“Non peccare più”

“Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo”: sono le parole con cui l’evangelista Giovanni ritrae la scena che è l’inizio della nuova vita di una donna a cui è capitato di fare l’indimenticabile incontro con Gesù.

Prima lettura

E di vita nuova si parla già nella I Lettura di questa V domenica di Quaresima dove il profeta Isaia osa fino al punto di definire “cosa nuova” la storia che sta per iniziare. Il popolo si trova esiliato a Babilonia, ma ora il tempo della lontananza è terminato e sprona a credere possibili situazioni ritenute ormai spacciate.

Si rivolge infatti ai deportati e garantisce loro che, come si sono avverate le profezie di punizione, così si avvereranno anche gli annunci di liberazione dalla condizione di esiliati perché potranno ritornare in patria. E propone l’immagine del ‘germoglio’: come esso fiorisce all’improvviso pur essendo già in lui la vita, ma nascosta, non ancora aperta, così il profeta invita ad intravvedere come imminente la salvezza.

Salmo

A questo consolante e rincuorante messaggio, la liturgia propone di rispondere con il Salmo 125 (126) che è dominato da stati d’animo esaltanti: sogno, sorriso, gioia (2 v.), pienezza di gioia. È la conseguenza della ristabilita condizione di libertà dopo l’esilio babilonese, il tutto avvalorato dal simbolismo agricolo per cui chi semina lo fa con la tristezza e il timore di non riuscire a vedere i frutti, poi quando sopraggiunge il tempo della mietitura è traboccante di gioia per l’insperato e abbondante raccolto.

Seconda lettura

Dalla lettera ai Filippesi leggiamo il passaggio in cui l’apostolo Paolo istruisce i credenti in merito all’atteggiamento giusto da avere nei riguardi della Legge mosaica. Si sono infatti inseriti tra i Filippesi alcuni ‘maestri’ che avrebbero convinto i pagani convertiti al Vangelo ad assecondare la Legge giudaica e così farsi circoncidere per essere considerati dei veri discepoli di Cristo. Ma Paolo come è affermato nel versetto precedente al nostro brano – è “circonciso l’ottavo giorno, della stirpe di Israele, della tribù di Beniamino” eppure queste cose che lui riteneva “guadagni” ora “a motivo di Cristo” le considera una “perdita”.

LA PAROLA della Domenica

PRIMA LETTURA
Libro di Isaia 43,16-21

SALMO RESPONSORIALE
Salmo 125

SECONDA LETTURA
Lettera di Paolo ai filippesi 3,8-14

VANGELO
Vangelo di Giovanni 8,1-11

L’incontro con Cristo gli ha provocato un’impostazione ‘nuova’ della vita, non più fondata sulla giustizia “derivante dalla Legge, ma (su) quella che viene dalla fede in Cristo”. L’Apostolo non si ritiene tuttavia ‘arrivato’ e con una metafora agonistica parla di se stesso come di un corridore che, per non perdere tempo, non guarda indietro al tragitto già percorso ma è continuamente proteso verso la mèta che è la comunione con Cristo.

Vangelo

La pagina del Vangelo secondo Giovanni ci riporta un episodio relativo agli ultimi tempi della vita terrena di Gesù in quanto è nominato il ‘monte degli Ulivi’ e la sua costante attività di predicatore nel tempio, attività descritta in tutta la sua notorietà e solennità: “tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro”.

Al fine di screditare Gesù agli occhi del popolo che pendeva dalle sue labbra, gli scribi e i farisei conducono nel “mezzo” una donna adultera non perché interessati a lei, ma per trarre in inganno Gesù. Se Gesù l’avesse condannata, sarebbe fallito il suo insegnamento sul perdono, se l’avesse scusata si sarebbe dimostrato un profanatore della Legge di Mosè.

Effettivamente la Legge condannava severamente l’adulterio con la pena capitale dei due (Lv 20,10) o con la lapidazione alla “porta della città” di entrambi (Dt 22,24) e questo al fine di eliminare “di mezzo a te il male”.

“Scagliare la prima pietra” coincideva con il diritto che aveva il testimone oculare (Dt 17,7) di infiggere appunto il primo colpo perché poi avrebbe continuato “tutto il popolo” a colpire e ad eliminare i peccatori (Dt 13,10). Gesù a questa provocazione ‘risponde’ con un gesto cui si può dare una spiegazione solo con la Sacra Scrittura. Gesù “chinatosi, si mise a scrivere per terra”: il libro del profeta Geremia (17,13) afferma che “quanti si allontanano da te (dal tempio) saranno scritti nella polvere”. Sia prima della sua ‘sentenza’ che dopo, Gesù china il capo e scrive nella “polvere”, letteralmente nello sheol , nel luogo dei morti.

Con il capo chino Gesù assume un atteggiamento di chi non giudica ma attende e forse scrive i nomi di quanti potrebbero sprofondare nello sheol ma con la Sua risposta dà modo a tutti di scampare allo sheol: alla donna di pentirsi ed ai suoi accusatori di non macchiarsi anche del peccato di superbia e di omicidio.

Quindi, la donna che era posta “nel mezzo”, si trova sola con Gesù; anche il popolo sembra non essere più presente! Sono rimasti “la misera e la misericordia” (S. Agostino). La donna constata che “nessuno” l’ha condannata e ottiene anche il perdono di Gesù e il monito a “non peccare più”.

Gesù ha detto alla donna di vivere una ‘nuova’ vita: ora sta a lei decidere di continuare a vivere incatenata alle passioni o di camminare libera.

Queste domeniche di Quaresima ci stanno gradualmente ‘educando’: Dio ci concede del tempo (parabola del fico), si commuove per il nostro ritorno a Lui (Padre misericordioso), ci restituisce la libertà (adultera).

Giuseppina Bruscolotti