Era il 5 giugno 2016 quando la legge sulle unioni civili è entrata in vigore in Italia con la firma del presidente Mattarella. Le più ottimistiche previsioni parlavano di settembre ma tutto l’iter fu inaspettatamente velocissimo. Nei primi due anni sono state 14mila le persone che sono andate in comune a unirsi civilmente, mentre la senatrice Monica Cirinnà che firmò per prima la legge si batte ancora perché un giorno vengano convertite in matrimoni egualitari, come in molti altri paesi europei e come negli Stati Uniti. Pochi sanno che la storia di questa legge ha compiuto 30 anni di cammino attraverso varie denominazioni chiamate Pacs, Dico e così via, un lungo viaggio con tanti protagonisti, di cui uno è Franco Grillini, detentore di un bel numero di primati nella comunità gay italiana. Grillini è, infatti, uno dei fondatori storici del circolo gay Cassero di Bologna, è stato il primo leader dell’Arcigay e anche il primo deputato gay ufficialmente riconosciuto. Nessuno è più qualificato di lui per raccontarci questa storia a lieto fine con to be continued , dato che in molti paesi il matrimonio gay o egualitario ha poi fatto seguito alle unioni civili, e a spiegarci perché proprio quella volta andò bene, solleciti dell'Unione Europea a parte. «La legge sulle unioni civili di Monica Cirinnà ha finalmente garantito tutti i diritti pratici alle coppie omosessuali, e nuovi diritti a quelle etero», premette subito. «Ma soprattutto, ha sfondato quella cappa di piombo che impediva all’Italia la modernizzazione del Paese».

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L’ex deputato Franco Grillini

Partiamo dagli albori?
La prima proposta di legge venne presentata nel 1986 su sollecitazione mia e dell’Arcigay e dall’interparlamentare delle donne comuniste. Nel progetto di legge non venivano citate apertamente le coppie omosessuali, e solo 10 anni più tardi ho scoperto che è anche stata presentata a mia insaputa, senza esito. Quello che ha un certo valore risale invece al 1988, a opera di Agata Alma Cappiello, scomparsa nel 2006. Con Alma, che era del Psi, avevo avuto un lungo e importante colloquio durante un incontro con il suo partito e Claudio Martelli, che le affidò la proposta. Lei la presentò con la dicitura "rapporti fra persone". La parola omosessuale qui non compare ancora, né l’espressione "dello stesso sesso": ma nel momento in cui qualcosa non si specifica, per regola è sottintesa. Per capire i tempi, tenete conto che per questa semplice presentazione di legge papa Wojtyla si oppose all'onorevole Cappiello per due volte, durante l’Angelus.

Cosa è successo, poi?
La proposta arrivò in Commissione Giustizia ma nessuno ne chiese mai la calendarizzazione. Non oltrepassò mai quella fase. Perché? Non si sa. Dopodiché seguirono le due mezze legislature di Tangentopoli. Nel 1994 vengono presentate 14 proposte di legge sul riconoscimento delle convivenze, ma nessuna passa la soglia dell’assegnazione in Commissione Giustizia. Non verranno mai discusse. Arriva il 1996 e il centro sinistra vince le elezioni. Si presentano 20 proposte di legge sulle convivenze, tra camera e senato. Anche di queste, nessuna passa la soglia in Commissione Giustizia. Un paese cattolico che non ne ha il coraggio? Può essere. Più banalmente, un’altra ipotesi tecnica è la mancanza dei numeri per farle poi passare. Nel 1996, un voto per le coppie di fatto avrebbe spaccato la maggioranza e i numeri sarebbero stati insufficienti. Oggi ci si può chiedere: valeva la pena di provarci lo stesso e aprire il fronte? Secondo me sì, perché avremmo accelerato il processo. Sono tantissime le leggi, in generale, per cui si è tentato e sono passate in seguito.

