All'ex ostaggio sono stati contestati 15 capi d'accusa: otto aggressioni, due aggressioni sessuali, due reclusioni forzate, un tentativo di ingannare la polizia, minacce di morte e l'aver fatto sì che una persona abbia ingerito «una sostanza nociva». Il tribunale ha emesso un ordine per impedire la pubblicazione di ogni informazione che possa servire a identificare le vittime.
Secondo indiscrezioni appare sui media, i reati sarebbero stati commessi fra il 14 ottobre e il 30 dicembre, ovvero subito dopo il rientro in Canada dell'intera famiglia Boyle. La sostanza nociva sarebbe un antidepressivo. «Mr. Boyle è presunto innocente. Non ha mai avuto problemi in precedenza. Non sono state fornite prove, come è normale a questo stadio. Aspettiamo di ricevere le prove per difenderlo da queste accuse», ha detto il legale dell'ex ostaggio, Eric Granger, in una mail inviata a diversi media.
Boyle e la moglie Caitlan Coleman sono stati rapiti da talebani della rete Haqqani nel 2012 mentre facevano un viaggio a piedi in una regione dell'Afghanistan sotto il controllo dei militanti islamici. La donna era allora incinta di sei mesi e la coppia ha avuto tre figli durante la prigionia. L'intera famiglia è stata liberata in territorio pachistano con un blitz delle forze di sicurezza di Islamabad.
Al rientro in Canada, l'uomo ha accusato i talebani di aver violentato la moglie e ucciso una loro figlioletta.
Successivamente la moglie 31enne ha detto che la figlia è morta perchè i talebani l'hanno fatta abortire mettendo degli estrogeni nel suo cibo. Convertito all'islam prima del viaggio in Afghanistan, Boyle è stato brevemente sposato con la sorella di un detenuto di Guantanamo, il campo di prigionia americano per presunti terroristi stranieri.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 3 Gennaio 2018, 11:42
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