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Luigi Di Maio provoca Matteo Salvini sull'autonomia: "Prima il Sud"

Cristina Agostini
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Gigino Di Maio ha gettato la maschera: dell' autonomia di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna non gli importa nulla, almeno fino alle elezioni europee del 26 maggio. Poi si vedrà, dipenderà dagli eventuali accordi futuri tra gli alleati. Al momento però per il Movimento 5 Stelle è prioritario non perdere altri voti al meridione, dove risiede la maggior parte del suo elettorato. E dunque, a specifica domanda dei cronisti sulla storica riforma voluta dalla Lega, l' ex venditore di Coca Cola e Sprite allo Stadio San Paolo ha risposto: «Ricordiamoci che la prima area d' Italia che ha bisogno di più lavoro, sviluppo e imprese è il Sud». Non è un caso che Di Maio sia uscito allo scoperto sul tema a Matera, in Basilicata, dov' è stato ieri per tirare la volata ad Antonio Mattia, candidato pentastellato alle regionali del 24 marzo. Nelle ultime settimane molti amministratori del Sud, nel tentativo di arruffianarsi i concittadini, per screditare l' autonomia reclamata dalle Regioni del Nord hanno evocato la «secessione dei ricchi» e hanno puntato il dito contro chi - a detta loro - vorrebbe creare «persone di Serie A e di Serie B». Di Maio è tornato sull' argomento: «Il Movimento, in questo governo, sarà il garante della coesione nazionale» ha dichiarato. Leggi anche: Sondaggio Diamanti, Salvini e Meloni in orbita. Dominio totale del centrodestra, panico nel M5s «Si devono rispettare i referendum che hanno portato avanti i cittadini, ma non a discapito di altre parti d' Italia o dell' unità del Paese». A distanza di qualche ora, da Vicenza, è arrivata la risposta del ministro leghista alle Autonomie Erika Stefani: «L' autonomia differenziata non scardina il Paese: si sta parlando di competenze che rientrano all' interno di un sistema dove la parte nazionale ha sempre i suoi compiti. Non ci deve essere uno scontro Nord-Sud. L' unico modo per rendere grande l' Italia è quello di lavorare tutti assieme. Coi 5 stelle» ha aggiunto il ministro leghista «c' è un contratto di governo. Poi teniamo conto che per loro dare voce alla gente coi referendum è molto importante: ci sono state due consultazioni popolari con un risultato forte, la politica deve dare delle risposte». Sennonché, a Milano, il ministro grillino per il Sud Barbara Lezzi è tornata a recitare il ritornello della «salvaguardia dell' unità nazionale». «Noi siamo pronti» ha tenuto a precisare «ma oggi la riforma è ferma». E noi che pensavamo che fossero i ministri pentastellati a frenare l' iter! Secondo il governatore Dem campano Vincenzo De Luca «c' è un ministro (Salvini, ndr) che va in giro con pelli di capra per spezzare l' identità del Paese». Sorvoliamo. Per il presidente veneto Luca Zaia «solo chi non capisce il momento storico può mettersi di traverso». Il segretario della Cei, monsignor Stefano Russo, ha auspicato che l' autonomia «non sia il festival dei particolarismi». Il governatore lombardo Attilio Fontana ha replicato: «Credo che conosca la riforma meno di quanto io conosco il Vangelo». di Alessandro Gonzato

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