedura specifica.

La Corte costituzionale è intervenuta già nel 2021, esortando il legislatore italiano a introdurre nuove leggi che prevedano un meccanismo di tutela adeguata (più rapida e capace di garantire pieni diritti per i figli nati da maternità surrogata). Sono passati 2 anni da quella sentenza e la politica non ha ancora fatto nulla.

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