Amate i vostri nemici

“Il Signore renderà a ciascuno secondo la sua giustizia e la sua fedeltà” grida Davide come per giustificarsi del fatto di non aver ucciso il suo nemico benché avesse avuto l’occasione di farlo. Tutto ha origine da un episodio che ha scatenato nel cuore di Saul la nefasta piaga della gelosia.

Questo il contesto. Saul e Davide sono di ritorno dalla guerra e, secondo i costumi del tempo, le donne israelite avanzano cantando incontro agli eroi, ma, all’acclamazione delle donne “Saul ha ucciso i suoi mille e Davide i suoi diecimila”, Saul va su tutte le furie e comincia un’accanita azione persecutoria nei riguardi di Davide tanto che quest’ultimo si vede costretto a fuggire.

Prima lettura

Nella pagina del I libro di Samuele che questa VII domenica del TO la Liturgia ci propone di ascoltare, è narrato il momento in cui Saul con i suoi “3000 uomini scelti” (!) si incammina alla ricerca di Davide per ucciderlo. (Non basta che Davide sia scappato! Deve essere eliminato dalla faccia della terra!).

I fatti vanno tuttavia in modo tale che Davide e Abisai (uno dei quattro guerrieri più potenti e più fedeli al fianco di Davide) vengono a trovarsi nell’accampamento dove Saul con i suoi uomini dorme “perché era venuto su di loro un torpore mandato dal Signore” ed Abisai vuole approfittare di colpire Saul con la sua stessa spada.

A questo punto Davide -che ha già avuto un’altra occasione di uccidere Saul (c. 24)- lo ferma in virtù del rispetto che si deve al re in quanto ‘consacrato’ e perché la sua confidenza nel Signore è tale che rimette in Lui la sua causa. La vita di Saul è risparmiata, come anche quella di Davide.

Salmo

Allora ecco che alla I Lettura rispondiamo con il Salmo 102, Salmo composto di 22 versetti quante sono le lettere dell’alfabeto ebraico, e che si presenta come una preghiera in cui l’‘Autore’ Davide benedice il Signore perché “salva dalla fossa la tua vita”, è tenero come “un padre verso i figli” ed è Lui che fa “giustizia per quelli che custodiscono la sua alleanza”.

LA PAROLA della Domenica

PRIMA LETTURA
I Libro di Samuele 26,2.77-9.12-13.22-23

SALMO RESPONSORIALE
Salmo 102

SECONDA LETTURA
I Lettera di Paolo ai Corinzi 15,45-49

VANGELO
Vangelo di Luca 6,27-38

Seconda lettura

La II Lettura continua ad essere tratta dal cap. 15 della I Lettera ai Corinzi, capitolo in cui san Paolo affronta l’alta questione della risurrezione rispondendo a quei credenti in Cristo che erano perplessi in merito alla risurrezione o perché condizionati dalla cultura greca che la considerava un’idea grossolana (At 17) o perché provenienti dal giudaismo che aveva in sé un’opinione controversa in merito ad essa (Gb 19,25; Ez 37,10).

Nei pochi versetti che ci riguardano, l’Apostolo è arrivato a confrontare il ‘primo’ Adamo con l’‘ultimo’ Adamo. La differenza sta nel fatto che il primo “divenne un essere vivente”, mentre il secondo è datore di vita, vivifica. Sul secondo punta allora di più la sua attenzione perché in qualità di “spirito vivificante”, il secondo Adamo, cioè Cristo, attrae a sé quanti gli appartengono, a Sua volta ridona loro la vita e li fa risorgere dalla morte.

Vangelo

La pagina del Vangelo secondo Luca ci presenta la seconda parte del ‘discorso della pianura’ che contiene diverse esortazioni la prima delle quali l’amore per i nemici. Contestualizzato al I secolo per nemici s’intende l’insieme degli oppositori del cristianesimo nascente. E anche se già nell’AT c’è qualche tentativo di rispondere ai nemici con un atteggiamento misericordioso (Lv 19,18.34), qui Gesù chiede addirittura di amare i nemici facendo concretamente “del bene a coloro che vi odiano”.

Ma, oltre all’‘amare’ e a ‘fare del bene’, il Maestro esige che si “bene dica” del nemico fino a pregare per lui cioè fino a desiderare e a chiedere le grazie spirituali. Il testo continua proponendo altre esortazioni e ritornando poi una seconda volta sul tema dell’amore per i nemici.

Amare gli amici contiene già in sé una ricompensa, mentre amare i nemici è proprio di chi attende la ricompensa da Dio. Ecco perché Gesù parla dei “figli dell’Altissimo”: coloro che amano i nemici sono gli stessi che vivono una relazione intensa con il Signore, si sentono davvero Suoi figli.

Questa logica assolve anche una funzione pedagogica perché così facendo il colpevole può essere messo in grado di rientrare in sé e di pentirsi. In conclusione poi ci guadagna la stessa comunità che si sforza di vivere in prospettiva solidale e non divisa internamente. Anche se il discorso dovrebbe essere più completo, consideriamo che la Bibbia evidenzia un percorso in crescita in merito alla giustizia.

Dapprima viene stabilita la legge del taglione che ‘quantifica’ la violenza vendicativa (e che è già una conquista sociale). Poi l’esempio di David ci mostra la possibilità di una progressione che è quella della rinuncia alla vendetta e della ‘consegna’ della propria causa al Signore. Infine Gesù chiede un atteggiamento oblativo che è quello di amare concretamente e senza falsisentimentalismi i nemici.

E noi in quale livello ci troviamo di fronte alle eventuali ingiustizie che subiamo? Alla legge del taglione? Ad affidare la causa al Signore? Ad amare i nostri nemici? Pensiamo che a chiedercelo è Gesù: “Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso”.

Giuseppina Bruscolotti