Guida alla Atene dei tempi di Pericle

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L'Acropoli è il simbolo di Atene: visitarla è un’esperienza che riporta agli splendori del periodo classico; ecco una guida per organizzare al meglio la vostra visita al sito.

L'acropoli di Atene dall'alto
Essendo sorta nel punto più alto di Atene, vedrete l’Acropoli da ogni dove @ Drozdin Vladimir
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Raggiungere l’Acropoli

Essendo sorta nel punto più alto di Atene, vedrete l’Acropoli da ogni dove, impossibile perderla di vista, nemmeno di notte, quando le illuminazioni sul Partenone lo rendono un faro sulla città. Se alloggiate in centro potrete arrivarci facilmente a piedi dal centro storico. Gli accessi al sito sono due: quello principale è in Dionisou Areopagitou, vicino all’Odeon di Erode Attico (fermata metropolitana Acropolis); l’altro è l’ingresso orientale, nei paraggi della fermata Monastiraki.

Biglietti e orari

Sul sito odysseus.culture.gr potrete comprare il biglietto (€20) ed evitare la fila. Il sito è aperto dalle 8 alle 20 da maggio a settembre, fino alle 17.30 tra ottobre e aprile.

Organizzare la visita: un po’ di strategia

Ci vorranno almeno un paio d’ore per visitare tutta l’Acropoli. La mattina presto è un buon momento per evitare la folla; se andate a ridosso dell’orario di chiusura potrete restarci fino a quando scende il sole. In estate può fare molto caldo, meglio evitare le ore centrali del giorno. Se restate ad Atene a lungo, scegliete un giorno della settimana anziché il weekend.

Partenone
Il Partenone è la reificazione della perfezione classica @ Tomas Marek

L’Acropoli oggi e ieri

L’Acropoli sorge su una rocca a 156 metri sul livello del mare, già abitata dal Neolitico. Durante il periodo miceneo (VII sec. a.C) il pianoro fu fortificato per difesa e ospitò una cittadina, abitata fino al 510 a.C., quando l’Oracolo di Delfi dichiarò che sarebbe dovuta essere dominio esclusivo degli dei. Ma con l’occupazione persiana l’Acropoli fu distrutta, attorno al V secolo a.C., e con lei anche il Partenone e l’Antico Tempio di Atena Poliàs, il luogo più sacro. Fu ricostruita in pompa magna prima da Temistocle e Cimone, poi da Pericle, che rese Atene la città più importante della regione, il cui potere era incarnato da Atena Parthénos. È in questo periodo che nasce il nuovo Partenone (quello visibile oggi), a lei dedicato, e vennero innalzati i Propilei, l’Eretteion e il Tempio di Atena Nike: oggi sono le superstar dell’Acropoli (da dove viene tutto quel marmo? Dal monte Pentelico, 16km a nordest di Atene, dove la cava è ancora visibile).

Nei secoli l’Acropoli è stata occupata dai Romani, che resero il Partenone una chiesa, e nel Medioevo divenne una fortezza militare controllata prima dai Franchi e poi dai Turchi. Questi ultimi usarono il Partenone come deposito di polvere da sparo e munizioni. Fu però bombardato dai veneziani nel 1687, con un’esplosione i cui danni sono ancora oggi visibili. Durante il periodo ottomano l’Acropoli fu saccheggiata malamente: Lord Elgin, un diplomatico britannico, nei primi dell’Ottocento asportò le sculture e le metope del Partenone per venderle al British Museum – da allora il governo greco ne chiede formalmente la restituzione. Negli ultimi decenni l’Acropoli ha subito importanti lavori di restauro, gli ultimi dei quali stanno per essere portati a termine.

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Le Panatenee

Per comprendere l’Acropoli ai tempi di Pericle occorre conoscere le Panatenee. Erano le feste che si tenevano il giorno del compleanno della dea Atena (a fine luglio), la data più solenne del calendario per gli ateniesi. Le Panatenee duravano nove giorni e ci partecipava tutta la popolazione libera, donne comprese. Ogni quattro anni, poi, venivano imbastiti i Giochi Panatenaici, gare artistiche e sportive che si concludevano con una processione lungo la Via Panatenaica, che partiva nella città bassa e terminava proprio sull’Acropoli. Durante la marcia un nuovo peplo (un abito femminile bianco di lana) veniva portato alla statua di Atena.

