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Matteo Salvini, la voce nel M5s: "Basta un avviso di garanzia", su che procura si puntano i fari

Davide Locano
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Prima Armando Siri, poi Attilio Fontana. Il tutto mentre si avvicinano le elezioni Europee. E tra il leghista il sospetto si fa sempre più concreto: si ha a che fare con un assedio giudiziario? Possibile, probabile. Tanto che, parimenti, tra i leghisti - e si legge sulle cronache nazionali ogni giorno - si ipotizza anche un asse tra i teorici alleati M5s e la magistratura in chiave anti-Carroccio. Grillini e toghe, infatti, potrebbero avere un obiettivo comune: frenare l'inarrestabile ascesa di Matteo Salvini. E la ritira delle deleghe a Siri, all'interno della maggioranza gialloverde, ha cambiato le carte in tavola: da oggi, una qualunque inchiesta giudiziaria potrebbe essere il pretesto perfetto per chiedere dimissioni e passi indietro. Non solo di un sottosegretario ma anche di un ministro. Insomma, così come accade da decenni, la magistratura potrebbe influire sugli equilibri delle maggioranze politiche. E i grillini forcaioli, in simile scenario, ci sguazzano. Leggi anche: Caso-Siri, la Merlino zittisce il grillino Ed in questo contesto, piuttosto spaventoso, Il Giornale rivela che in Transatlantico, tra i grillini, rimbalzano le voci. Diversi deputati pentastellati infatti evocano imminenti novità sul fronte giudiziario: qualcuno guarda a Reggio Calabria, qualcuno a Milano, altri a Roma, la procura che sta indagando su Siri. E sarebbe proprio quest'ultima, sostengono alcuni M5s, potrebbe aver puntato i fari su Giancarlo Giorgetti o proprio a Salvini. E i grillini non desiderano altro, non vorrebbero altro che un avviso di garanzia contro quello che, in verità, è il loro più grosso nemico. Il vicepremier leghista, appunto.

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