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Giorgia Meloni e Guido Crosetto fermano Silvio Berlusconi sull'ammucchiata: "Non lo facciamo"

Davide Locano
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Silvio Berlusconi è sicuro del fatto suo. In Parlamento, a detta del Cav, c' è una maggioranza pronta a sostituire quella che sostiene il governo gialloblu. Il piano è semplice, almeno agli occhi dell' ex premier: fuori M5S e dentro, accanto alla Lega, il resto del centrodestra - Forza Italia e Fratelli d' Italia - più un nutrito gruppo di novelli "responsabili" in uscita dal Movimento pentastellato. Ma non sono pochi, tra i presunti protagonisti di questo "ribaltone", i dubbi su una simile operazione. Nel partito di Giorgia Meloni, ad esempio, che della battaglia ai voltagabbana ha fatto una bandiera, l' uscita di Berlusconi è stata accolta con una scrollata di spalle. «Non ci sono i numeri», taglia corto Guido Crosetto, che di Fratelli d' Italia è il coordinatore nazionale. A Libero l' ex sottosegretario alla Difesa confessa di non essersi neanche «posto il problema» sulla fattibilità del piano evocato da Berlusconi. La premessa è: «Abbiamo sempre criticato i cambi di casacca...». Il seguito viene da sé: come è possibile, oggi, andare a caccia dei transfughi grillini per dare vita al governo di centrodestra? Leggi anche: Salvini, colpaccio a destra: chi entra nella Lega «MANCANO I NUMERI» «Non ci sono le condizioni. Né numeriche, né di visione», spiega Crosetto. Sul primo fronte, bisognerebbe scovare a Montecitorio, dove il margine della coalizione gialloblu è più ampio rispetto al Senato (32 seggi oltre la soglia minima per la maggioranza assoluta), almeno una cinquantina di "responsabili" per governare l' Aula. «E dove li troviamo tutti questi grillini che si vendono?», si chiede Crosetto. Poi ci sono gli scogli programmatici, la mancanza di «condivisione», per dirla con le parole del coordinatore di Fratelli d' Italia. Ma alla fine sul piano per abbattere il governo la distanza maggiore tra il partito di Giorgia Meloni e Berlusconi si gioca proprio sulla "caccia ai grillini". «Non siamo abituati a cercarci dei transfughi, non è nel nostro modo di pensare», sostiene Crosetto. Ma ci sono altri aspetti che al momento frenano Fratelli d' Italia sulla strada dell' operazione "adotta un grillino". La stessa Meloni non fa mistero di considerare velleitario anche solo pensare a un disfacimento della maggioranza gialloblu prima delle Europee di fine maggio. E questo per i provvedimenti che i due alleati hanno messo in cantiere con la Manovra. «Andranno all' incasso nelle urne di primavera. Prima non accadrà nulla: Lega e M5S non faranno passi falsi», è la previsione di Meloni. PERCORSO A TAPPE E anche se fosse possibile, numericamente parlando, un cambio di maggioranza, Fratelli d' Italia vuole prima testare nelle urne il nuovo movimento «sovranista e conservatore» cui Meloni sta lavorando in vista delle Europee. Un percorso per gradi che al momento ha visto Fratelli d' Italia prima siglare l' intesa con il gruppo dei Conservatori e Riformisti europei - Ecr, guidato dal partito polacco Diritto e Giustizia e legato al blocco di Visegrad - e poi stringere l' accordo con Raffaele Fitto e Francesco Storace. Se alle elezioni europee i numeri che usciranno dalle urne saranno buoni - il partito di Meloni parte dal 4,3% conquistato alle Politiche del 4 marzo scorso, mentre attualmente a Strasburgo non siede alcun europarlamentare - ecco che Fratelli d' Italia potrà portare al tavolo del centrodestra l' offerta di una coalizione «rifondata», con un blocco sovranista in grado di stringere l' alleanza con la Lega, e con Forza Italia, da una posizione di forza. «Serve un' alternativa credibile. Il centrodestra deve essere rifondato», è la parola d' ordine di Meloni. E in questa rifondazione non c' è spazio per le operazioni trasformistiche, come l' aggancio, oltre che dei parlamentari grillini delusi, anche di qualche parlamentare democratico, come sta vagheggiando in queste ore Berlusconi. «Mai con il Pd», chiudono la porta in Fratelli d' Italia. Il Cavaliere è avvertito. di Tommaso Montesano

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