Viaggio in Provenza e Camargue tra colore e luce

camargue_fenicotteri
Un volo di fenicotteri al tramonto sugli stagni della Camargue ©Luca Bracali

Arte, storia, natura, paesaggio, gastronomia: sono molteplici e variegati i profili entro i quali si può immaginare e pianificare un viaggio in Provenza e Camargue. E il turista consapevole non li considera alternativi. Quando al piacere aggiunge come obiettivo non secondario la conoscenza, ne ottiene sempre un’esperienza indimenticabile e sorprendente oltre ogni aspettativa.

La Provenza è una regione del sud-est della Francia che si affaccia sul Mediterraneo ed ha una storia complessa e non condensabile in poche righe. Oggi si tende ad apprezzarla per le pittoresche distese di lavanda o per quello stile di arredamento accogliente e romantico – il provenzale – fatto di linee semplici e colori chiari e naturali: ma non è certo tutta qui.

A sua volta la Camargue, che è un territorio della Provenza, ha caratteristiche ancora più peculiari.  Delimitato dai due bracci del Rodano, è un insieme di stagni e di lagune ricchissime di vita. Visitare il Parco Naturale Regionale della Camargue significa immergersi in questi scenari naturali incontaminati: oasi protette popolate da migliaia di fenicotteri rosa, aironi, ibis, sterne; paludi salmastre dove i famosi cavalli bianchi camargue pascolano liberi; mandrie di poderosi tori neri, allevati per le loro carni ma anche come protagonisti delle corride che preferiamo, quelle non cruente. E non mancano naturalmente le spiagge, caratterizzate da una sabbia finissima.

Il mezzo più idoneo per programmare un viaggio in Camargue e Provenza lungo le tappe che proponiamo è indubbiamente il camper*: le aree di sosta sono ampiamente diffuse in tutto il territorio francese – anche nei piccoli comuni – e sono individuabili attraverso le numerose app per iOS e Android. Per gli amanti della bicicletta ricordiamo la presenza di numerose piste ciclabili che possono offrire un’esperienza molto più coinvolgente, sensoriale e intima rispetto all’autoveicolo.

Per individuare il momento migliore per intraprendere il nostro viaggio in Provenza dobbiamo partire dagli obiettivi che ci prefiggiamo, tenendo presenti pochi ma fondamentali riferimenti. Se, per esempio, vogliamo osservare la lavanda nel momento del suo massimo splendore, siamo obbligati a scegliere l’estate come unica finestra temporale possibile. Considerando poi che la fioritura varia sia in funzione del tipo di lavanda nonché dall’altitudine e dalla latitudine dei terreni sui quali viene coltivata, il periodo si colloca in un arco di tempo che va dalla metà di giugno alla fine di agosto.

Se invece ci appassionano i sapori, scegliendo la stagione autunnale troveremo vigneti e oliveti a far da protagonisti incontrastati. Incontreremo una natura dalle tonalità intense e calde; potremo inebriarci dei profumi delle cantine, degli orti e dei frutteti; e poi la luce: una luce magica che regna su tutto, inondando l’aria e la terra. Quella stessa luce che stregò pittori come Cézanne, Van Gogh, Renoir, Matisse, Gauguin e molti altri che, stanchi del lavoro al chiuso dentro uno studio, proprio qui perfezionarono al meglio quella nuova tecnica pittorica detta en plen air. E per chi ama questi artisti ogni periodo dell’anno può andar bene: di alcuni sono visitabili studi e abitazioni nelle cittadine dove si stabilirono, come la casa di Renoir a Cagnes-sur-Mer. Di altri troviamo le opere esposte in vari musei della regione, ma di tutti ritroviamo gli scenari, pressoché intatti, di quei paesaggi che immortalarono nei loro dipinti. Le località che vi proponiamo di seguito sono, perciò, quelle di più forte impatto naturalistico e storico.

Le tappe

Sono poco più di 700 gli abitanti di Rustrel, un piccolo villaggio dell’Alta Provenza, nel Dipartimento della Vaucluse (Valchiusa). La località è famosa per le sue cave di ocra, che gli agenti atmosferici ed il lavoro umano hanno modellato fino a ricordare i fianchi dei canyon americani, al punto da esser stata ribattezzata la Colorado Provençale. Le cave sono visitabili percorrendo a piedi sentieri di diversa lunghezza e difficoltà, come Le Cheminées de Fées, o il Sentier du Sahara.

Spostandosi verso ovest sulla D227, dopo 20 km si incontra Roussillon, un villaggio di circa 1.300 abitanti il cui nome deriva proprio dal colore rossastro delle ocre sulle quali sorge questo borgo. Una nota leggenda narra che in realtà la terra diventò di questo colore a causa del sangue versato dalla bella e giovane Sirmonde, che si gettò da una rupe dopo aver scoperto che il marito aveva ucciso il di lei amante, un trovatore provenzale. Qui un fantastico sentiero scavato nell’ocra, La Chaussée des Géants, permette di ammirare da vicino le particolari cromaticità di queste rocce, che variano anche a seconda dell’angolazione della luce solare, andando dal rosso all’arancione e al giallo.

