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Trieste (TS)

Capoluogo dell'omonima provincia e della regione Friuli-Venezia Giulia, Trieste è situata nella parte più interna del golfo omonimo dell'Adriatico settentrionale e si colloca fra la penisola italiana e la penisola istriana, distante qualche chilometro dal confine con la Slovenia. Fulcro della regione storico-geografica della Venezia Giulia, la città fa da ponte tra l'Europa occidentale e centro-meridionale, mescolando caratteri mediterranei e mitteleuropei. È un importante snodo ferroviario e marittimo per i flussi di scambio terra-mare tra i mercati dell'Europa centro-orientale e l'Asia. Porto franco dell'impero austro-ungarico, alla fine della Prima Guerra Mondiale, il 3 novembre del 1918, Trieste passò all'Italia, insieme all'Istria, a Zara e, più tardi, a Fiume: l'annessione significò anche l'ingresso nello Stato italiano di circa 400.000 tra sloveni e croati. Il regime fascista si applicò a sopprimere ogni attività politica, culturale ed economica dell'elemento slavo, e questo determinò non solo un'esasperazione del problema della convivenza tra italiani e slavi, ma soprattutto la trasposizione dell'antifascismo slavo in un sentimento di anti-italianità. Dopo l'invasione italo-tedesca della Jugoslavia del 6 aprile 1941, fu creata la provincia "italiana" di Lubiana, venne incorporato tutto il Litorale dalmatico nelle nuove province di Spalato e Cattaro, e vennero ampliate le province di Zara e Fiume. Nell'estate del 1941 sorsero i primi nuclei partigiani promossi dai comunisti sloveni e croati che si muovevano nel quadro della politica di Tito di unità e indipendenza di tutta la Jugoslavia. La repressione poliziesca, giudiziaria e militare fascista nei territori occupati si fece sempre più dura e a fine luglio 1942, su esplicito ordine di Mussolini, iniziarono deportazioni di massa di migliaia di civili, compresi vecchi, donne e bambini, distruzioni di villaggi, arresti ed esecuzioni sommarie. La guerra partigiana che qui si sviluppò fu molto aspra e portò a forti tensioni tra il movimento italiano e quello slavo che, tra l'altro, rivendicava l'annessione alla Jugoslavia di tutta la Venezia Giulia e parte del Friuli orientale. Dopo l'Armistizio italiano dell'8 settembre 1943, il movimento partigiano slavo e croato, sostenuto da un moto insurrezionale popolare, proclamò l'annessione alla Slovenia e alla Croazia delle province di Gorizia, Trieste, Pola e Fiume: almeno 500 persone, in maggioranza italiane, furono uccise e gettate nelle foibe, le cavità carsiche della regione. Unità tedesche del gruppo di Armate B guidate da Rommel, dopo tre settimane di scontri, ripresero il controllo di tutto il territorio effettuando selvaggi bombardamenti aerei e feroci rappresaglie sulla popolazione. La Venezia Giulia divenne Zona di Operazione del Litorale Adriatico (Operationszone Adriatische Künsteland) con a capo il Gauleiter austriaco Friedrich Rainer e, come capo della polizia e delle SS nel Litorale, il generale SS Odilo Lotario Globocnik. Trieste e la regione entrarono nell'orbita diretta del Terzo Reich con i suoi sistemi, a cominciare dalla deportazione e sterminio degli ebrei a cui il regime fascista aveva preparato il terreno. Nella periferia di Trieste, infatti, una vecchia fabbrica per la lavorazione del riso, nota come la Risiera di San Sabba, fu sede del Polizeihaftlager (campo di detenzione di polizia). La Risiera era un campo misto: di transito per gli ebrei destinati alla deportazione verso i campi di sterminio (Auschwitz e altri lager); di detenzione e di eliminazione per i partigiani e i civili catturati. A tale scopo venne sistemato un forno crematorio, collegato alla ciminiera preesistente: fatto che rese la Risiera un caso unico fra i campi di concentramento nazisti in Italia. I massacri si intensificarono fino all'aprile 1945, con sistemi usati nell'Europa dell'est (prima il gas dei motori di autofurgoni, poi colpo di mazza alla nuca). Il campo servì anche da deposito per i beni razziati agli ebrei triestini e come centro politico-militare di reclutamento coatto di militari della Repubblica Sociale Italiana che avevano cercato di disertare, e di rastrellati per il lavoro di guerra. Prima di fuggire tra la notte del 29 e il 30 aprile 1945, le SS fecero saltare l'edificio delle esecuzioni, ma successivamente furono rinvenuti sul posto altri mucchi di ossa e ceneri che confermarono la fuzione del luogo. Il 30 aprile 1945, sulla scia delle liberazione delle città dell'Italia settentrionale, Trieste vide esplodere drammaticamente le tensioni politiche e i contrasti tra i partigiani italiani e sloveni: il CLN e il Fronte italo-sloveno proclamarono due distinte insurrezioni a poche ore di distanza l'una dall'altra. Il 1° maggio giunsero in città le truppe jugoslave precedendo di un giorno quelle angloamericane su cui il CLN contava. Il 3 maggio 1945 il comando jugoslavo dichiarò Trieste annessa al resto della Jugoslavia. Il CLN rientrò nella clandestinità mentre nella città si scatenò una feroce repressione: 5/6.000 furono le vittime italiane gettate nelle foibe di Basovizza e di Opicina, deportate e decedute per denutrizione nei campi di concentramento slavi. Il 12 giugno le truppe titine si ritirarono da Trieste in seguito ad accordi con gli angloamericani: vennero costituite la zona A (Trieste e Gorizia sotto controllo alleato) e la zona B (Istria e Dalmazia sotto controllo jugoslavo), da dove oltre 350.000 italiani sarebbero stati espulsi. Tale ripartizione territoriale fu confermata dal Trattato di pace di Parigi del 10 febbraio 1947 e, successivamente, il 5 ottobre 1954, con il memorandum di intesa, la zona A passò ufficialmente sotto l'amministrazione civile italiana e la zona B, leggermente ampliata, sotto l'amministrazione jugoslava. Il 10 novembre 1975 fu infine firmato a Osimo l'accordo tra Italia e Jugoslavia nel quale si dichiarava definitivo lo status quo dei confini. Intanto, nel 1962 Trieste era diventata il capoluogo della Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia.

Bibliografia e approfondimenti:

  • Massimo Mucci, La Risiera di San Sabba. Un'architettura per la memoria, Libreria Editrice Goriziana, Gorizia 1999;
  • Enzo Collotti, Renato Sandri, Frediano Sessi (a cura di), Dizionario della Resistenza, 2 voll, G. Einaudi Editore, Torino 2001;
  • Vito Paticchia (a cura di), Percorsi della memoria. 1940-1945: la storia, i luoghi, con la collaborazione di Paolo Zurzolo, Clueb, Bologna 2005;
  • Raoul Pupo, Trieste '45, Editori Laterza, Roma-Bari 2010;
  • sito ufficiale del Comune di Trieste;
  • sito dell'Istituto Regionale per la Storia del Movimento di Liberazione nel Friuli Venezia Giulia.

Fonti
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