Ai Giochi del Mediterraneo 2018, l’Italia ha dato il meglio di sé

L’Italia ha concluso i Giochi del Mediterraneo in testa al medagliere. Tantissimi i giovani che si sono fatti notare, specialmente in una disciplina come l’atletica che, grazie ai nuovi campioni e alle loro storie, comincia a regalare grandi soddisfazioni.

Non suscitano lo stesso clamore delle Olimpiadi, ma i Giochi del Mediterraneo sono un’occasione altrettanto importante per un atleta di sfoggiare il proprio talento. La bandiera ritrae su sfondo azzurro tre dei cinque anelli olimpici, leggermente ondulati nella parte inferiore: rappresentano i continenti che si affacciano sul mar Mediterraneo e che partecipano alla competizione, ovvero Europa, Africa ed Asia.

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Quella del 2018 è stata un’edizione da record: tenutasi dal 22 giugno al primo luglio nella città di Tarragona, in Spagna, ha visto per la prima volta la partecipazione del Kosovo – nazione che, dopo la proclamazione d’indipendenza dalla Serbia nel 2008, è solo parzialmente riconosciuta a livello internazionale. Anche il Portogallo è una new entry, mentre rimangono assenti Israele e Palestina a causa della tensione che li contrappone.

L’Italia è il paese che ha vinto più medaglie ai Giochi del Mediterraneo 2018

È un’edizione da record soprattutto per l’Italia: con 415 atleti, il nostro paese ha chiuso la manifestazione in testa al medagliere, aggiudicandosi la bellezza di 156 medaglie (56 ori, 55 argenti e 45 bronzi). Le discipline che hanno regalato più soddisfazioni sono la pallavolo maschile, il nuoto – su 22 ori 4 se li sono aggiudicati Gregorio Paltrinieri e Simona Quadarella – e l’atletica. Dopo aver battuto il record di Mennea sui 100 metri pianiFilippo Tortu si è di nuovo fatto notare, trionfando insieme ai compagni nella staffetta 4×100. A lasciare il segno sono state senza dubbio le vincitrici della 4×400: Maria Benedicta Chigbolu, Ayomide Folorunso, Raphaela Lukudo e la campionessa europea Libania Grenot. Nella foto che le ritrae vincenti, i loro sorrisi tolgono il fiato, l’entusiasmo che sprigionano è contagioso; la fatica si intravede sui loro volti, ma il sentimento che prevale su tutti è la soddisfazione.

La staffetta 4×400 regala grandi emozioni

È la prima volta che una squadra composta da quattro ragazze nere partecipa ai Giochi, e grazie a loro l’Italia ha raggiunto un grande traguardo. Maria è nata a Roma da madre italiana e padre nigeriano; l’amore per la corsa l’ha ereditato dal nonno. “Sono italiana, non mi sono mai sentita diversa”, ha dichiarato in un’intervista a Repubblica. “Sono contentissima dei complimenti ricevuti e di essere un simbolo dell’integrazione, ma non posso essere una risposta al clima politico odierno. Noi sportivi non vediamo la differenza tra i colori della pelle, non ci avevamo neanche fatto caso di essere quattro nere. Nel 2018 non dovrebbe suscitare questo clamore”.

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Originaria della Nigeria è anche Ayomide, soprannominata Ayo, nata ad Abeokuta il 17 ottobre del 1996. La sua è proprio una storia da film: è arrivata in Italia nel 2004 e la prima cosa che l’ha colpita è stata “la neve. Immaginate di lasciare il vostro paese, caldissimo, e di non sapere neanche cosa sia la neve. Eravamo all’aeroporto di Milano, sono scesa dall’aereo e ho esclamato: ‘Che diavolo è questa roba’? Faceva freddissimo. Mi ricordavo il viso di mia madre dalle foto e appena l’ho vista l’ho ringraziata – per avermi portato la giacca, si intende. Poi è arrivato il momento degli abbracci”. La piccola Ayo ha dato prova del suo talento nelle competizioni scolastiche ed ora, a soli 22 anni, è salita sul podio.

Raphaela è nata in provincia di Caserta da una famiglia sudanese, oltre alla passione per l’atletica nutre quella per il disegno e la fotografia. Libania, che è nata a Santiago de Cuba ed è volata a Roma per amore, detiene il record italiano nei 200 e nei 400 metri femminili.

Origini diverse, una sola nazionalità. Quella italiana

Arriva dal paese caraibico anche Yadisleidy Pedroso, che ai Giochi del Mediterraneo 2018 ha vinto i 400 metri a ostacoli. Nata nel 1987, si è trasferita a Salerno dopo il matrimonio con l’allenatore Massimo Matrone e nel 2013 ha cominciato a gareggiare con la maglia azzurra. L’amore è lo stesso sentimento che ha convinto la canoista Kiri Tontodonati a lasciare l’Australia, decisione che ci ha appena regalato un argento: “Ci siamo conosciuti in un fish & chips a Sidney quando io avevo sedici anni”, racconta la ragazza, ora ventiquattrenne. “Matteo ancora non parlava inglese, io non sapevo una parola di italiano, ma entrambi avevamo questa grande passione per il canottaggio”.

Gareggiando nel Mediterraneo, l’Italia ha sempre ottenuto grandi risultati. Ora si sta facendo notare anche in una disciplina più affine, forse, ad altre nazioni come l’atletica. Tortu è il primo italiano in assoluto ad aver coperto i 100 metri in meno di dieci secondi. Le ragazze che hanno vinto la 4×400 non sono tanto un esempio di integrazione quanto di tenacia, onestà, entusiasmo, tutti quei sentimenti che lo sport sa trasmettere perché, come ha detto Maria Chigbolu, non si fa caso a chi è il proprio avversario o il proprio compagno. Quello che conta è dare se stessi per la squadra e per raggiungere un obiettivo. Con il sudore che luccica sui muscoli tesi, il cuore che rimbomba nel petto sovrastando le grida della folla, i polmoni dilatati e l’adrenalina che impedisce di mollare, si arriva in vetta e si addenta, un giorno, la medaglia olimpica. L’appuntamento è a Tokyo nel 2020.

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