Anche 27 bambini morti nella strage tra le 305 vittime del terrorismo in Egitto. L’attacco alla moschea nel Sinai, con altri 128 feriti sembra certo, per la presenza di numerose bandiere di Daesh, sia di marchio Isis.
Lo ha garantito la Procura Generale dell’Egitto, comunicando anche le modalità degli assalitori che hanno circondato il luogo di culto, serrato le finestre e sparato con fucili automatici. L’attacco è iniziato quando un ordigno è esploso in un edificio vicino alla moschea e uomini armati hanno sparato ai fedeli mentre scappavano.
I sopravissuti hanno dichiarato che quegli uomini, circa una trentina, indossavano tute militari e che in bandiera issata durante la strage c’era scritto: Testimonio che non c’è divinità se non Dio e testimonio che Maometto è il suo messaggero.
I terroristi hanno sparato anche contro le ambulanze che erano arrivate in soccorso ai feriti, tutti della comunità Sufi, che insieme agli altri pregavano in moschea. I sufi sono particolari pensatori in materia religiosa, vivono una spiritualità ispirata al culto dei santi, e molti osservatori ritengono e dicono, attraverso i media, che questa loro tendenza pacifica, in fondo, ha dato molto fastidio all’Isis e alla loro radicalità sunnita e che è per questa ragione che li ha colpiti crudelmente.
Il bilancio dell’azione terroristica è simile a quello della strage di Mogadiscio dell’ottobre scorso che, con i suoi 358 morti, è stata una delle più spietate al mondo degli ultimi anni.
L’Egitto attraverso il presidente Abdelfatah Al Sisi, annuncia che promette vendetta per i martiri dell’attentato e ha annunciato la costruzione di un mausoleo in memoria delle vittime.
Andreina Corso