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Pietro Senaldi: la Lega vola al 34%, le polemiche sulla manovra fanno bene a Salvini e male a Di Maio

Cristina Agostini
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Il governo è al massimo dei consensi, oltre il 62%, malgrado da dieci giorni a questa parte sia bersaglio di feroci critiche. La causa scatenante del fuoco di fila è il Documento di Programmazione Economica Finanziaria, che contiene una previsione di aumento del debito pubblico fino al 2,4% del prodotto interno lordo e desta perplessità anche tra gli elettori leghisti e grillini, più i primi dei secondi. Tuttavia, nella settimana in cui i mercati e lo spread si sono mossi nervosamente e hanno raggiunto il picco, fuori lo scontro con l' Europa, nel Paese le polemiche con i poteri istituzionali, dal Colle a Bankitalia, e all' interno dell' esecutivo le tensioni tra M5S e Lega, il consenso è cresciuto ancora, premiando il partito di Salvini, la cui salita ha più che compensato il leggero calo grillino. In soli quattro giorni, dal sondaggio di martedì di Euromedia Research, di Alessandra Ghisleri, per Porta a Porta, a quello di Ipsos, di Nando Pagnoncelli, pubblicato ieri sul Corriere della Sera Salvini ha guadagnato quasi un punto, passando dal 33 al 33,8%, mentre i grillini sono scesi al 28,5, in calo dello 0,5%. «Non c' è da stupirsi», spiega immersa tra slide, fogli e statistiche, Alessandra Ghisleri: «Intenzioni di voto, fiducia sulla manovra e giudizio sui singoli capitoli di essa sono tre vasi non del tutto comunicanti». Leggi anche: "A cosa rinuncia Salvini". Dichiarazione di guerra della Bernini In particolare, la manovra ha spaccato in due l' elettorato, con il 44% degli italiani preoccupato e convinto che il governo avrebbe dovuto essere più prudente nello sforamento del deficit e il 43,4 che ritiene giusto aumentare il debito per varare provvedimenti economici utili ai cittadini e al Paese. Questa discrepanza tra fiducia nel governo, alta, e consenso alla manovra, più ridotto, è dovuta alla situazione di estrema fragilità in cui si trova l' elettorato, che ha sete di sangue nei confronti della vecchia classe dirigente e brama il cambiamento, ma ha anche molta paura di peggiorare le proprie condizioni di vita, tant' è che il 59% degli italiani si dice molto o abbastanza preoccupato per i propri risparmi e la propria situazione economica. I CONTENUTI - Quanto al fatto che la Lega non sconti le tensioni e i dubbi sulla manovra e invece Cinquestelle sì, la ragione va indagata nelle differenze tra elettorato, natura e programmi dei due partiti ma soprattutto nella sensazione di maggiore affidabilità, competenza e concretezza che quello di Salvini riesce a dare, anche a chi non lo ha votato. «Nelle dichiarazioni libere che abbiamo raccolto nella nostra ricerca tra gli elettori leghisti e grillini», spiega la Ghisleri, «abbiamo rilevato che il 30% dell' elettorato interno ai due partiti ha un giudizio negativo sulla manovra, dichiara di aver paura del futuro e di augurarsi che la situazione sia meno peggio di come gli appare. Il sentimento negativo è diffuso soprattutto tra chi ha votato Cinquestelle, la qual cosa significa che quello a Di Maio e soci è un voto con l' elastico, sulla fiducia, un' apertura di credito, che può essere ritirata in caso non vengano mantenute le promesse». Il fenomeno è dovuto al fatto che la Lega ha già dimostrato, su sicurezza e immigrazione, di riuscire a mantenere le promesse fatte all' elettorato, mentre i grillini devono ancora dimostrare tutto o quasi. La cartina di tornasole sarà il reddito di cittadinanza, l' elemento più divisivo della manovra, nonché il perno intorno al quale Di Maio e Cinquestelle si giocano una buona fetta del loro futuro politico. Mentre infatti il 60% degli italiani è favorevole alla riduzione delle tasse sulle partite Iva, apprezzata trasversalmente da tutti tranne che dagli elettori del Pd, il sostegno ai disoccupati non piace al 61% degli elettori, convinti che esso non aumenti né il lavoro né i consumi, ed è condiviso solo dal 30%. «Come accaduto dopo il decreto dignità», spiega la Ghisleri sfoderando la slide decisiva, «con l' inserimento del reddito di cittadinanza in manovra, M5S è risalito, perché è un provvedimento inclusivo, volto a fare sentire le persone partecipi di un progetto comune. Però questa narrativa», mette in guardia la direttrice di Euromedia, «alza molto la palla delle aspettative e ora i grillini devono stare attenti a non deludere. Il titolo di Libero "Il reddito di cittadinanza sarà la morte di Cinquestelle" ha messo il dito sulla piaga: se io e te pensiamo di avere diritto al reddito di cittadinanza e abbiamo votato Di Maio ma poi, fatti i calcoli, lo danno solo a te, è evidente che al prossimo giro i voti da due diventano uno. Sia sulle riduzioni dei 780 euro promessi che sulle esclusioni ad alcune fasce, il provvedimento è da calibrare molto bene perché c' è un forte rischio boomerang». Quel che appare certo è che l' eterogeneo governo Lega-M5S fa bene a Salvini e molto meno a Di Maio. Tra i due alleati-rivali infatti il primo risulta in qualche modo gradito anche a una buona parte degli elettori del secondo mentre il grillino non riesce a far breccia nell' elettorato leghista, che anzi ha bisogno di ingenti dosi di Maalox per digerirlo. Altro punto di forza della Lega è la sua capacità di dialogare con il resto del centrodestra, con il quale governa sui territori, mentre M5S non riesce a crescere a sinistra. «Impossibile dire», chiosa la direttrice di Euromedia Research, «quali margini di crescita abbia ancora Salvini. Molto dipenderà dai contenuti reali della manovra. Per adesso, l' effetto attesa fa bene a entrambi, perché gli elettori si aspettano di vedere realizzati parte dei loro sogni». Guai se non sarà così, soprattutto per Di Maio, che è quello che più ha illuso i suoi. di Pietro Senaldi

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