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Vaticano, Papa Francesco e un drammatico siluro: "Apra una moschea a San Pietro"

Giulio Bucchi
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Gerusalemme aperta al culto dei fedeli islamici e cristiani? Allora Bergoglio accetti di costruire una sinagoga e una moschea nelle mura vaticane, accanto a San Pietro. Non è andato giù a molti ebrei, inclusi importanti rabbini italiani, l' appello congiunto lanciato una settimana fa dal Papa in Marocco, assieme a re Mohammed VI. In quella dichiarazione si legge: «Noi riteniamo importante preservare la Città santa di Gerusalemme/Al Qods Acharif come patrimonio comune dell' umanità e soprattutto per i fedeli delle tre religioni monoteiste. (...) Auspichiamo, di conseguenza, che nella Città santa siano garantiti la piena libertà di accesso ai fedeli delle tre religioni monoteiste e il diritto di ciascuna di esercitarvi il proprio culto». Leggi anche: "Non si deve usare la parola immigrato, meglio...". Non è la Boldrini: la follia buonista del Papa Un articolo apparso su Moked, il portale dell' Unione delle comunità ebraiche italiane, raccoglie le reazioni a questa iniziativa del pontefice, e buona parte di esse sono decisamente negative. Come quella di Giuseppe Momigliano, rabbino capo di Genova. Israele, ricorda il religioso, «è l' unico Paese che, in Medio Oriente, tutela i suoi cittadini cristiani. E in questi anni, nei confronti di ogni comunità religiosa, ha assicurato la massima disponibilità e collaborazione. Eppure tutto questo nella dichiarazione non traspare». Il testo dell' appello siglato da Francesco e Mohammed VI, lamenta Momigliano, «ha un sapore più politico che religioso» e dimostra che «la Chiesa non ha fiducia nell' autorevolezza dello Stato di Israele in quanto garante delle libertà religiose di tutti». Il risultato è che «per forza di cose qualche ripercussione ci sarà. Sul piano dei rapporti interreligiosi assunzioni del genere alimentano infatti un clima di freddezza». L' accademico Sergio Della Pergola, uno dei massimi esperti di demografia ebraica e figura di riferimento della comunità degli italiani residenti in Israele, lancia la sua provocazione: «Visto che Gerusalemme è di tutti, allora anche il Vaticano sia di tutti. Aspettiamo quindi con impazienza l' apertura di una sinagoga e di una moschea all' interno del suo territorio, così da assicurare libertà di culto a tutti i fedeli delle religioni abramitiche». La dichiarazione del Papa, secondo lui, è «sconcertante e al tempo stesso demagogica. Rimanda a un' epoca in cui il dialogo tra ebrei e cristiani era a un livello assai meno sviluppato».

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