Piste ciclabili o velodromi? – di Claudio Riccadonna

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L’amabile e godibile pista ciclabile tra Ala e Rovereto si snoda immersa nel verde incantevole.

La stessa invita quotidianamente, tempo permettendo, a gioviali pedalate o a rilassanti camminate; famiglie distese, talvolta alla “tenera guida di passeggini”, specialmente nel fine settimana, vi si muovono serenamente, desiderose di trascorrere una gustosa giornata all’aperto, lontane dai ritmi incalzanti e frenetici della città; tuttavia, in realtà, è ragionevole essere costantemente vigili ed attenti, guardarsi con circospezione alle spalle dall’arrivo “alla chetichella” di supersonici ciclisti impettiti e tronfi , che sfrecciano potentemente ad elevata andatura, magari "a trenino", inseguendo per un attimo l’emozione del professionismo, allo sprint finale di un’appassionante ed agognata classica europea.

Eppure all’altezza del passaggio di Marco, è visibilmente presente, se la memoria non mi inganna, un cartello che delimita la velocità oraria a 30 km, da taluni sprezzantemente disatteso.

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Ma chi se ne importa! L’importante è volare , provare l’ebbrezza della velocità, sentirsi per qualche momento padroni del mondo, inseguire forse qualche frustrato sogno di gloria; il ciclista dilettante o la famiglia allegramente spensierata lascino libero il passaggio a “lor signori”, se vogliono evitare l’ira funesta, se non gli improperi generosi, dei campioni del velodromo (non se ne disturbi l’azione!); d’altra parte, a noi comuni mortali, ciò che è concesso è osservare da spettatori "l'agone" sportivo e camminare in punta di piedi in questo percorso minato.

Fra poco potrebbe svettare un nuovo segnale triangolare, a monito collettivo: ATTENZIONE A NON ESSERE TRAVOLTI!

Claudio Riccadonna

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