«Cauto sui migranti per lasciare una porta aperta con la Lega»

Franca Giansoldati, vaticanista del quotidiano Il Messaggero: cosa l'ha colpita di più delle parole di Papa Francesco?
«Quelle sui migranti. Il pontefice ha risposto politicamente, sostenendo di non sapere niente sul Cara di Castelnuovo di Porto per non chiudere la porta a Salvini. Eppure nel Giovedì Santo del 2016, Francesco è stato proprio lì, nel centro migranti vicino Roma. Poi ha sottolineato solo la grande generosità di Italia e Grecia sul fronte dell'accoglienza, bacchettando l'Europa perché faccia di più per aiutare i Paesi africani».
C'è anche l'esortazione a insegnare l'educazione sessuale, perché il sesso non è un mostro...
«Vero, ma in questo caso Papa Francesco si ricollega a Giovanni Paolo II, che aveva già sottolineato la positività del sesso nelle dinamiche familiari. Ma dopo la Giornata Mondiale dei Giovani, Bergoglio punta a non lasciare soli i ragazzi cattolici. Desidera che tornino a pensare all'amore autentico, unico, che dev'essere spirituale oltre che corporale. Insomma, niente più ideologie sessuali come quella del 68, che aveva staccato l'affettività di coppia dal richiamo del corpo».
Importante anche l'anticipazione che al summit di febbraio sulla pedofilia, la Chiesa chiederà perdono. Un messaggio chiaro, ma per chi?
«Papa Francesco indica che bisogna abbassare le aspettative su questo summit, che infatti rischia di trasformarsi in un test sul pontificato. Sarà un passaggio difficile per il Papa, vista la spaccatura tra le fazioni pro e contro Bergoglio: basti l'impressionante numero di accrediti stampa già richiesti, neppure fosse il Conclave».
Sulla pedofilia a che punto sta l'Italia?
«Male, anzi siamo ancora all'anno zero. In Germania invece è stato fatto un gran lavoro, con sportelli di aiuto alle vittime presenti nelle parrocchie».
Non sarà Papa Francesco a rendere facoltativo l'obbligo di celibato tra i preti: cosa significa?
«Che resta nella linea segnata da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Come i suoi predecessori, infatti, Bergoglio dice chiaramente di no a questa possibilità. Al massimo, varrà in quei posti del mondo - come l'Amazzonia - dove i preti sono pochi e interi villaggi attendono anche un mese per vedere un sacerdote celebrare messa. Solo in qei luoghi viri probati, anche se sposati, potrebbero essere preti cattolici». (M.Fab.)

Ultimo aggiornamento: Martedì 29 Gennaio 2019, 05:01
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