Cecile Kyenge: “Razzisti”. Denunciata per diffamazione, rinuncia all’immunità

Per anni l’ex Ministro ed ‘europarlamentare del PD Cecile Kyenge ha giocato sul velluto. Non che lo facesse apposta. Non ci sono evidenze per dirlo. Forse qualche indizio per pensarlo. Ma non sembra intelligente al punto da inventarsi una strategia. Non è Matteo – Orfini, non l’altro: l’altro ha mille doti, o almeno ne è convinto, ma l’intelligenza, quella politica, non è tra queste.

Cecile Kyenge ha giocato sul velluto perché ha fatto degli insulti subiti la cifra della sua dimensione politica, senza necessità di doverne trovare una. Provocava reazioni stizzite – più o meno consapevolmente – che troppo spesso superavano il segno. E lei ha saputo capitalizzare le offese. E’ diventata per questo, senza che nessuno glielo abbia chiesto, il vessillo del politicamente corretto versante migranti. Ecco, perfino Cecile Kyenge ha avuto praterie aperte in un PD allo sbando, senza contenuti e proposte se non la coazione a ripetere di piccole o grandi rivendicazioni che ne hanno fatto l’impalcatura politica per giustificare il nulla: il conflitto d’interessi prima, i cospiratori russi ora. La storia della stupidità politica ha i punti cardinali segnati da un partito popolare che vent’anni fa decise un lento suicidio. E il lento suicidio passa anche attraverso Cecile Kyenge e il suo nulla politico. Cecile ha lamentato il razzismo ma ha avuto posizioni di privilegio proprio in virtù della sua provenienza e del colore della pelle usate come un grimaldello presso un partito ossessionato dal politicamente corretto. Un partito che l’ha usata non per i suoi meriti, la sua capacità o l’intelligenza – politicamente inesistenti – ma per dimostrare al mondo di essere un partito cool, elegante e antirazzista. Eh sì, perché pensare davvero ai poveri, alle persone senza diritti,  da un certo momento in avanti non è sembrato più interessante. Penoso. Un razzismo inverso, un ricatto vicendevole ed implicito, quello tra Cecile ed il PD. Un patto puerile e meschino che gli italiani hanno pagato con continui rimbrotti e lezioni morali.

Tra Cecile e l’Italia è iniziata così la grande lezione non voluta sul razzismo, con gli italiani esasperati, increduli dinanzi ad una figura che sembrava comparsa dal nulla solo per dirgli come dovevano essere. Non che avesse torto nei contenuti, ma certo sbagliava nei modi: ostili, pedanti, rivendicativi. E le reazioni non sono mancate: dall’insofferenza all’insulto vero e proprio. E lì Cecile incassava i dividendi in termini di posizionamento politico e rafforzava il suo ruolo di “baluardo” di un problema non  solo inesistente  ma addirittura provocato, involontariamente, da lei. E da altre come lei. Si è sempre mossa da posizioni di vantaggio Cecile. Perchè erano gli altri a dover dimostrare di non essere razzisti, non lei, nei confronti degli italiani. E’ lecito sospettare gli italiani di tutto, ma Cecile no: era e rimane infallibile. E al di sopra di ogni sospetto.

Qualcosa è cambiato, ora. Forse. Cecile Kyenge è stata rinviata a giudizio davanti al Tribunale di Piacenza per diffamazione, dopo una querela presentata dal segretario della Lega, e attuale vicepremier, Matteo Salvini. I fatti risalgono a diversi anni fa: la Kyenge, durante una festa dell’Unità a Parma nell’agosto del 2014, accusò la Lega di essere razzista. Era quasi riuscita a chiudere la questione in modo breve ed efficace, Cecile. La decisione è arrivata dopo due richieste di archiviazione della Procura, a cui Matteo Salvini, come legale rappresentante e segretario federale, si era opposto.

Il Gip di Piacenza Stefania Di Rienzo il 26 gennaio ha accolto le motivazioni addotte da Matteo Salvini ed ha proceduto con  la formulazione dell’imputazione coatta per Cecile Kyenge. Con queste motivazioni, riportate da Repubblica: “Affermare che la Lega è razzista è lesivo della reputazione in quanto attribuisce al partito politico e ai suoi militanti idee e comportamenti di assoluto disvalore morale, giuridico e sociale e anche li equiparano a quelli del regime fascista e nazista che si è reso responsabile di gravissimi crimini contro l’umanità, richiamando la responsabilità storica e morale di quei crimini contro l’umanità, tra i quali, notoriamente, vi è lo sterminio di milioni di persone, condotto sotto la spinta di un esasperato razzismo“. Secondo il giudice l’espressione ‘razzista’ è offensiva della dignità e dell’identità politica della Lega perché “lungi dal costituire una qualifica ideologica, in realtà esprime una squalifica morale e politica di colui e di coloro nei cui confronti viene lanciata e ciò per l’evidente connessione tra la spietata politica di persecuzione razziale e il movimento nazista“.

