Ieri il Wsj aveva scritto che nella giornata di oggi il governo Usa potrebbe sospendere per 90 giorni il bando per alcuni gruppi tech americani nei confronti di controllate di Huawei. E i mercati hanno festeggiato la quasi distensione fra i due Paesi. Sempre ieri, però, il presidente Xi Xinping ha fatto visita ad una delle maggiori miniere di terre rare, lanciando un messaggio piuttosto chiaro: Pechino può bloccare l'esportazione di questi elementi, fondamentali per il mercato tecnologico, di cui ha il monopolio mondiale (90%).
Nella serata l'ambasciatore cinese negli Stati Uniti, Cui Tiankai, ha detto a Fox News che "la porta è ancora aperta" per riprendere i negoziati commerciali con gli Stati Uniti, anche se non sono previsti nuovi colloqui. Ma nel contempo il New York Times ha riportato che gli Stati Uniti potrebbero bandire dal Paese Hikvision, il gruppo specializzato in sistemi di sicurezza e videosorveglianza in mano al governo di Pechino.
E quindi oggi le borse asiatiche sono molto caute. Il Nikkei finisce la corsa in timido rialzo (+0,05%), mentre Hong Kong alle ore 7:30 italiane guadagna lo 0,2% e Shanghai perde lo 0,4%. Oro stabile sulla chiusura di Wall Street a 1.273,10 dollari per oncia, petrolio Wti americano in limatura dello 0,13% a 63,02 dollari il barile. L'euro scambia a 1,1156 (-0,06%), lo yen a 110,43 (+0,06%), la sterlina a 1,2714 dopo che il premier Theresa May ha aperto ad un secondo referendum. I futures su Wall Street sono in rosso per lo 0,27%.
Il T bond decennale, intanto, che la scorsa settimana ha visto un rendimento scendere al 2,36%, in queste ore si è portato ad uno yield del 2,425%. Da un lato il movimento è causato dalla vendita di Treasuries Usa a favore delle azioni, dall'altro i mercati temono che la Cina, grande detentore di debito Usa, stia vendendo.
Intanto il South China Morning Post oggi avverte, in apertura di sito, che la guerra commerciale Usa-Cina potrebbe causare danni importanti ad Apple. L'anno scorso, ricorda il giornale, il gruppo di Cupertino si è classificato quinto in Cina con una quota del 9,1%, scesa già al 7% nel primo trimestre del 2019 contro un guadagno del 3% di Huawei, che a dicembre 2018 aveva il 26,4% del mercato domestico. Il sentimento nazionalista in corso potrebbe giocare a favore di Huawei e danneggiare ulteriormente le vendite di Apple in Cina.
"I mercati azionari globali stanno continuando a sottostimare l'implacabile espansione della disputa commerciale tra Cina e Stati Uniti", ha scritto Sean Darby, capo strategist mondiale di Jefferies. "La progressione dalle tariffe, le azioni dirette contro le singole società cinesi e le loro catene di approvvigionamento, tutto ciò ha un ampio impatto sulla redditività per i gruppi di entrambe le economie che gli investitori troveranno difficile quantificare". Intanto le esportazioni giapponesi sono diminuite ad aprile per il quinto mese consecutivo a causa sempre della guerra dei dazi fra Cina e Usa. L'export è infatti calato del 2,4% rispetto allo stesso mese di un anno fa, oltre le previsioni dell'1,8% di un gruppo di economisti intervistati da FactSet.
Il dato è stato influenzato delle minori spedizioni in Cina di strumenti per la produzione di chip e di parti di semiconduttori, insieme a un'impennata delle importazioni di greggio, hanno portato a un calo del 90% del surplus commerciale giapponese a 60 miliardi di yen (543 milioni di dollari). I dati commerciali hanno mostrato che le esportazioni verso la Cina, il più grande partner commerciale del Giappone, sono diminuite di oltre il 6% anno su anno. Intanto, però, l'export verso gli Stati Uniti è balzato ad aprile di quasi il 10% per la forte domanda di auto giapponesi, espandendo quasi del 18% il surplus commerciale del Giappone con gli Usa.