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Trento

La mafia nigeriana: la manovalanza dei richiedenti asilo – seconda puntata

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“La mafia nigeriana è un fenomeno sottovalutato ed è un’organizzazione non solo italiana, ma di livello mondiale. Dalle nostre indagini ci risulta che solo gli affiliati alla gang “ Maphite” siano tra le 4 e le 5 mila persone solo in Italia”.

E’ questa l’opinione di Fabrizio Lotito nominato recentemente consulente della Commissione Bicamerale antimafia, in qualità di esperto della “ cupola nera”.

Ignorata, ma anche sottovaluta, la mafia nigeriana si è ramificata in Italia sulla base della presenza di situazioni favorevoli sia economiche nella quali far crescere le attività di spaccio e prostituzione; ambientali come centri di accoglienza controllati, comunità particolarmente numerose nelle quali confondersi e città che siano facilmente raggiungibili.

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La mappatura delle ramificazioni delle città al centro di inchieste sui secret cult della mafia nigeriana, è la seguente: Brescia, Verona, Padova, Ferrara, Ravenna, Bologna, Milano, Torino, Castel Volturno, Napoli, Foggia, Palermo, Catania e Cagliari.

Ma è a Castel Volturno, il comune dove si concentra il maggior numero di popolazione africana e nigeriana: su 25.000 residenti, 4.000 sono migranti con regolari permessi di soggiorno e poi ve ne sono altri 11.000 irregolari, clandestini.

Insomma, su 36.000 abitanti reale di Castel Volturno, 15.000 sono neri.  Gran parte nigeriani.

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La mafia nigeriana è radicata in Italia e in Europa. A Roma, in Piemonte e in Veneto.

E gli investigatori hanno il sospetto che in Italia vi sia la sede sociale della succursale all’estero di questa mafia. A Roma potrebbero incontrarsi i suoi delegati europei per definire strategie criminali, investimenti, attività, alleanze.

Le donne costrette a prostituirsi, gli uomini a fare accattonaggio. E poi droga, tanta droga.

Dagli «ovulatori», quelli che ingeriscono ovuli di eroina protetta agli spacciatori.

L’Antidroga sostiene che la nuova e prepotente diffusione di eroina nelle piazze delle spaccio sia gestita di nigeriani e dagli albanesi.

E poi donne e uomini al servizio della tratta, della prostituzione. È una rete diffusa, pervasiva che va interrotta, sradicata. I nostri investigatori ci stanno lavorando e le sorprese non mancheranno a breve

80 i paesi nel mondo nei quali la cupola nera è radicata, 5 le gang: Elye, Black Axe, Viking, Maphite e Pyrates.

L’organizzazione ha tre punti di riferimento: Cult che sono i gruppi della mafia nigeriana nati come confraternite nelle università africane.

Forum che sono le basi operative su scala mondiale e Ju Ju ovvero i riti di iniziazione che sono molto simili al voodoo e alla macumba, propri della cultura yoruba.

Il Trentino non è al momento interessato da un controllo diretto delle cosche, ma è un territorio sfruttato per gli affari loschi dalle gang che hanno la base nelle città confinanti.

La cupola nera può contare su una numerosa manovalanza, prima tra tutte quella costituita dai richiedenti asilo che hanno spazio di movimento, punti di riferimento sicuri e si possono muovere con relativa facilità sul territorio.

C’è però una particolarità interessante.

Se gli incassi dello spaccio dei nordafricani è stato dimostrato che vengono spediti in patria quasi in tempo reale, quelli del “business nero” non hanno percorsi ufficiali.

Il che farebbe pensare ad esattori che agiscono in tranquillità seppur nell’ombra, manipolando incassi consistenti frutto dei mercati della droga e della prostituzione che a Trento sono decisamente fiorenti.

Qui puoi leggere la prima puntata

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