Presso il Tribunale di Piacenza si è aperto dunque il processo con la prima udienza. “Ho deciso di rinunciare alla mia immunità parlamentare perché penso che i politici debbano assumersi le proprie responsabilità”, ha detto la Kyenge poco prima di entrare in aula. L’europarlamentare durante l’intervista dove pronunciò la frase incriminata si riferiva alla polemica allora legata a una foto pubblicata su Facebook da Fabio Rainieri, politico parmense e al tempo segretario della Lega Nord dell’Emilia. Nell’immagine, l’attuale parlamentare europea veniva paragonata a un orango. Un’offesa stupida e orribile. Rainieri, oggi vicepresidente dell’Assemblea legislativa regionale dell’Emilia-Romagna, per quel fotomontaggio è stato condannato in primo grado per diffamazione. L’errore della Cecile  fu di prendere spunto da quell’episodio e generalizzare, stigmatizzando un intero movimento politico come “razzista“. Ed è un errore che la stessa Cecile ha commesso e continua a commettere su scala più ampia, anche recentemente, plaudendo alle parole dell’Alto Commissario Onu per i Diritti Umani che giorni ha ha sostenuto di voler inviare degli ispettori in Italia per un preteso “razzismo” dilagante nel nostro Paese. Ecco, Cecile dinanzi a situazioni del genere difficilmente dirà: “Eh no, non generalizzavamo.  Ci sono episodi disdicevoli come in tutti i Paesi, ma accusare noi italiani di razzismo è ingiusto“. No, accolta in Italia e diventata Ministro senza nessun particolare merito se non quello della pelle annuisce e dice: “L’Alto Commissario Onu ha ragione“.

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Matteo Salvini e la Lega si sono costituiti parte civile. Il difensore di Cecile Kyenge, l’avvocato Gian Andrea Ronchi, ha chiesto di poter produrre una consulenza tecnica di materia ‘storico-politica’ per stabilire se si può definire o meno la Lega un partito razzista. Ha chiesto di poterla produrre. Il Tribunale ha ammesso l’istanza. Il difensore ora dovrà decidere a chi affidare lo studio. Il processo è stato aggiornato al 29 marzo prossimo. Nel processo, come chiesto dal difensore della Kyenge saranno sentiti sia l’esponente Dem sia il ministro dell’Interno e vicepremier, difeso dall’avvocato Claudia Eccher.

Lega razzista? Giudicate voi… Kyenge ha postato la domanda in un’immagine, in cui compaiono anche diversi titoli di giornali raccolti nel tempo. E ribadisce, nel commento: “Oggi a Piacenza: Salvini mi cita in tribunale, perché ho detto che la Lega è razzista. Lo è? Giudicate voi“. Un altro errore, forse questa volta voluto, perchè, nella foga di difendersi la Cecile Kyenge esaspera un conflitto. E proprio nei conflitti le persone perdono il senso della misura. La Cecile continua a soffiare sul fuoco. Qualcuno a Sinistra, se c’è qualcuno in grado di farlo, gli spieghi l’errore.

Hai ragione Geraldo – risponde Cecile ad un suo follower che si dice convinto del razzismo di Salvini e degli altri, reiterando così l’offesa per cui è chiamata a rispondere in Tribunale – io penso che gli italiani siano persone accoglienti e solidali, la loro umanità è molto più forte della propaganda xenofoba!“. Gioca con i distinguo, ora, la Kyenge, affermando che, se la Lega è razzista, questo non vuol dire che lo siano gli italiani. Brava. Ma perchè questa frase: “io penso che gli italiani siano persone accoglienti e solidali” non l’ha detta qualche giorno fa, dopo l’accusa dell’Alto Commissario Onu? Perchè quando si tratta di fare la morale Cecile Kyenge proprio non resiste. E poco gli importa di generalizzare, in quei momenti.

E allora chi è la Cecile che dice il falso: quella che afferma il razzismo degli italiani, tutti, senza distinzioni o quella che dice che solo i leghisti sono razzisti.

O affermano il falso entrambe le Kyenge?

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Fonti: Repubblica, Cécilie Kyenge Kashetu Facebook

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