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Trento

Lavarone, restano 7 delle 24 migranti. La Diocesi mette loro a disposizione una canonica.

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“Abbiamo individuato una soluzione che non cancella del tutto l’esperienza di integrazione realizzata a Lavarone. Mi auguro si possa anche in futuro percorrere ogni strada possibile per offrire ai richiedenti protezione internazionale accoglienza da parte delle nostre comunità”.

Così l’arcivescovo Lauro commenta la notizia dell’accordo tra Diocesi di Trento, amministrazione comunale di Lavarone e Provincia Autonoma  all’interno del più ampio e ancora interlocutorio confronto del pomeriggio in Provincia in merito al progetto complessivo di accoglienza di Diocesi e Astalli (comunicato Pat) –, accordo grazie al quale potranno rimanere sull’altopiano sette delle ventiquattro migranti, vale a dire le giovani che avevano già trovato lavoro in zona e l’avrebbero perso a causa del previsto trasferimento.

Per queste sette profughe, venuta meno la struttura che le ospitava, la Diocesi mette ora a disposizione la canonica di Lavarone Cappella.

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Un’altra canonica, quella di Fraveggio, in valle dei Laghi, si prepara ad aprire le porte a un gruppo di pachistani (quattro per ora), in possesso del permesso di soggiorno per motivi religiosi, finora ospitati dalla Diocesi a Trento.

La comunità di Fraveggio, coordinata dal parroco, sta definendo le modalità di accoglienza. Un primo incontro si è svolto nella serata di ieri.

Sul tema dell’accoglienza l’arcivescovo Lauro aveva preso posizione più volte negli ultimi mesi, invitando la comunità cristiana ad aprire le porte: “Chi non ospita rinuncia a vivere” spronava in cattedrale a inizio anno nella Solennità dell’Epifania.

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Pochi giorni fa, nella Messa delle Ceneri, sempre in Duomo, un nuovo appello: “La paura dell’altro genera scontro, la persona forte non teme l’incontro. La Chiesa è chiamata ad uscire in mare aperto”

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