A quel punto, Franco Grillini arriva in parlamento...
... e raccolgo subito le firme sul Patto Civile di Solidarietà, il famoso Pacs. L’ho presento esattamente il 21 ottobre 2002, il giorno in cui Alessio De Giorgi, che ora lavora a Palazzo Chigi, e Christian Panicucci, hanno celebrato all’ambasciata di Francia il primo Pacs fra italiani suscitando molto scalpore. Ricordate, sui Tg, il loro arrivo in una carrozza infiorata? A questo punto, quando presenti un progetto di legge con tutte le firme, deve essere accolto dal servizio assemblea della Camera dei Deputati, il quale lo assegna a una commissione. In questo caso fu assegnato alla Commissione Giustizia, che si occupa del diritto di famiglia. E si entra nella fase in cui solo un capogruppo può chiederne la calendarizzazione; non può farlo un singolo parlamentare, altrimenti l’avrei chiesta io. Finché un capogruppo, che può essere un capogruppo di commissione giustizia o un capogruppo dell’aula, non ne chiede la discussione, la discussione non si fa. Il Pacs era stato firmato da 161 parlamentari, una delle leggi più firmate nella storia della repubblica sull’onda dell’approvazione del Pacs in Francia, con il primo ministro Lionel Jospin. La votano tutti: Massimo D’Alema, Piero Fassino, Walter Veltroni, Anna Finocchiaro, Luciano Violante, tutti. Ma non si riesce a metterla all’ordine del giorno. Inizio a tormentare Violante, tormento Fassino. Sono sempre stato un autentico talento come rompiscatole, detengo il copyright sulle tecniche dello sfinimento. A un certo punto cambia il capogruppo in Commissione Giustizia e gli subentra Anna Finocchiaro. Siamo a settembre 2005, tre anni dopo. La legislatura sta per terminare e rischiamo di aver fatto tutta questa baraonda per poi non metterla nemmeno all’ordine del giorno. A quel punto Anna Finocchiaro decide di fare un "atto di imperio", ovvero una forzatura: si presenta alla riunione dei capogruppo della commissione e chiede la calendarizzazione. E quindi, per la prima volta viene messa all’ordine del giorno. Anna Finocchiaro era l’unica a poter fare questo atto, senza il placet del segretario. È uno shock. Il Vaticano protesta, ma intanto il ghiaccio è rotto. Forse senza questa forzatura non saremmo arrivati al successo di oggi. Si era ormai messo in chiaro che si poteva discutere una legge di questo tipo, che poteva arrivare in commissione, che si poteva nominare un relatore. Che chiesi di non essere io perché volevo le mani libere.

E poi ci furono le nuove elezioni politiche, nel 2006.
Vengo rieletto e mi precipito a ripresentare il Pacs e chiedo disperatamente al capogruppo Franceschini alla Camera di poterla mettere immediatamente all’ordine del giorno. Invece viene mandata al Senato. Con i disastri che ne sono derivati, e le trasformazioni in Dico e Cus, i contratti di unione solidale, e il naufragio. Franceschini ha poi ammesso che avremmo dovuto cominciare alla Camera. Ma nessuno al tempo avrebbe pronunciato le parole di Renzi: «Ho giurato sulla costituzione, non sul Vangelo».

Cosa è cambiato, quindi da allora?
In Italia era più forte la cultura del "si fa ma non si dice", "vizi privati, pubbliche virtù", "fai quello che vuoi nella vita privata ma non rivendicarlo nella vita pubblica", che ora è stata spazzata via ulteriormente perché le leggi producono anche degli stravolgimenti culturali, non solo dei cambi del codice civile. È una mia opinione personale che Renzi abbia capito come sul terreno dei diritti civili si possa dare un contributo alla modernizzazione del paese. Si è circondato di collaboratori gay, e negli ultimi 20 giorni è anche successo qualcosa sottovalutato dai media, ma che è importante per la comunità lgbt: le deleghe alle Pari Opportunità alla ministra Boschi. Così non c’è più solo il Ministero della Famiglia, esiste un referente per la parità uomo/donna, per le politiche di genere, e contro la discriminazione per la collettività lgbt. Significa l’attuazione dell’articolo 3 della Costituzione sull’eguaglianza formale dei cittadini. E la tempistica non è casuale: ora che inizieranno a celebrarsi i primi riti ci sarà un profondo coinvolgimento nelle comunità locali, nelle famiglie, fra gli amici delle coppie, e anche qualche reazione violenta. Era necessario avere un referente per difendersi. Inoltre, la Chiesa non è più un monolite. Papa Francesco è una scelta opposta al passato. E infatti, come avrete notato, non ha speso una parola contro le unioni civili. Bergoglio non entra a gamba tesa nella politica: si occupa dei poveri, degli ultimi, dei sofferenti, un terreno dove la Chiesa ha possibilità di recuperare un’autorevolezza e un ruolo minati dagli scandali. Io la vedo così. Poi, cosa sia successo esattamente, perché questa situazione si sia finalmente sbloccata, non lo sapremo mai. Ora pensiamo alle partite dei diritti civili ancora aperte: la legge contro l’omofobia, la legge sulla fine vita, il divorzio immediato, la questione delle adozioni. E anche il matrimonio egualitario. La battaglia è ancora lunga.