Variazioni sul tema Sherlock: “I quattro di Baker Street”

Variazioni sul tema Sherlock: “I quattro di Baker Street”

Gli sceneggiatori Jean-Blaise Djian e Olivier Legrand e il disegnatore David Etien realizzano una simpatica serie incentrata sulle avventurose indagini di un terzetto di ragazzi di strada, scelti da Sherlock Holmes come suoi agenti operativi.

All’interno della variegata narrativa su Sherlock Holmes, uno degli elementi meno ricordati dal grande pubblico è quello inerente agli Irregolari di Baker Street, la rete di ragazzini di strada di cui il più grande investigatore del mondo si avvaleva come “agenti speciali sul campo”, per avere occhi e orecchie dappertutto e poter raccogliere indizi e informazioni preziose per i diversi casi in cui era impegnato.

L’idea viene menzionata fin dal romanzo di Arthur Conan Doyle in cui esordì Sherlock Holmes, Uno studio in rosso, per poi essere ripresa in modo più approfondito ne Il segno dei quattro ed essere citata in altri racconti dell’autore, costituendo uno spunto non privo di suggestione, tra le tante particolarità che caratterizzano le azioni del detective inglese. Non è un caso se a questo gruppo di giovanissimi sono state dedicate due serie televisive della BBC, alcuni racconti apocrifi e un fumetto pubblicato dalla casa editrice americana Dark Horse, The Irregulars.

Un concetto che ha attirato l’attenzione anche di alcuni fumettisti francesi: gli sceneggiatori Jean-Blaise Djian e Olivier Legrand e il disegnatore David Etien, grazie al prezioso beneplacito di Règis Loisel, che con la casa editrice Glènat ha patrocinato il loro progetto, dal titolo I quattro di Baker Street.

Il caso della tenda blu, il volume che dà il via alla serie – inizialmente pubblicata in Italia a puntate su Super G, mensile delle Edizioni San Paolo, e ora venduta in volumi cartonati di formato francese grazie alle Edizioni White Star – parte mostrando intelligentemente una missione-tipo dei tre ragazzini protagonisti, Billy, Charlie e Black Tom, per conto di Sherlock Holmes. Nel giro di poche pagine impariamo subito a conoscere le loro tre personalità e il contesto in cui si muovono, per poi immergerci subito nella trama vera e propria: la ragazza di Black Tom viene rapita da alcuni uomini e occorre scoprire chi è stato e perché.

La seconda avventura – Il dossier Rabukin – prende sempre avvio da un fatto che tocca da vicino le vite dei giovani protagonisti: la morte di una prostituta amica di Billy per mano di un serial killer che ricorda molto da vicino nel modus operandi Jack Lo Squartatore, in attività fino a due anni prima.
Durante l’indagine i ragazzini incappano in un intrigo ben più grande del previsto, che include lo spionaggio e alcuni immigrati russi, fuggiti dal regime dello Zar.

In entrambi i casi è l’azione a fare da padrona: il terzetto scorrazza per le viuzze di Londra indagando e mettendosi spesso nei guai, aiutandosi tra di loro e prendendo a cuore l’indagine di turno nonostante questa si complichi di pagina in pagina. Il ritmo narrativo è quindi movimentato e assolutamente godibile, grazie alla messa in scena di fughe rocambolesche, piani arditi e avversari pronti a tutto per portare a termine i propri scopi.

Inoltre, le trame di Djian e Legrand appaiono raffinate e curate: non cadono nell’errore di scrivere una storia piatta o che si tenga alla larga da alcune tematiche dure o complesse solo perché i protagonisti sono ragazzini, ma creano invece casi che coinvolgono prostituzione, assassinii e losche trame politiche, potenziando il pathos del racconto e offrendo un prodotto perfettamente godibile sia da un ragazzino che da un lettore cresciuto.

Altro pregio delle storie contenute nei due volumi è la caratterizzazione di questi monelli di strada. Billy, Charlie e Black Tom appaiono come simpatici scavezzacollo, ciascuno con le proprie peculiarità – Billy per esempio è più riflessivo e assume le vesti di stratega, mentre Black Tom è impulsivo – che funzionano al meglio proprio come squadra. Forse non assumono caratteri particolarmente realistici, ma ottemperano molto bene al compito di attirare le simpatie del lettore che, vedendo questi detective in miniatura pronti a tutto pur di portare a termine l’impresa in cui si sono infilati, non può che parteggiare per loro con un sorriso benevolo.

