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Trento

Alla scoperta del candidato: Gabriella Maffioletti (Forza Italia )

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Nelle scorse settimane abbiamo conosciuto Gabriella Maffioletti grazie ad un’intervista (qui l’articolo) che si presenta, per il rinnovo del Consiglio della Provincia Autonoma di Trento, nella lista di Forza Italia.

Continuiamo oggi l’approfondimento con la candidata, in attesa dell’election day del 21 ottobre

Gabriella Maffioletti, 60 anni, di Trento, del segno del cancro è sposata da ben 38 anni e con 4 figli, di rispettivamente 22, 32, 38 e 42 anni.

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15 anni fa è diventata consigliere comunale del capoluogo dopo aver militato prima nella lega nord e dopo nel movimento a sostegno di «Morandini Sindaco».

Ha candidato alle provinciali del 2008 e del 2013 ottenendo ottimi risultati e sfiorando la nomina a consigliere provinciale.

Come valuta gli ultimi 5 anni di governo della nostra Provincia da parte del centro sinistra autonomista ?

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«L’azione politica di questi ultimi 5 anni è stata contrassegnata da immobilismo, mancanza di una visione politica a lungo raggio e assenza di qualsivoglia decisione a tutela della nostra autonomia se non l’accettazione supina di imposizioni provenienti dal governo centrale come i tagli al bilancio provinciale e la chiusura dei presidi ospedalieri periferici».

Su quali tematiche ha visto un immobilismo e mancanza di azione da parte del governo uscente?

«E’ indubbio che la crisi economica globale ha colpito anche la nostra terra. In questi anni, nonostante la “protezione dell’autonomia” si è assistito ad un impoverimento generale dei nostri cittadini, un aumento dei fallimenti delle imprese, un aumento vertiginoso delle sofferenze bancarie e delle procedure di pignoramento di immobili, la chiusura di molte attività commerciali e piccole realtà industriali oltre al crollo degli investimenti pubblici.

Di fronte a questo rapido peggioramento economico – sociale del nostro territorio, dalla politica non c’è stata nessuna reazione e risposta adeguata. Manca una visione a lungo raggio che possa individuare le risposte economiche da mettere in atto, manca coraggio e si prosegue con vecchi schemi del passato che non sono più adeguati».

Quali risposte economiche porterebbe avanti in caso di elezione?

«Ci sono due azioni ben mirate, da sostenere mettendo in campo le maggiori risorse finanziarie possibili. Da un parte rivolte al sostegno delle famiglie in difficoltà e le persone senza lavoro e dall’altra incentivare e sostenere le attività economiche presenti sul nostro territorio».

Quindi in termini pratici, come la nostra Autonomia e la politica possono aiutare chi è senza lavoro?

«La provincia, in collaborazione con i centri per l’impiego, deve creare un Cinformi per i trentini dove dare risposta a chi cerca lavoro, organizzare dei corsi di reinserimento lavorativo e di aggiornamento. Vanno aumentate le risorse finanziarie da investire sul lavoro. Aumentare le risorse per gli investimenti che creano occupazione, oltre a dare dignità alle persone ridurrebbe i costi sostenuti dalla mera assistenza.

In questa ottica pertanto deve essere ampliato il progettone, che deve passare dalla gestione delle sole cooperative sociali (alle volte poco sociali e poco trasparenti) ad una gestione associativa tra provincia e cooperazione. Va ampliato il raggio di azione del progettone, che attualmente da lavoro a circa 2300 persone su circa 13.000 disoccupati, includendo lavori e servizi che attualmente tante amministrazioni comunali esternalizzano, penso ad esempio a pulizie e portierato di edifici pubblici».

Invece per il mondo imprenditoriale quale azioni intende portare avanti?

«Come prima azione l’obiettivo deve essere rivolto al nostro futuro, aiutando i giovani che intendono aprire una loro attività imprenditoriale, con l’apertura di centri di assistenza, consulenza e formazione dove poter avere sostegno per le pratiche amministrative e consulenza fiscale per iniziare una nuova attività. Oltre al sostegno per la parte burocratica vanno sostenute le nuove realtà imprenditoriali con contributi a fondo perduto per sostenere i costi iniziali di apertura e le spese di affitto e di acquisto di attrezzatura e macchinari e finanziamenti agevolati in cui la Provincia si fa garante. Va inoltre sostenuto un progetto in cui al centro dell’azione politica – economica ci sono le aziende trentine».

Cosa intende per sostegno alle imprese trentine?

«E’ indubbio, non me ne vogliano fiscalisti e commercialisti per la semplificazione, che il vantaggio che la nostra Autonomia ci porta in termini economici sta nel fatto che le imposte pagate sul nostro territorio finiscono nel nostro bilancio provinciale. Quindi vanno aumentati gli investimenti pubblici, crollati negli ultimi anni, per aiutare il martoriato settore edile dando corsia preferenziale alle imprese trentine, come nel vicino Alto Adige.

Gli investimenti pubblici andranno indirizzati verso la costruzione di nuove strade di collegamento, ormai inadeguate, basti pensare ad esempio alle code interminabili nel periodo estivo lungo le strade di collegamento al lago di Garda.Va inoltre creato e sostenuto un progetto di rilancio del “MADE IN TRENTINO”».

Cosa intende per “Made in Trentino?

«La nostra Provincia deve sostenere soprattutto quelle attività legate alla filiera dei prodotti trentini, settori che riguardano principalmente il mondo dell’agricoltura e dell’agroalimentare e dell’artigianato. In questa ottica vanno finanziate economicamente attività che puntano sui prodotti trentini, va data priorità a questo settore in spazi espositivi come mercati e fiere.