I Propilei

È qui che conduceva la Via Panatenaica: innalzati nel 437 a.C, i Propilei dell’Acropoli erano gli ingressi trionfali. Sono composti da un corpo centrale e da due blocchi laterali scanditi da colonne doriche prima e ioniche poi, e contenevano le cinque porte con cui si entrava ufficialmente nell’Acropoli (se gli accessi monumentali alle città di tutto il mondo vengono oggi definiti propilei è grazie a loro). L’ala sinistra dei Propilei ospitava una collezione d’arte, una pinakothiki. Sull’altro lato, invece, troverete il Tempio di Atena Nike, una piccola costruzione ben restaurata, con quattro colonne ioniche su entrambe le facciate.

Nei due frontoni un tempo erano rappresentate la nascita di Atena e la sua disputa con Poseidone per il controllo della città @Luigi Farrauto
Nei due frontoni un tempo erano rappresentate la nascita di Atena e la sua disputa con Poseidone per il controllo della città @Luigi Farrauto
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Partenone

Il Partenone fu il vanto di Pericle. Non era un prettamente tempio, piuttosto la tesoreria della città, oltre a essere la reificazione della perfezione classica. È una delle architetture più straordinarie dell’antichità: fu completato in tempo per le Panatenee del 438 a.C., nel sito dove era già sorto quello distrutto dai Persiani. Gli architetti incaricati alla progettazione furono Callicrate, Ictino e Mnesicle, con la supervisione di Fidia, che si occupò delle sculture nel fregio e della statua crisoelefantina (ricoperta di oro e avorio) di Atena Parthénos, alta 12 metri e oggi scomparsa. 

Il Partenone è una struttura colossale di 69,5 metri per 30,9, progettata seguendo il rettangolo aureo e con una serie di correzioni ottiche che fanno sì che da lontano non appaia deformato, ma perfettamente ortogonale. La struttura esterna è puntellata di colonne doriche alte poco più di 10 metri (8 colonne nel fronte, 17 nei lati).

Nei due frontoni (gli elementi triangolari posti sotto il tetto sulle facciate) oggi sopravvivono pochissime sculture. Un tempo rappresentavano la nascita di Atena e la sua disputa con Poseidone per il controllo della città. I celeberrimi fregi, (il fregio è la struttura orizzontale che sta sotto l’architrave), invece, contenevano in tutto 92 metope (pietre rettangolari con bassorilievi o altorilievi; erano alternate ai triglifi, forme decorative con scanalature verticali), che raffiguravano la Guerra di Troia e tre battaglie dell’epica classica: la Gigantomachia, l’Amazzonomachia e la Centauromachia – le lotte degli dei contro i Giganti, degli ateniesi contro le Amazzoni e tra lapiti e Centauri –, e oggi sono visibili nel Museo dell’Acropoli.

Odeon di Erode Attico
Odeon di Erode Attico @Giulia Grimaldi/lonely Planet Italia

Eréchteion

L’Eretteo è una delle architetture più iconiche dell’Acropoli grazie alla fotogratissima loggia con le cariatidi (statue femminili utilizzate come colonne; l’equivalente maschile sono i telamoni). Quelle che vedrete sono delle copie, gli originali sono esposti in bella vista al Museo. Ma cosa guardano le cariatidi? Guardano un’assenza: quella dell’Antico Tempio di Atena Poliàs (protettrice della città), distrutto dai persiani. Era il punto più sacro di tutta l’Acropoli. Quest’assenza diventa memoria e lo rende davvero immortale (forse per quello le cariatidi hanno i volti così pensierosi), sebbene gran parte dei turisti lo ignori.

I teatri

L’Acropoli è molto grande: se continuate a girare per il parco archeologico passerete dal Teatro di Dioniso, tra i più importanti del mondo greco – e frequentato da autori del calibro di Sofocle, Euripide e Aristofane – Molto suggestivo anche l’Odeon di Erode Attico, sul fianco meridionale dell’Acropoli, un anfiteatro che affaccia su Atene, usato ancora oggi per festival e concerti.

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