Italia ed estero
Anche il Vaticano contro il Ddl Zan, Toni Brandi: «Da Papa Francesco chiara riprovazione del Gender»
«Davanti a simili progetti di legge, il comportamento dei fedeli e dei politici cattolici deve adeguarsi al Magistero della Chiesa, che sull’ideologia gender ha espresso ‘chiara riprovazione’ tramite numerosi interventi di Papa Francesco».
Lo afferma la Congregazione per la Dottrina della Fede della Santa Sede in risposta alla richiesta di chiarimenti dottrinali sul Ddl Zan pervenuta dall’associazione Pro Vita & Famiglia Onlus, schierata contro l’approvazione del disegno di legge che riprende oggi l’esame al Senato.
«Siamo grati alla Santa Sede per la risposta chiara e inequivocabile – afferma il Presidente di Pro Vita & Famiglia Toni Brandi – chiediamo ai politici che si definiscono cattolici a destra e a sinistra di respingere il Ddl Zan e scongiurare il lavaggio del cervello dei bambini che promuove nelle scuole italiane».
Ringraziando Pro Vita & Famiglia «per il lavoro e il contributo che svolge in favore e a difesa della vita, dal concepimento al suo termine naturale, e a vantaggio di una vera cultura della famiglia», la Congregazione vaticana conferma l’incompatibilità tra l’identità di genere promossa dal Ddl Zan e la dottrina cattolica richiamando la «chiara riprovazione dell’ideologia gender» espressa da Papa Francesco in numerosi interventi e, in particolare, nel paragrafo 56 dell’Esortazione apostolica postsinodale Amoris Laetitia, in cui si criticano gli «orientamenti legislativi che promuovono un’identità personale e un’intimità affettiva radicalmente svincolate dalla diversità biologica fra maschio e femmina», e si considera «inquietante che alcune ideologie di questo tipo (…) cerchino di imporsi come un pensiero unico che determini anche l’educazione dei bambini».
La nota, richiamando anche l’Enciclica Evangelium Vitae di San Giovanni Paolo II su eutanasia e aborto, ribadisce la posizione della Chiesa circa l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica, secondo cui «la coscienza cristiana ben formata non permette a nessuno di favorire con il proprio voto l’attuazione di un programma politico o di una singola legge in cui i contenuti fondamentali della fede e della morale siano sovvertiti dalla presentazione di proposte alternative o contrarie a tali contenuti», per cui «sarebbe un errore confondere la giusta autonomia che i cattolici in politica debbono assumere con la rivendicazione di un principio che prescinde dall’insegnamento morale e sociale della Chiesa».
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