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Matteo Renzi, la tragica presa d'atto: "Avrei dovuto sparire". Come si copre di ridicolo

Giulio Bucchi
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"Avrei dovuto sparire dopo la sconfitta al referendum". Alla fine Matteo Renzi torna sempre lì, al 4 dicembre 2016. Quella domenica è finito il suo governo e, sia pur con una coda di qualche mese, è morto anche il suo Pd. Intervistato dal Corriere della Sera, l'ex premier confessa il suo più grande rimpianto: non aver mantenuto la promessa fatta durante la campagna referendaria. Leggi anche: Renzi massacrato dal Tempo, la brutale prima pagina dopo le primarie "Molti mi dicevano: se te ne vai è un problema - ricorda ora -. Forse avrei dovuto fare di testa mia. Ma trovo surreale che ora si chieda l'autocritica a un governo che ha rimesso in moto tutti i settori dell'economia. Noi eravamo antipatici ma abbiamo portato crescita e occupazione. Loro sono quelli simpatici e stanno portando recessione e patrimoniale". E cosa resta di Renzi nel nuovo Pd di Nicola Zingaretti? "Darò una mano. Giro l'Italia e l'Europa. Lavorerò come senatore. Di solito gli ex fanno le fondazioni. Farò la Matteo Renzi Foundation. Siamo in contatto con quella di Clinton e di Obama. Ogni donazione, da un euro in su, sarà trasparente. Servirà a rilanciare le nostre battaglie: via la plastica dagli oceani, via la droga dalle scuole, via il salary gap per le donne. E non nascerà a Roma né a Firenze, ma a Milano. Una città che grazie all'Expo e alle amministrazioni di centrosinistra è tornata a essere la capitale morale del Paese".

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