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La Fedeli se la ride. Senza laurea, ma la poltrona assicurata

Il ministro Valeria Fedeli sarà candidata con il Partito Democratico per il Senato nel collegio di Pisa. Senza laurea, ma con più di una possibilità di essere eletta.

Con il 4 marzo alle porte i fermenti pre-elettorali aumentano, insieme alle chiacchiere. Decisamente chiacchierata è, ovviamente, il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli candidata, tra gli altri collegi, in quello di Pisa utile per il Senato.

Nominata “ministra” dal governo Gentiloni, la Fedeli ha fatto subito parlar di sé perché, del dicastero cui è stata posta a capo, ha ben poco da “spartire”, almeno nella forma. All’esito del “giallo” attorno alla “mancata istruzione del ministro dell’Istruzione”, è risultato come il titolo da lei realmente conseguito fosse stato un diploma triennale alla Scuola per Assistenti sociali Unsas di Milano.

«Posso fare la ministra dopo una vita così intensa nel sindacato.”

– Così si difendeva agli albori delle polemiche sul suo titolo di studio –

“Io non mi sono laureata, perché il sindacato mi ha presa e portata via, è diventata la mia vita.»

Ma, volendo andare al di là di questi “cavilli procedurali” (il diploma di maturità sarebbe requisito indispensabile per ricoprire quel ruolo), ciò che ha destato maggiore ilarità nel corso di questi anni, sono stati gli strafalcioni grammaticali e non solo, in cui la Fedeli è più volte incorsa. Dal “più migliori”, a “traccie” al posto di tracce o “battere” al posto di batterio. Per non parlare dell’armistizio firmato da Napoleone e Vittorio Emanuele III (ops, Vittorio Amedeo III).

Il Partito Democratico comunque, nonostante le bufere mediatiche di cui è stata protagonista, l’ha ricandidata, garantendole più di una possibilità per essere eletta. Da quanto si legge, infatti, il ministro è candidato come capolista per la Camera nel collegio plurinominale di Pavia, Cremona, Mantova e per il Senato a Modena, Reggio, Parma, Piacenza, Pisa e Caserta.

Dopotutto, errare è umano. A tutti – o quasi – capita di sbagliare un congiuntivo. Si potrebbe sorvolare sulle “papere”, dunque, ma non di certo su altri e ben più gravi aspetti. Come il fatto che la sua Buona Scuola ha spinto l’Italia “in fondo alla classifica europea per livello di istruzione.” I dati Istat ci attestano ultimi per numero di laureati e tra i primi quattro per numero di persone con un basso livello di educazione. Per non parlare del fenomeno di “dispersione scolastica” per il quale ci poniamo in quinta posizione su 28 Paesi.

La candidatura dell’ex sindacalista della Cgil in uno dei posti “blindati” e disponibili nella regione Toscana era vociferata da tempo, nulla di nuovo dunque. Ma le chiacchiere sono dure a morire, soprattutto qualora la ministra si lasci andare ad altre simpatiche défaillance “più migliori” di quelle già avutesi.