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    Fenomeno immigrati alle Canarie, prevista una riattivazione dei flussi

    Quanti saranno, chi saranno e da dove proverranno gli immigrati che, secondo gli esperti, potrebbero raggiungere le coste dell’Arcipelago riaprendo i flussi migratori ora pressoché scomparsi?

    Il geografo, diplomatico e saggista Michel Foucher, che occupa dal 2013 la cattedra di Geopolitica Applicata nel Collegio di Studi Globali (FMSH) della Francia, ha prodotto uno studio pubblicato nel mese dello scorso giugno, nel quale affronta il tema della immigrazione clandestina o irregolare che arriva in territori come quello delle Canarie da paesi sotto dittatura e dall’economia instabile.

    Foucher sottolinea innanzitutto che vi sono circa 1 miliardo di africani, di cui 200 milioni di abitanti in età compresa tra i 15 e i 24 anni; secondo stime affidabili, entro il 2045 quella cifra sarà destinata a raggiungere più di 400 milioni e l’Europa sarà interessata dall’arrivo del 20% dell’attuale popolazione africana.

    Già direttore del Centro di Analisi e Previsioni del Ministero degli Affari Esteri francese tra il 1999 e il 2002, Foucher segnala che il problema della UE è che non è ancora organizzata ad accogliere i flussi migratori e il movimento di immigrati all’interno del suo territorio, spesso provocati da sfruttamento illegale.

    All’interno della Comunità Europea, osserva Foucher, vi sono paesi come la Spagna che scoraggia i giovani ad abbandonare i propri paesi, come ad esempio il Senegal, promuovendo la formazione e la creazione di nuovi posti di lavoro in loco.

    Identificare ciò che funziona nel contesto di un paese straniero, promuovendo le potenzialità locali e le vocazioni naturali attraverso i contributi finanziari della Comunità Europea, è una strategia vincente che garantisce il mantenimento di politiche pubbliche in aree in cui i salari, se esistono, sono esigui.

    La politica UE nei confronti degli stati africani, basata su una maggior assistenza allo sviluppo, sarebbe una strategia che limiterebbe significativamente la migrazione, strategia già adottata dalla  Spagna e di cui i canari beneficiano.

    Ovviamente un modus operandi di questo tipo ha senso in paesi come Eritrea, Somalia, Sud Sudan, stati più poveri e più bisognosi di aiuto ma, precisa Foucher, una più approfondita analisi dei paesi di origine degli immigrati non supporta affatto questo ragionamento; nei paesi più ricchi come Senegal, Costa d’Avorio, Ghana e Mauritania, la percentuale di residenti all’estero è più alta.


    In Africa si pagano fino a 2.500 euro (ufficiali ndr) per raggiungere l’Europa e ultimamente questi costi sono passati per unità famigliari a singoli; questo in parte spiega perché nel caso dell’Africa occidentale gli stati più poveri del Sahel non siano i principali punti di partenza per i migranti e per Sahel si intendono Burkina, Niger e Ciad.

    I migranti di queste regioni si spostano prima in altri stati dell’Africa occidentale, come Nigeria e Costa d’Avorio, poi, una volta stabilitisi, cercano di raggiungere l’Europa dopo aver consolidato una certa disponibilità economica.

    Il Mali rappresenta un’eccezione dovuta alla grande storia dei flussi dall’ovest del paese alla Francia.

    Per Foucher, ma anche basandosi sui dati certi, solo coloro che hanno ottenuto un certo livello di sviluppo optano di trasferirsi in Europa e i cittadini della Costa d’Avorio detengono il primato in classifica per immigrazione illegale.

    Un meccanismo che tanto complesso non è e che trova il suo fondamento nei traffici illegali di immigrati, poveri che hanno raggiunto la somma necessaria da consegnare ai traghettatori abusivi per sbarcare (nella migliore delle ipotesi ma sarebbe più opportuno utilizzare il termine avvicinarsi ndr) nei più vicini porti europei.

    Secondo Foucher il fenomeno immigrati è irrefrenabile e aumenterà con il livello d’istruzione e informazione; un esempio? La diffusione per televisione nei paesi del Sahel tra il 1998 e il 2002 della possibilità di trovare fortuna in Europa ha dato il via ai flussi migratori.

    Quanto all’Arcipelago delle Canarie l’eurodeputato Juan Fernando López Aguilar, puntando il dito sulla politica migratoria europea ormai deteriorata durante una conferenza a tema, afferma che l’immigrazione e la libera circolazione provocheranno una nuova rotta migratoria verso le isole.

    Juan Fernando López Aguilar, membro della Commissione delle Libertà, Giustizia e Interni nel Parlamento Europeo, ha inaugurato a Santa Cruz nell’hotel Silken, la giornata La Ue allo specchio: immigrazione, rifugio e libera circolazione. Prova di resistenza e lezioni per il futuro, organizzata dal gruppo di Alianza de los Socialistas y Demócratas nel Parlamento Europeo, un dibattito di grande attualità sulla crisi umanitaria vissuta di recente con l’episodio dell’imbarcazione Aquarius.

    Uno dei partecipanti alla tavola rotonda, Vanessa Hernandez vice presidente della Comisión Extra-Estatutaria de Extranjería y Derechos Humanos del Colegio de Abogados de Santa Cruz de Tenerife, ha denunciato il fatto che l’assistenza legale fornita agli immigrati in arrivo alle Canarie non è sufficiente e adeguata, violando così i diritti fondamentali dell’individuo.

    La situazione, ha precisato, richiede la massima attenzione, considerando la chiusura parziale dei porti italiani e di Malta che provocherà inevitabilmente una riattivazione di flussi alle isole.

    Roberto Garcia, avvocato per il Collegio di Santa Cruz nonché membro della sottocommissione per l’immigrazione del Consiglio Generale degli Avvocati, ha presentato 3 casi che comportano la violazione della libertà di circolazione in Spagna, libertà che, a suo avviso, è compromessa e denota la crisi attuale europea.

    All’incontro era presente anche Manuel Blanco Fernández, sergente vigile del fuoco, vice presidente della associazione di Proem-Aid en Lesbos, nonché uno dei 3 vigili del fuoco di Siviglia che sono stati arrestati sull’isola di Lesbo con l’accusa da parte delle autorità greche di aver salvato immigrati in fuga dalla Siria, in seguito assolti.

    Blanco ha fatto un resoconto della propria esperienza dalla quale è uscito profondamente colpito, esperienza che, nel caso, sarebbe disposto a ripetere.

    Il pompiere ha affermato che ha potuto toccare con mano il fatto che l’Unione Europea non è assolutamente all’altezza per gestire crisi umanitarie di questa portata e che solo l’intervento dei volontari ha potuto in un qualche modo delimitare.

    Quel fantastico progetto che avrebbe dovuto essere l’Unione Europea, ha commentato, è stato violato dagli stati suoi membri e dalle ondate d’intolleranza che stanno montando su più fronti.

    L’Europa, precisa, non deve delegare ad alcuno questa opera di accoglienza, se non alle autorità e alle istituzioni europee, evitando la criminalizzazione degli aiuti umanitari.

    E con Aquarius la debolezza dell’Europa si è palesata tutta, permettendo al Mediterraneo di diventare una vera e propria fossa comune.

    Magda Altman

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