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Covid, masse di analfabeti e influencer della "scienza": così per difendere la salute l'abbiamo fatta a pezzi

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Reparto Covid  

Iuri Maria Prado
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Ora qualcuno comincia ad accorgersi di quanto sono amari i frutti dell'inseminazione pan-salutista con cui s' è preteso di preparare il terreno della battaglia contro il virus. L'idea sbagliatissima si fondava sul fraintendimento micidiale per cui le energie dell'azione politica dovessero essere impegnate sul fronte medico-sanitario. E il problema non era solo che in nome di quel fraintendimento era possibile sacrificare tutto, libertà essenziali, attività economiche, istruzione e perfino la messa: il problema era anche che il canone "prima la salute" avrebbe finito per far pagare un prezzo incalcolato proprio in termini di salute pubblica, salvo credere che suicidi, depressione, sbando sociale, scientifica produzione di masse di analfabeti, ineducazione al lavoro, prolungata inibitoria delle relazioni sociali, non attentino in modo anche più grave al bene che quella politica vorrebbe proteggere.

 

 

Lo osservammo, dall'inizio di quella vera e propria follia, per spiegare che il problema politico in tempo di guerra non è dar armi ai generali, ma mantenere la vita nelle città sotto i bombardamenti. E vale anche per la comunicazione che in tempo di guerra non è appaltata ai colonnelli come qui, invece, è stata affidata agli influencer della "scienza".

 

 

È benvenuto chi (vedi Veltroni, sul Corriere) spiega oggi che occorre "accelerare verso la normalità". Ma la normalità si raggiunge in sicurezza solo riconoscendo che è stata abbandonata spericolatamente. 

 

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