Vanno incentivate tutte le attività che portano nei centri storici e nei piccoli paesi (ormai deserti) la vendita di prodotti trentini a “Km O”. In un mercato globale il nostro territorio deve puntare sulla qualità dei nostri prodotti, ciò avrà inevitabilmente ricadute anche sul settore del turismo, aumentandone la qualità».

Molti imprenditori si lamentano dell’eccessiva burocrazia e lentezza dei procedimenti amministrativi, come intendi intervenire?

«Nelle amministrazioni deve iniziare a prevalere il principio della meritocrazia, tema molto discusso e mai messo in pratica. Tutto questo deve tradursi in una differenza economica che premia chi produce e lavora, con un sistema che va ad aumentare la produttività. Nelle amministrazioni deve iniziare ad essere attuato il principio di trasparenza.

In quest’ottica vanno aiutate le associazioni culturali che tengono vive le tradizioni storico – culturali della nostra terra creando un ufficio unico per l’ottenimento dei vari permessi legati agli eventi da realizzare».

Sul tema sicurezza, tema ormai all’ordine del giorno quali azioni dovrebbero essere attuate?

«Il taglio dei fondi a disposizione per le forze dell’ordine sia a livello nazionale che locale hanno di fatto reso molte zone del territorio invivibili ed un generale aumentato la percezione del pericolo e della insicurezza. Pur sapendo che molti temi legati alla sicurezza e giustizia, non sono di competenza provinciale, sarà nostro obiettivo mettere in campo maggiori risorse economiche aumentando il personale addetto alla sicurezza.

Va finanziata e reintrodotta la figura dei vigili di quartiere, che oltre a per presidiare costantemente il territorio, ha la funzione di ascolto delle problematiche dei cittadini e di attivazione immediata di tutto quello che deve essere predisposto per mettere gli abitanti in sicurezza e scoraggiare ladri e mal intenzionati. Nuove assunzioni di vigili addetti e formati esclusivamente per la sicurezza e creazione di un reparto cinofilo per il contrasto dello spaccio».

Molti cittadini si lamentano del peggioramento della situazione sanitaria anche nella nostra provincia, la sua opinione?

«Oltre al taglio dei presidi ospedalieri periferici, ognuno di noi si è accorto nel momento in cui si è dovuto recare presso un Pronto Soccorso dei tempi infiniti di attesa. Lo stesso per chi deve richiedere una prestazione ospedaliera con liste in regime mutualistico infinite.

Tutti questi disservizi sono riconducibili principalmente alla mancanza di personale e alla riduzione drastica dei fondi destinati alla sanità. L’aumento dei fondi da destinare al capitolo sanitario saranno una priorità». 

Veniamo a temi a Lei molto cari legati al sociale, per i quali si è già battuta in veste di consigliere comunale del comune di Trento, cosa manca da fare?

«Ci sono zone intere del nostro territorio in cui le famiglie e le giovani coppie non possono guardare al futuro, in quanto non hanno le condizioni minime per garantire quel ricambio generazionale alla base di diversi aspetti. E’ pertanto necessario creare le condizioni lavorative, economiche e infrastrutturali atte a supportare la donna e la sua vocazione naturale alla maternità. Pertanto è necessario garantire una vasta e diversificata gamma di asili pubblici e privati. Bisogna inoltre ridurre le rette mensili ed implementare in maniera consistente l’offerta delle Tagesmutter. 

Reintrodurre i vouchers per permettere ai genitori di poter scegliere un servizio di babysitteraggio anche ai parenti vicini o a persona di loro fiducia riconoscendo loro la funzione sociale ed economica adeguata al loro lavoro».

Il problema principale per le giovani coppie è rappresentato dalla casa, come intende intervenire?

«E’ indispensabile proporre una politica – casa – che vada incontro alle giovani coppie e a chi decide di vivere in maniera autonoma rispetto alla famiglia di appartenenza. Si deve pertanto, guardando al patrimonio di edilizia pubblica e privata sfitto, introdurre dei parametri di accesso più flessibili rispetto a quello vigente (ICEF) strumento da me in particolare sempre molto contestato per la sua fallacità, per le errate valutazioni di reddito reale commesse in fase di verifica dai CAF. Inoltre si deve intervenire con sgravi fiscali e contributi per la prima casa».

Secondo lei la risposta dell’edilizia pubblica gestita da ITEA è adeguata?

«No, bisogna abbattere i tempi di attesa per l’accesso agli alloggi di edilizia pubblica, dando priorità assoluta ai cittadini italiani. Bisogna inoltre ritornare ad una gestione interamente pubblica dell’Ente ora società per azioni con L.P. 15/2005. Con il meccanismo di calcolo ICEF si è innescato un algoritmo sperequativo che ha danneggiato gli autoctoni in virtù del fatto che le rendite patrimoniali rientrano a fare cumulo nelle verifiche annuali insieme con i depositi bancari e favorisce gli immigrati, i nullatenti e gli stranieri. Inoltre vanno rimosse da quei contesti alloggiativi dove vi sono donne sole o soggetti già deboli le situazioni di vivibilità a rischio convivenza sociale (vedi inserimento di sinti o di immigrati, soggetti seguiti dai servizi sociali o altro incivili)».

Siamo alle battute finali di questa campagna elettorale e di questa intervista, come vede il Trentino del dopo elezioni?

«Spero ovviamente nella vittoria della nostra coalizione di centrodestra e che dal 22 ottobre la nostra Autonomia torni ad essere a servizio di ogni singolo cittadino e che la politica inizi ad avere coraggio di decidere per il bene del nostro territorio».

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