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Luigi Di Maio e Roberto Fico, Matteo Salvini: "Parlino pure, tanto decido io"

Cristina Agostini
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La ruspa di Matteo Salvini non si ferma. Tutti hanno il diritto di parlare ma poi in materia di immigrati, a decidere è il leader della Lega: "In Italia non arriva proprio nessuno. Porti chiusi, sbarrati. Giusto che Di Maio parli e che dica il suo pensiero. E va benissimo che parlino pure Fico e Di Battista e che si discuta tra di noi e con il premier Conte, ma in materia di migranti quello che decide sono io", dice in un colloquio con il Messaggero.  Leggi anche: "Perché Salvini ha calato le brache davanti al M5s". Feltri svela il piano segreto del leghista "Io lavoro per non far partire le donne, i bambini e tutti gli altri dai loro Paesi, e per evitare il rischio che muoiano nel deserto o nel mediterraneo", continua il ministro dell'Interno, "l'Italia è stata troppo a lungo un porto aperto, mentre l'Europa se ne infischiava dei migranti e ci derideva. Ora basta. Non si possono fare concessioni sui principi e il principio è che qui, se non attraverso i corridoi umanitari e in maniera controllata e legale, non entra più nessuno. Questa è la linea e non si cambia. Io ho firmato personalmente per i corridoi umanitari che porteranno in Italia migliaia di donne e di bambini. Questo è il sistema e vie diverse, gli scafisti, i trafficanti e altre schifezze, non devono più esistere". Se poi Giuseppe Conte e Luigi Di Maio non sono del tutto d'accordo, pazienza: "Ognuno ha le sue sensibilità e sul tema migranti stiamo facendo esattamente quello che avevamo detto di voler fare. E i cittadini sono con noi". Salvini risponde anche alla Chiesa che lo ha attaccato: "Alla Cei che critica dico: sull'accoglienza abbiamo già dato. E comunque soltanto qualche pretone fa polemica. Vada una mattina in chiesa e vedrà come la pensano i fedeli e anche i parroci. Chi è a contatto con la realtà quotidiana, come lo sono i sindaci, tranne alcuni di sinistra che pensano alla politica e non all'amministrazione delle loro città, sa bene quanto sia sentito, senza razzismo, senza isteria, il problema della sicurezza". 

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