Gelmini getta la spugna. Nuovi guai per Forza Italia a Busto e Gallarate

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MILANO – Tira una brutta aria in Forza Italia, lo si sapeva. Ma da quest’oggi, giovedì 30 maggio, ancora più brutta: Mariastella Gelmini s’è dimessa da coordinatrice regionale del partito. Dimissioni annunciate fin dal giorno in cui è stata eletta capogruppo dei berlusconiani alla Camera, quando le aveva rimesse nella mani di Silvio Berlusconi.
Il deludente risultato delle europee, le inchieste giudiziarie che hanno ridimensionato e di molto Forza Italia proprio in Lombardia, le continue tensioni interne hanno di sicuro indotto Gelmini a mollare la presa.

Le conseguenze locali

Risoluzione, la sua, che avrà inevitabili ripercussioni in periferia, a partire dal Varesotto e dalle città di Gallarate e Busto Arsizio: qui sono fioccati gli arresti e i coinvolgimenti giudiziari di politici e affini che gravitavano, anche con incarichi di primo piano, nell’orbita forzista. Uno tsunami che la stessa Gelmini ha cercato di arginare con la nomina del senatore Giacomo Caliendo, politico senza macchia, a commissario della sezione provinciale, con pieni poteri decisionali. Sufficiente per fermare l’ondata negativa? L’uscita di scena gestionale di Mariastella Gelmini, che con Varese ha sempre avuto un rapporto molto stretto, toglie un fondamentale punto di riferimento allo stesso Caliendo, chiamato a un lavoro impegnativo per recuperare credibilità e autorevolezza a un partito con i suoi maggiori rappresentanti, dall’ex plenipotenziario Nino Caianiello all’eurodeputata uscente Lara Comi, in guai più o meno seri. Comunque devastanti sul versante dell’immagine e delle conseguenze nell’immaginario collettivo. Senza dimenticare i rapporti con gli alleati della Lega e gli inevitabili sviluppi all’interno delle giunte di centrodestra a Gallarate e Busto, dove Forza Italia è ora all’angolo.

Entusiasta al congresso di Samarate

Mariastella Gelmini aveva avallato con entusiasmo l’elezione per acclamazione di Carmine Gorrasi a coordinatore provinciale. Accadeva il 4 maggio al congresso di Samarate. Tre giorni dopo, Gorrasi finiva ai domiciliari. Parole di stima quelle rivolte dall’ormai ex coordinatrice regionale ai vertici locali del partito durante l’assise samaratese. Applausi e riverenze strozzate subito dopo dalla magistratura milanese e dai blitz della Guardia di Finanza. Con tutta probabilità, alla stessa Gelmini era sfuggito qualcosa.
Ora ci sono le sue dimissioni. Fonti milanesi assicurano che la Lombardia vanta diverse risorse per sostituire degnamente la parlamentare bresciana a capo del partito nella regione. Non c’è dubbio. Ma nel frattempo, nasce un ulteriore problema che rischia di avere serie conseguenze sull’assetto futuro del partito di Silvio Berlusconi.

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