Trento
La mafia nigeriana: il low cost e la prostituzione in via Brennero – Terza puntata
Il business nero è low cost.
La mafia nigeriana punta sulla quantità abbassando i prezzi di droga e prostituzione.
E non importa come nel caso dell’eroina gialla chiamata così per via del colore che la sua assunzione comporti un alto rischio di mortalità.
La pericolosità nasce di una sostanziale buona qualità della base tagliata, ma in questo caso potenziata, con droghe artificiali ed altri oppioidi; ne nasce così un mix micidiale che in un anno in Italia, si è portato dietro una lunga striscia mortale.
Se da una parte l’eroina gialla in quanto tale, potrebbe facilitare l’individuazione degli spacciatori, dall’altra l’autopsia non fa differenza tra i vari tipi d’eroina e quindi è impossibile differenziare gli autori dello spaccio.
Di certo la qualità, la facilità di reperirla sul mercato ed un prezzo più basso rispetto alla concorrenza, sono elementi che portano alla mafia nigeriana forti guadagni.
Lo stesso succede con la prostituzione.
A prezzo inferiore rispetto ai costi medi, si possono avere rapporti veloci alla portata di tutte le tasche.
A Trento le ragazze di colore occupano stabilmente da anni il primo tratto di Via Brennero, fino alla rotonda dei Caduti di Nassirya.
I rapporti vengono consumati praticamente a bordo strada, nei parcheggi delle attività commerciali, dietro i distributori di carburante.
Le condizioni igieniche sono a dir poco precarie, ma la richiesta non manca. “ Da quando sono iniziati gli sbarchi – racconta uno dei rari pentiti – sono arrivati in Italia molti appartenenti alla gang Maphite: sono i più pericolosi, non hanno nessun rispetto per la vita. Ogni cult , gruppo mafioso, per essere rispettato deve commettere reati con cattiveria”,
E qui la testimonianza riporta alla memoria l’assassinio di Pamela Mastropietro: “ Dopo una discussione tra gang, un Maphite è andato a casa di un membro dei Black Axe e ha ucciso sua mamma tagliando il corpo a pezzi portandoli nella scuola del figlio”.
Questi sono i personaggi che il business dell’immigrazione ha portato in Italia dove hanno la possibilità di incrementare i loro guadagni.
Scordiamoci l’idea di povere persone che vivono nella miseria e in situazione precarie.
A parte che le riunioni delle cupole avvengono esclusivamente in alberghi di lusso, il capo nazionale, detto don, dei Mephite guadagna mensilmente 35 mila euro, i sottoposti dai 17 ai 12 mila euro: la miseria è tutt’altra cosa insomma.
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