La costruzione di questi personaggi, peraltro, appare in divenire: se all’inizio del primo volume conosciamo le caratteristiche basilari dei tre, è nello sviluppo delle due avventure che vengono rivelate ulteriori informazioni sul loro conto e un paio di segreti legati alla loro identità o al loro passato. Questo è un elemento narrativo molto forte e da non sottovalutare, perché consente di rendere questi personaggi vivi e stimolanti, dato che dimostrano di riservare delle sorprese sul loro conto, che possono emergere man mano.

Infine, nell’insieme generale delle due avventure appare ben gestita anche la presenza di Sherlock Holmes: l’inquilino di Baker Street 221B appare ai margini, come è giusto che sia, ma gli sceneggiatori gli ritagliano una parte significativa nelle ultime tavole di entrambi i volumi, tirando in qualche modo le somme della storia appena letta mentre il detective discute con i protagonisti. In questo modo si rafforza il suo ruolo di “nume tutelare” e padre putativo dei tre, che serpeggia più volte durante la narrazione.
Holmes, anche nelle poche righe di dialogo a disposizione, viene rappresentato in maniera fortemente aderente alla visione tradizionale, con un peculiare aplomb inglese e con una certa saccenteria di fondo, che esprime in particolare verso il suo assistente dottor Watson.

Si evita anche il pericolo di rendere pretestuosa la sua assenza da Londra durante le due vicende, indispensabile per mettere al centro della vicenda gli Irregolari ma che, se motivata in maniera troppo generica, rischia facilmente di diventare un escamotage tanto obbligato quanto ripetitivo, oltre che fin troppo provvidenziale ai fini della serie. Se ne Il caso della tenda blu è infatti fuori città per un non meglio precisato caso, ne Il dossier Rabukin è tratto con l’inganno a Vienna, giustificando così in maniera più correlata alla trama la sua lontananza.

Per quanto riguarda i disegni, il lavoro di Etien aderisce alla linea chiara, con un tratto morbido che strizza l’occhio all’animazione tradizionale, sia per quanto riguarda il character design che per il gusto estetico con cui vengono rappresentati sfondi e ambienti.
I disegni animati sono un riferimento anche per l’approccio alle scene: i movimenti sono sempre fluidi e morbidi, le strade londinesi sono un ribollire di viva umanità e i personaggi sono dotati di un guizzo grafico che li avvicina spesso a un dettagliato storyboard e restituisce l’illusione di movimento nei passaggi tra le varie vignette, soprattutto in quelli più concitati.

I tre protagonisti vengono caratterizzati anche esteticamente in maniera accattivante, tanto nei volti e nella corporatura (Black Tom è alto e dall’espressione strafottente, gli altri due sono più bassi e con un’attitudine strategica maggiore, in azione) quanto nell’abbigliamento, coerente con la loro condizione e con il periodo: niente abiti eleganti ma vestiti comodi e caldi per muoversi nel rigido clima londinese.
L’attenzione paesaggistica e architettonica denota anche uno studio della capitale inglese dell’epoca vittoriana, con risultati riusciti.

La gestione delle tavole segue una gabbia regolare nei contorni dei riquadri, ma come da tradizione del fumetto francese appare libera nel numero di vignette presenti in ogni pagina e nelle loro dimensioni, permettendo così una regia varia e di volta in volta studiata per quel determinato passaggio.
Anche il colore, infine, gioca una parte importante nei due tomi: predominano i toni caldi nelle varianti di rosso e arancione per le strade e gli interni della città, ma Etien è abile anche nel giocare con le ombre e le sfumature, rendendo in questo modo alcuni tramonti particolarmente suggestivi e le situazioni come esplosioni e sparatorie piuttosto convincenti.

I quattro di Baker Street, nei primi due volumi dei quattro volumi pubblicati finora in Italia per White Star, si costituisce come una piacevole serie che, grazie alla sua scrittura, è adatta a diversi tipi di pubblico: dai ragazzi agli adulti, dai fan di Sherlock Holmes a chi semplicemente è in cerca di una buona lettura d’evasione dal sapore colto e raffinato.

Abbiamo parlato di:
I quattro di Baker Street: Il caso della tenda blu
Jean-Blaise Djian, Olivier Legrand, David Etien
Traduzione di GFB Edit
Edizioni White Star, febbraio 2018
56 pagine, cartonato, colori – 14,90 €
ISBN: 9788854037113

I quattro di Baker Street: Il dossier Rabukin
Jean-Blaise Djian, Olivier Legrand, David Etien
Traduzione di GFB Edit
Edizioni White Star, febbraio 2018
56 pagine, cartonato, colori – 14,90 €
ISBN: 9788854037120

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