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Pensioni d'oro, scoppia la guerra nel governo per il taglio: l'ultimatum di Di Maio ai leghisti

Gino Coala
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Sale la tensione all'interno del governo tra grillini e leghisti sul taglio delle pensioni d'oro. A lanciare l'ultimatum contro gli alleati del Carroccio è il vicepremier Luigi Di Maio, irritato dopo le anticipazioni di Repubblica sullo studio del leghista Alberto Brambilla, che boccia di fatto la proposta di legge presentata in Parlamento all'inizio di agosto. Leggi anche: Di Maio, la mossa sporca per ribaltare tutto: come fregherà Salvini Pur non citando direttamente l'esperto di previdenza più vicino a Matteo Salvini, Di Maio ha messo in chiaro che non accetterà dietrofront: "Non voglio entrare in uno scontro" con chi chiede di rallentare sui tagli alle pensioni, ma nel contratto di governo "abbiamo scritto che vogliamo tagliare le pensioni d'oro: se qualcuno vuole dire che il contratto non si deve attuare lo dica chiaramente, altrimenti si va avanti". Il vicepremier grillino ci tiene a chiarire che l'intervento riguarda un preciso gruppo di pensionati: "Agiamo su persone che prendono dai 4 mila euro netti in su, se non hano versato i contributi" relativi agli assegni, eppure "si stanno trattando queste persone come disperati che adesso dobbiamo andare a salvare". A gettare acqua sul fuoco ci pensa il presidente della Commissione bilancio alla Camera, il leghista Claudio Borghi: "Non mi risulta ci sia nessuno contrario al taglio dele pensioni da 5 mila euro, come previsto dal contratto di governo". Le schermaglie sono appena cominciate.

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