Muovendosi verso est sulla Route de Manosque e procedendo oltre, si giunge, dopo circa 70 km a Valensole. Ed è proprio lungo il tratto che da Manosque arriva a questo antico borgo, che incontreremo i pittoreschi campi di lavanda e di girasoli. I circa 3.000 abitanti di Valensole celebrano la lavanda la terza settimana di luglio, dedicandole una festa nel corso della quale ai turisti vengono proposti e illustrati i molteplici utilizzi di questa pianta aromatica. Dal più semplice impiego (dal quale deriva il nome) di detergente per il corpo in forma di saponette, ai vari preparati fitoterapici; dalle candele fino, naturalmente, ai profumi. Meglio comunque non far troppo tardi tra i mercatini perché alzandosi di buon’ora e spostandosi verso est sulle dipartimentali D6 o D8 potremo immergerci nello spettacolo del sole che sorge su immense estensioni di lavanda. Certo, mal che vada, si può sempre optare per il tramonto: la suggestione non è da meno!

Lasciando Valensole sulla D5 in direzione nord-ovest, dopo 80 km saliamo verso un altipiano dove, su una piccola altura rocciosa, è incastonata Sault, definita la capitale della lavanda. Circondata letteralmente da campi di lavanda (ma vi si coltivano anche farro e grano) Sault merita comunque una visita anche per la bellezza del borgo stesso. Vi è stato tracciato un percorso indicato come Une heure sur les pas de “Loup dAgoult” che il turista può seguire senza fatica e che, per l’appunto in un’ora circa, offre la scoperta dei luoghi e degli edifici più significativi dal punto di vista storico e artistico della cittadina. Senza dimenticare  Le Jardin des Lavandes, il Giardino della Lavanda, che conserva oltre 100 varietà diverse di lavanda!

Con un trasferimento di circa 40 km in direzione sud-ovest incontriamo, nei pressi del paese di Gordes, l’Abbazia di Sénanque (Abbaye Notre Dame de Sénanque), che fu fondata dai monaci cistercensi nel 1148. In osservanza della regola benedettina ora et labora, l’interno dell’abbazia è decisamente spoglio e disadorno, tuttavia l’architettura romanica qui è celebrata in modo splendido e merita una breve sosta, in quanto molti degli spazi del complesso sono visitabili tutti i giorni, accompagnati a richiesta anche da una guida, in un’ora circa. (Per orari e dettagli vedi www.senanque.fr)

Puntando prima a sud e quindi verso ovest, dopo 40 km raggiungiamo Avignone. Dal 1309 al 1377 sede del papato, la città trova condensati i fasti di quell’epoca nel superbo Palazzo dei Papi, un imponente edificio medievale in stile gotico che dal 1995 fa parte del Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Altro monumento storico è il ponte di San Benedetto, più spesso indicato come il ponte di Avignone, che si affaccia sul Rodano. Terminato nel 1185, era lungo più di 900 metri. Oggi ne resta un troncone, con solo quattro campate a fronte delle 22 originali, che pure vennero ricostruite a più riprese, ma che sempre collassarono a causa di cedimenti strutturali o piene del fiume.

Spostandoci verso ovest per 25 km troviamo invece un opera ingegneristica ben più antica: il Ponte del Gard (Pont du Gard). Fu costruito dai romani nel 17 a.C. e faceva parte di un acquedotto lungo poco meno di 50 km che dalle sorgenti di Uzès portava l’acqua a quella che oggi è la città di Nîmes. I numeri di questa straordinaria opera sono ragguardevoli: una pendenza incredibilmente costante di 34 cm per ogni chilometro; una portata di 20.000 metri cubi giornalieri; una durata in servizio di almeno 5 secoli! Meritatamente, quindi, anche questo monumento, testimonianza dell’ingegno umano, è nell’elenco UNESCO come Patrimonio dell’Umanità, ed è la raffigurazione che ritroviamo sul retro delle banconote da 5 euro.

Scendendo in direzione sud-ovest verso il mare arriviamo, dopo un tragitto di 70 km ad Aiugues-Mortes, località il cui nome occitano significa “acque morte” e  che trae origine dalla presenza dei numerosi acquitrini, stagni e paludi: stiamo per entrare finalmente in Terra di Camargue, la Petite Camargue, per l’esattezza. Aiugues-Mortes è un paese fortificato che conta oggi circa 8.000 abitanti. È noto per i famosi vigneti sulla sabbia, che producono un eccellente vino rosé. Ma la cittadina è altresì famosa per le saline (è il complesso più grande del Mediterraneo) tra le quali spicca la salina rosa, il cui colore è prodotto da un’alga. A dispetto del nome, questo comprensorio è ricchissimo di vita e costituisce un perfetto habitat per migliaia di fenicotteri e altre specie migratorie, per la maggior parte protette, che qui offrono uno spettacolo di una magia unica.

