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STORIE A COLORI: I VOLTI E I RACCONTI DELLE MIGRAZIONI DIVENTANO UN DOCUMENTARIO

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Lecco, 5 marzo. Il rifugio notturno di Olate, gestito da Caritas Lecco, che ogni notte accoglie chi non ha un tetto e vive ai margini della comunità, si è trasformato – da domenica fino ad oggi – in un set per le riprese di un documentario sulle migrazioni del regista di Robbiate, Jurij Razza.
Davanti all’obiettivo della videocamera 10 vite, 10 persone provenienti da tutto il mondo – da ogni angolo dell’Africa ma anche dall’America Latina, dall’Asia e dall’Europa stessa -, che sono transitate dal rifugio notturno Caritas o che utilizzano tutt’ora questo servizio, per raccontare le loro storie di persone costrette, per i motivi più vari, a migrare.

Il progetto del documentario sulle migrazioni
Le motivazioni che hanno portato alla fuga, spesso accompagnata dalla violenza di guerre che si combattono a volte nella totale indifferenza di noi occidentali, il viaggio, l’arrivo in Italia e un oggetto, un ricordo che riporti agli affetti di ‘casa’ e ai rispettivi paese di origine le 10 persone selezionate dal regista grazie all’aiuto di Martina Locatelli di Caritas Lecco e Angela Missaglia, coordinatrice del rifugio notturno. Sono questi i temi che il documentario affronta.
Ed è proprio il rifugio notturno, che da tempo intercetta vite – come scriveva il sociologo Zygmunt Bauman – di ‘scarto’, vite ai confini delle nostre città che a causa delle trasformazioni sociali in corso sono sempre più spesso persone che vengono da altri paesi, che diventa il luogo da cui partire per raccontare le migrazioni che ognuna di queste persone ha vissuto.

Documentario sulle migrazioni al rifugio notturno di lecco

#RestiamoUmani
“Dopo un primo incontro conoscitivo con le persone che Angela e Martina hanno individuato e che si sono rese disponibili a raccontare i loro vissuti, abbiamo deciso di narrare le loro storie attraverso i volti in primo piano di queste persone e nella loro lingua – che spazia dall’inglese ai dialetti locali di origine – in modo da cogliere ogni sfumatura delle loro esperienze”.
Le storie sono intime e dolorose ma anche “piene di speranza e di fiducia nel futuro”. Sono storie che raccontano con umanità, l’umanità.

Situazione politico-sociale sullo sfondo del razzismo
Nell’ultimo anno gli episodi di razzismo, i crimini di odio, le azioni di ostilità verso gli stranieri, le aggressioni a sfondo xenofobo sembrano infatti essere aumentati in maniera preoccupante: le ultime notizie riguardano le scritte razziste contro Bakary Dandio, l’atleta senegalese adottato da una coppia di Melegnano, in provincia di Milano ma anche gli insulti espressi da un maestro elementare contro un bambino nigeriano in una scuola di Foligno e le ripetute aggressioni fisiche contro un ragazzino egiziano di dodici anni davanti a una scuola nel quartiere Portuense di Roma.
Dall’estate 2018 tutti i mezzi d’informazione italiani parlano di “un’emergenza razzismo” nel paese, assumendo toni allarmistici.
In Italia come nella maggior parte dei paesi occidentali i crimini di odio, motivati da ragioni etniche, religiose e razziali sono in aumento da anni, anche se le cause di questo incremento sono difficili da stabilire. Il problema principale è che in Italia non esiste una banca dati ufficiale che raccolga e pubblichi ciclicamente le statistiche su questo tipo di aggressioni, come avviene invece in altri paesi europei.

Obiettivo della macchina da presa e del docu-film
“I motivi del viaggio, delle migrazioni sono vari e queste persone ci riportano a toccare con mano e attraverso i sentimenti, i tantissimi aspetti che rendono l’umanità un’unica grande famiglia che sotto la pelle di colori diverse avverte le stesse emozioni, paure e speranze. E questo si percepisce nelle riprese che abbiamo girato anche se di alcune persone non capiamo la lingua, lo si sente anche solo attraverso la mimica facciale”.

 

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