Attraversando tutta la Petite Camargue in direzione est, arriviamo a Saintes-Maries-de-la-Mer. Questa cittadina, di 2.300 abitanti circa, deve il suo nome alla leggenda secondo la quale tre Marie (Maria Maddalena, Maria Salomé e Maria Jacobé) fuggite dalla Palestina, sbarcarono e trovarono rifugio qui. Questa tradizione ha fatto di Saintes-Maries-de-la-Mer la meta di molti fedeli che ogni anno, il 24 ed il 25 maggio, accorrono ad assistere al “Pellegrinaggio delle Sante”, una processione durante la quale un gruppo di gitani appositamente intervenuti, trasportano le statue delle sante fino al mare.

Tuttavia molti turisti frequentano questo paese anche per il mare e gli aspetti naturalistici: è qui che si allevano il famoso Cavallo de Camargue e il possente Toro de Camargue: i due animali simbolo di questa terra. E che sono anche i protagonisti di una leggenda che, pur circolando in varie versioni, sostanzialmente racconta di un uomo che era inseguito sulla spiaggia di Saintes-Maries-de-la-Mer da un toro. Vedendosi perduto, l’uomo si gettò nel mare agitato. E proprio quando i flutti stavano per avere la meglio sullo sventurato, un potente stallone bianco emerse dalle onde e lo trasse in salvo. Il cavallo parlò quindi all’uomo, dicendogli che, se lo desiderava, da allora in poi sarebbe stato suo amico, ma non sarebbe mai diventato il suo schiavo: il patto fu stretto e da quel momento nacque la razza dei cavalli Camargue.

Tornando indietro verso nord sulla D570 per meno di 5 km, troviamo il parco ornitologico di Pont du Gau, un’area di 60 ettari fatta di paludi, stagni, canneti, canali e sentieri, percorrendo i quali si possono osservare e fotografare da vicino – molto vicino – diverse specie di uccelli, alcune stanziali, come aironi rapaci e passeriformi, altre di carattere migratorio, che si muovono stagionalmente in cerca di cibo nelle zone umide del Mediterraneo. Il parco è aperto tutto l’anno, ma prima di programmare una visita può essere utile informarsi per sapere qual è la stagione nella quale sono presenti le specie ornitologiche che si desidera osservare.

Infine, tra la Provenza e la Costa Azzurra, prima di ritrovare l’Italia, si incontrano le gole del Verdon (Les gorges du Verdon), definite il Grand Canyon d’Europa. Scavate per secoli nella roccia calcarea dal fiume Verdon, queste gole, che raggiungono in alcuni tratti un’altezza di 700 metri, sono uno spettacolo unico. Si possono visitare risalendo lungo le strade che le costeggiano e che offrono numerosi punti di osservazione fino al rinomato Point Sublime che, come promette il nome, concede una vista su un panorama mozzafiato. Punto di osservazione ancora più privilegiato è l’occhio del drone attraverso il quale ammiriamo un Verdon di un verde fantastico, quasi innaturale: no, non si tratta di un trucco o di un foto-ritocco, ma di una particolare colorazione conferita alle acque dalla presenza di fluoro e di particolari micro-alghe. Tanto che è ritenuto assai probabile che il nome Verdon derivi proprio da questa caratteristica cromatica. Oltre alle strade, vi sono sentieri di diversa difficoltà: da quelli percorribili senza problemi passeggiando con la famiglia fino a quelli “tecnici”, per i quali è necessaria un’attrezzatura da arrampicata. Vi è anche la possibilità di praticare attività sportive come il parapendio o la canoa.

La Provenza e la Camargue in particolare, costituiscono un vero gioiello naturalistico, uno spazio dove l’abbraccio tra la terra e il mare è vivo e profondo, e dove si offre la possibilità all’uomo di provare quelle emozioni “pure” che solo la natura sa dare, con le piante, i fiori e tutte le meravigliose creature che popolano queste oasi ancora incontaminate.

*Da ricordare che in Francia è obbligatorio avere a bordo del veicolo l’etilometro ed il giubbetto ad alta visibilità, mentre l’estintore e la valigetta di pronto soccorso non lo sono.

Uso del cellulare in auto: nel febbraio del 2018 la Corte di Cassazione francese ha stabilito che ne è vietato l’uso anche se la vettura è in sosta e con il motore spento. L’unica eccezione è costituita dal ritrovarsi con l’auto in panne.

Info su

France.fr

Testo di Pino De Ceglie foto di Luca Bracali | Riproduzione riservata Latitudeslife.com

STYLE CSS VIDEO